2019-08-21
Al prossimo governo 500 posti di potere
Tra Piazza Affari, partecipazioni statali e istituzioni pubbliche, chi comanderà dopo i gialloblù controllerà attraverso le nomine 140 miliardi di fatturato. Non solo Enel, Eni, Poste e Terna: entro il 2020 sono centinaia le poltrone da occupare o da ratificare. Il nuovo esecutivo che prenderà le redini del Paese avrà la possibilità di piazzare diverse pedine che gli faranno comodo. Si tratta delle circa 500 poltrone in scadenza (o già scadute) che i nuovi vertici governativi dovranno nominare. Un ben nutrito gruppo di posti di potere costituito da incarichi in consigli di amministrazione e poltrone importanti all'interno di enti o Autorità. Basti pensare che, solo all'interno del Ftse Mib, il principale listino di Borsa italiana, tra le 40 società che lo compongono, circa un quarto è a controllo pubblico. Si tratta di un giro d'affari niente male: solo la capitalizzazione di queste aziende si aggira intorno ai 160 miliardi di euro. I big del listinoPartendo da Piazza Affari, dunque, il nuovo governo si troverà a dover nominare 38 ruoli chiave all'interno delle sei maggiori società a controllo statale: si tratta dei presidenti, degli amministratori delegati e dei cda di Enel, Eni, Leonardo, Poste italiane, Terna e Enav. Sei poltrone per ciascuna società, ad eccezione di Leonardo. L'azienda guidata al momento da Alessandro Profumo vanta un consiglio più affollato e in questo caso le nomine saranno otto. In tutti questi casi i consigli di amministrazione scadranno con l'approvazione dei bilanci 2019, ma la corsa alle poltrone più ambite è già iniziata. Sempre a Piazza Affari c'è un'altra società che è diventata una controllata statale suo malgrado, si tratta del Monte dei Paschi di Siena. La banca senese, salvata dal Tesoro che ne possiede oggi il 68%, si troverà nel 2020 di fronte a un rimpasto dei vertici quando lo Stato dovrà restituire la banca al mercato ed uscire dal capitale. Superati i «big» quotati a Piazza Affari, il nuovo esecutivo avrà a disposizione una lunga lista di poltrone meno note (ma non per forza meno importanti) cui attingere. È il caso, ad esempio, dei cda di due consociate dell'universo Rai, Rai cinema e Rai way. Senza considerare Invitalia, l'agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa.Il prossimo anno sarà poi la volta del Gse, il Gestore dei servizi, società del ministero dell'Economia e delle finanze che ricopre un ruolo importante nella promozione e nel monitoraggio dello sviluppo delle fonti rinnovabili e dell'efficienza energetica in Italia.Alla fine del 2020, sarà inoltre il turno di Anas, gruppo per cui si dovrà procedere anche al al rinnovo dei vertici di otto consociate tra cui figurano anche Autostrade del Lazio e Concessioni venete. Da sogin all'InpsAndranno nominati, inoltre, anche i vertici di Sogin e Sogei. Nel caso della società dello Stato italiano responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi prodotti dalle attività industriali, di ricerca e di medicina nucleare, il nuovo governo dovrà scegliere presidente, ad e tre membri del cda. Nel caso della Società generale d'informatica, la controllata statale che opera nel campo della programmazione di software, invece, si dovrà nominare il nuovo presidente che prenderà il posto di quello attuale, Biagio Mazzotta (che è diventati ragioniere generale dello Stato).C'è poi tutto il nodo delle nomine legato a Cassa depositi e prestiti e alle sue controllate. Via, dunque, alla corsa per le poltrone di Sace, Ansaldo energia e Simest. In tutti i casi di tratta di trovare un nuovo presidente, un nuovo amministratore delegato e rinnovare il cda. Lo stesso vale per Cdp immobiliare, Cdp investimenti Sgr e Fondo innovazione e Fsi investimenti. Ma non finisce qui. Il prossimo esecutivo avrà anche la possibilità di dire la sua anche sui vertici di molte importanti istituzioni. In primis, Inps e Inail. Nel caso dell'Istituto nazionale di previdenza, ad esempio, Pasquale Tridico è stato nominato presidente, ma bisogna ancora formalizzarlo. Il vicepresidente Adriano Morrone, invece, deve ancora passare il vaglio delle Commissioni Lavoro di Camera e Senato. In più, nel cda dovrebbero anche entrare Rosario De Luca, presidente della Fondazione studi dei Consulenti del lavoro, Gabriele Aulicino, attualmente al Mef come esperto in materie fiscali e finanziarie e Marialuisa Gnecchi. Non troppo diversa la situazione all'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. Franco Bettoni è il nuovo presidente (già registrato dalla Corte dei Conti), ma per diventare operativo deve attendere la nomina del cda, in cui dovrebbe entrare anche Francesca Maione, attuale direttore generale del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti.Occhio ai ricaviCi sono poi da nominare (con scadenza a settembre) presidente e consiglio dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (cinque membri in tutto) e del Garante della privacy (quattro nomine). Inoltre ci sarà da trovare il sostituto del presidente Raffaele Cantone all'Anac. Senza dimenticare i vertici dell'Agenzia italiana del farmaco (tre nomine). Il prossimo esecutivo, dunque, avrà, più di altri governi, l'opportunità di cambiare la stragrande maggioranza delle poltrone a partecipazione pubblica. Un'arma che rischia di essere a doppio taglio. Come spiega un recente studio di Mediobanca, nel 2018 le aziende a partecipazione pubblica hanno fruttato un fatturato di 140 miliardi di euro, un valore in crescita rispetto ai 132 miliardi del 2017 e ai 124 del 2016 e ai 138 del 2015, ma in calo rispetto ai 151 del 2014, ai 161 del 2013 e ai 166 del 2012. Il nuovo governo dovrà quindi saper scegliere bene le sue pedine. Basterebbe un piccolo errore per far calare ancora di più un fatturato che ormai da molti anni fatica a prendere il volo.
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