2020-10-08
Al rogo l’autore «razzista» (citato dal Papa)
Condannata in Francia la casa editrice KontreKulture per aver pubblicato un libro di Léon Bloy, scrittore considerato troppo cristiano e antisemita. Eppure anche Bergoglio lo conosce bene, tanto da averlo menzionato nella sua prima omelia da Pontefice.Abbiamo visto le statue cadere, ora ci tocca assistere al tetro spettacolo dei libri che bruciano (più o meno metaforicamente). Eppure sembra che ancora non ci siamo resi conto della portata totalitaria del pensiero dominante. Si sprecano da anni le invettive contro il «politicamente corretto», ne arrivano da destra e da sinistra (ci permettiamo di segnalare, nel mare magnum di scritti, un bel libro di Giovanni Sallusti intitolato appunto Politicamente corretto e appena uscito per Giubilei Regnani). Tutti, insomma, sono capaci di osteggiare - almeno a parole - gli eccessi del buonismo e la follia iconoclasta. Ma l'ondata censoria non accenna a placarsi, anzi ogni settimana s'allarga. Di continuo vengono inseriti nel catalogo degli impresentabili nuovi autori, nuovi testi, nuovi film. E i più (intellettuali compresi) non ci fanno caso, nemmeno quando la mordacchia si manifesta in modo clamoroso. Il 24 settembre, la Corte d'appello di Parigi ha emesso una dura condanna nei confronti della casa editrice KontreKulture, marchio che fa capo ad Alain Soral. Il personaggio in questione non è dei più cristallini, tanto che - come riporta Le Monde - «il 18 settembre è stato nuovamente condannato a tre multe di quasi 15.000 euro» per incitamento all'odio razziale e altri reati tutt'altro che edificanti. A interessarci, però, non è Soral, che certo non vogliamo descrivere come vittima. La recente condanna della Corte parigina, infatti, non riguarda lui o le sue affermazioni, ma la pubblicazione di un libro: Le Salut par les juifs (Dagli ebrei la salvezza) di Léon Bloy, uno degli autori più importanti della letteratura francese ed europea. Il tribunale ha condannato l'editore Kontre Kulture a pagare 134.400 euro alla Lega internazionale contro il razzismo e l'antisemitismo (Licra), più 3.000 euro in spese giudiziarie. Il motivo è che il testo di Bloy sarebbe antisemita e razzista. Per chi non lo ricordasse, la Licra è un'organizzazione nota per gli attacchi agli intellettuali. Se l'è presa più volte con Michel Houellebecq e si scagliò contro Oriana Fallaci quando uscì La Rabbia e l'Orgoglio. L'Oriana sunteggiò così l'episodio: «Gli ebrei francesi della Licra (associazione ebrea di Sinistra che ama manifestare alzando fotografie di Ariel Sharon con la svastica sulla fronte) si unì ai mussulmani francesi del Mrap (associazione islamica di Sinistra che ama manifestare levando cartelli di Bush con la svastica sugli occhi). E insieme chiesero al Codice Penale di chiudermi in galera, confiscare La Rage et l'Orgueil o venderla con il seguente ammonimento sulla copertina: “Attenzione! Questo librò può costituire un pericolo per la vostra salute mentale"». Per la Licra, la Fallaci era troppo filo israeliana e anti islamica, mentre Bloy è troppo cristiano e antisemita. È la dimostrazione che oggi si può venire definiti «odiatori» per le ragioni più varie, comprese quelle che cozzano tra loro. Dagli ebrei la salvezza è un testo del 1892. Già nel 2013 un giudice francese intimò a Kontre Kulture di non pubblicarlo più, a meno di non cancellarne una quindicina di brani «antisemiti». Per un po' la casa editrice obbedì, poi nel 2018 si è rimessa a stampare il libro, e adesso è arrivata la nuova mazzata. Ci sono, in aggiunta, un paio di particolari da considerare, i quali rendono ancora più incredibile questa storia già assurda. Primo particolare. Dagli ebrei la salvezza non è, a differenze delle Bagattelle di Céline, un testo proibito. In Italia si trova senza troppa difficoltà. Lo pubblicarono le Edizioni Paoline e, nel 1994, ne uscì un'edizione Adelphi, fortemente voluta da Roberto Calasso. Quando il libretto uscì, si scatenò una feroce polemica, animata soprattutto da Cesare Segre, che sostanzialmente accusò l'Adelphi di flirtare con l'estrema destra. Intervennero tanti e illustri commentatori, Calasso si difese, e alla fine, per fortuna, il libro è ancora lì, a disposizione dei lettori italiani. Sorge il dubbio che, se Adelphi fosse stata davvero «di destra», sarebbero finita in altro modo. Il secondo particolare è perfino più sorprendente. Quando papa Francesco, nel 2013, ha pronunciato la sua prima omelia, ha citato uno scrittore: Léon Bloy. «Chi non prega il Signore, prega il diavolo», sono le parole a cui fece riferimento il Pontefice, che a quanto risulta è un profondo conoscitore dell'opera del francese. La frase si ritrova - un po' diversa - in Esegesi dei luoghi comuni, edito in Italia da Piano B. Certo, Bloy non è un autore facile. È un manesco, è stato ferocemente criticato da La Civiltà Cattolica, molti cristiani non lo amano, lui stesso si compiaceva nell'assumere pose da demolitore. Il suo libro sugli ebrei contiene passaggi terribili, ma è in realtà una spietata requisitoria contro un certo antisemitismo cristiano. Firmata da un autore che è stato violentissimo pure nei riguardi dei cattolici, e dei borghesi in particolare. Il fiammante Léon si può disprezzare e odiare, ma non dobbiamo farci spaventare dalle sue parole. Quel che ci deve terrorizzare è che oggi, in Europa, si pensi ancora di cancellare gli autori «scandalosi». Quello che ci deve spaventare è il totalitarismo strisciante che, in nome dei «diritti», si diletta ad allestire roghi.