2025-01-17
«Per Alberto fate come con Cecilia»
Alberto Trentini, detenuto a Caracas dallo scorso 15 novembre
La madre di Trentini, detenuto per motivi sconosciuti da Caracas, chiede al governo «pari impegno» a quello profuso per la Sala. Tajani: «Liberato un italo-venezuelano».Non chiede il silenzio, ma un po’ di discrezione sì. Il governo, per bocca del vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, spiega che sta lavorando alla liberazione di Alberto Trentini, detenuto per oscuri motivi nelle carceri del Venezuela, fin dai tempi del suo arresto insieme a un autista locale. Ovvero dallo scorso 15 novembre.Pochissime parole, affidate nei giorni scorsi a un comunicato ripreso dai media venezuelani, arrivano invece dalla Ong francese Humanity & Inclusion, per la quale lavorava il veneziano Alberto. Lo scrupolo dell’organizzazione è di «non interferire con le procedure in corso». Una parola, «procedure», un po’ burocratica ma, soprattutto, ben diversa da «trattative». Ieri è stato Tajani a parlare di un caso salito alla ribalta solo dopo la liberazione di Cecilia Sala. «L’Italia sta lavorando sin dall’arresto e ci sono altri italo-venezuelani nelle carceri del Paese, mi pare otto», ha detto il capo della Farnesina poco prima di annunciare, nella serata di ieri, la scarcerazione di uno di questi italo-venezuelani «detenuto dalla Guardia nazionale di San Juan de Los Morros. Continuiamo a lavorare per tutelare tutti i connazionali in Venezuela», ha specificato Tajani.Sulla vicenda Trentini c’è stato anche un incontro con l’incaricato d’affari del governo di Maduro a Roma, nel corso del quale Tajani ha ribadito «la richiesta di liberazione del nostro concittadino e di tutti gli altri prigionieri politici. Ci è stato confermato che è detenuto, abbiamo chiesto che venga trattato nel rispetto delle regole e abbiamo chiesto una visita consolare». Il problema principale è che il Venezuela, al terzo mandato di Maduro, ha ben poco a che fare con i principi base di una democrazia e la prova più lampante è che neppure gli avvocati della famiglia Trentini hanno la minima idea di quale reato sia contestato al volontario.In ogni caso, il titolare della Farnesina ha fatto una richiesta precisa quando ha spiegato: «L’attività diplomatica continua senza clamore e senza polemiche, con la determinazione necessaria per raggiungere questo obiettivo, prima per verificare le condizioni di salute di Alberto e poi fare in modo che possa essere liberato». Poi, l’appello finale: «Come abbiamo chiesto discrezione e moderazione per Piperno e Sala, la chiediamo anche per questo caso».Insomma, forte anche dell’ampio credito guadagnato con la delicatissima trattativa in Iran per la giornalista, l’esecutivo Meloni si è fermato a un passo dal chiedere il silenzio stampa. Di sicuro, ieri pomeriggio anche le semplici parole di Tajani non figuravano nell’homepage dei principali siti d’informazione. Una diversità di approccio con il caso Sala che ha colpito la famiglia Trentini. Alberto è figlio unico e la madre Amanda, che chiede «pari impegno e dedizione» per suo figlio, ha più di 80 anni e ha raccontato che, praticamente, non dorme da due mesi. Giustamente, la butta in politica perché sa che quella del compagno Maduro è una mezza dittatura, visto come sono gestite le elezioni in Venezuela e come viene sistematicamente represso il consenso. E così, nei giorni scorsi, la signora ha osservato: «Lui è in ostaggio in Venezuela, ma è solo una pedina. Bisogna forzare il silenzio su questa vicenda». E in una nota della famiglia e dell’avvocato Alessandra Ballerini si chiede, «nel pieno rispetto della sovranità territoriale del governo bolivariano (sic) e senza voler interferire nella diplomazia delle relazioni tra Italia e Venezuela, invochiamo l’attenzione di tutte le istituzioni dei due Paesi circa la drammatica situazione di Alberto e chiediamola sua liberazione».Una certa prudenza traspare anche dalle poche parole diffuse nei giorni scorsi da Caracas dalla Ong francese: «Da quando abbiamo ricevuto la notizia dell’arresto del nostro operatore umanitario e del conducente, ci siamo mobilitati per ottenere la loro liberazione», ma «per non interferire nei procedimenti in corso, non abbiamo ulteriori commenti». Alberto Trentini, forse preoccupato dal peggioramento del clima politico in Venezuela, pochi giorni prima dell’arresto aveva scritto a un collega che intendeva dimettersi. Non ha fatto a tempo.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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