
Mediapro e Bein sports, nata da una costola della compagnia araba e dalla società di Tlc, battono Vivendi, che trasmetteva le partite dal 1984. Nuova sconfitta dopo il ribaltone in Tim e il fermo per corruzione.Nuova pesante sconfitta per il re dei media europei. A Vincent Bolloré di questi tempi pare che tutto si stia sgretolando tra le mani. Prima le grane giudiziarie del suo mentore politico Nicolas Sarkozy, poi le accuse della magistratura per presunte tangenti legate ai suoi affari in Africa. Senza dimenticare la campagna d'Italia, con l'assalto a Telecom Italia e Mediaset che pare finito ormai in un cul de sac. Ieri altra pesante battuta d'arresto nei piani del magnate d'Oltralpe che sembrava fino a un anno fa il dominus incontrastato della scena finanziaria europea. Mediapro e Bein sports, quest'ultima nata da una costola di Al Jazeera e della compagnia telefonica Iliad, appena sbarcata in Italia, hanno soffiato i diritti tv per il calcio francese a Vivendi, che li deteneva ininterrottamente dal 1984 tramite Canal plus. La notizia, rimbalzata sulla stampa francese nella mattinata di ieri, ha penalizzato il titolo alla Borsa di Parigi, dove Vivendi ha ceduto il 3,28% a 21,51 euro. La spagnola Mediapro si è aggiudicata i tre pacchetti principali fino al 2020 e ha annunciato il lancio di un canale sportivo dedicato, denominato League of professional footoball. Gli altri pacchetti se li sono aggiudicati la qatariota Bein sport e Free. Per effetto dell'asta il corrispettivo pagato alla Lega francese è salito del 60% a 1,15 miliardi di euro. Per il gruppo francese, spiega un analista di Enders analysis, si tratta di una «ulteriore sconfitta strategica» dopo quella subita dal fondo Elliott in Italia per il controllo del cda di Tim.Lo smacco è pesante per il finanziere bretone, dato che stava provando a riassettare proprio Canal plus, reduce da anni di crisi sul mercato francese. La tv satellitare è uno degli asset del gigante dei media Vivendi, dove Bolloré regna con il 20% del capitale. E che nelle intenzioni del finanziere doveva unire le sue forze con Premium di Mediaset per provare a costruire un polo più forte in Europa. Poi si sa come è andata a finire, con Bolloré che ha disdettato il contratto d'acquisto con tanto di strascico legale che dura tuttora, contemporaneamente al suo assalto all'intera Mediaset con un blitz che l'ha portato al 29% dell'emittente di Silvio Berlusconi. Canal plus tra l'altro è reduce da anni di magra con forti perdite sul mercato transalpino compensate dall'espansione che invece prosegue sui mercati africani. Ma ormai Canal plus non è l'asset più redditizio per Vivendi. Il vero asso nella manica per Bolloré resta la musica. La Universal music compensa la perdita di profittabilità della pay tv. Universal è l'asset più di valore per Vivendi. Conta per quasi la metà del fatturato dell'intera Vivendi, così come Canal plus, ma la marginalità di Universal è assai più elevata. Vale il 75% dell'intero reddito operativo del colosso dei media francese. Che sui conti brilla ancora nonostante le sempre più numerose battute d'arresto. Vivendi ha le spalle larghe. È ben capitalizzata e nel 2017 ha incrementato tutti gli indicatori di bilancio. I ricavi sono saliti a 12,4 miliardi; la marginalità industriale viaggia al 10% anche se è in calo dai tempi d'oro, quando i margini si attestavano al 14% nel 2012. L'utile netto è comunque salito da 755 milioni a 1,3 miliardi. Ma sia la campagna d'Italia sia la recente acquisizione dell'intero capitale di Havas hanno bruciato l'ingente liquidità su cui poggiava il gruppo transalpino. Solo a fine 2015, Vivendi disponeva di cassa per 6,4 miliardi, ora ha debiti finanziari per 2,34 miliardi, complice l'acquisizione di Havas girata dallo stesso Bolloré a Vivendi. È di questi giorni la cessione di Ubisoft, probabilmente dettata dall'esigenza di fare cassa. Ma i grandi affari l'imprenditore li fa anche sopra Vivendi. La sua Bolloré, quotata a Parigi, e a risalire le sue holding personali hanno da sempre il loro business incentrato non solo sulla partecipazione in Vivendi ma anche nella logistica, nei porti e nelle piantagioni. Tutte attività che stanno fuori dall'Europa. In Africa prevalentemente, vecchie eredità della Francia coloniale e che rappresentano in genere affari copiosi e redditizi.Ora però la magistratura francese ha messo il naso su quegli affari oltremare. Per lo spregiudicato uomo d'affari francese, che governa un impero fatto di 70 tra holding e subholding con la leva formidabile delle scatole cinesi che gli consentono di controllare l'asset da oltre 20 miliardi di Vivendi con un impegno personale di capitale di soli 180 milioni, l'epopea delle grandi conquiste pare essersi arrestata. Forse per sempre. Ora Vincent Bolloré gioca sempre più in difesa.
L' Altro Picasso, allestimento della mostra, Aosta. Ph: S. Venturini
Al Museo Archeologico Regionale di Aosta una mostra (sino al 19 ottobre 2025) che ripercorre la vita e le opere di Pablo Picasso svelando le profonde influenze che ebbero sulla sua arte le sue origini e le tradizioni familiari. Un’esposizione affascinante, fra ceramiche, incisioni, design scenografico e le varie tecniche artistiche utilizzate dall’inarrivabile genio spagnolo.
Jose Mourinho (Getty Images)
Con l’esonero dal Fenerbahce, si è chiusa la sua parentesi da «Special One». Ma come in ogni suo divorzio calcistico, ha incassato una ricca buonuscita. In campo era un fiasco, in panchina un asso. Amava avere molti nemici. Anche se uno tentò di accoltellarlo.