2023-11-08
«Aiutiamo le piccole aziende a entrare nel mercato dei grandi»
Il presidente di Valore impresa Gianni Cicero lancia il modello delle società consortili per azioni: «C’è l’ok del ministero, aspettiamo una norma in legge di bilancio. Per fornire liquidità alle Pmi studieremo alternative alle banche»..Un nuovo modello di organizzazione e di mutualità, per dare forza alle piccole imprese e ai professionisti italiani, di fronte alle sfide di mercati sempre più complessi e a una crisi che morde. È la risposta elaborata da Valore impresa e dal suo presidente Gianni Cicero, e che da oggi sarà illustrata alla presenza di imprenditori, esperti, politici ed esponenti della società civile in una tre giorni a Fiumicino, nei pressi della Capitale. Presidente Cicero, perché un piccolissimo imprenditore o un professionista dovrebbe rivolgersi ai vostri servizi?«Noi non parliamo di servizi, preferiamo parlare di modelli organizzativi. Al primo posto poniamo il posizionamento sul mercato da veri protagonisti e non in maniera subalterna. Ci siamo confrontati sul territorio con imprese e professionisti, chiarendo che non avevamo alcuna intenzione di essere alternativi agli ordini professionali né alle organizzazioni datoriali. Il nostro lavoro è quello di creare un modello organizzativo per essere competitivi sul mercato. Ma parliamo non del mercato quotidiano, dei clienti abituali. Noi parliamo di mercati più evoluti, oggi inarrivabili per un sistema piccolo, perché le norme, in particolare il Codice degli appalti, consentono ai soliti noti di portare a casa commesse. Noi consentiamo al piccolo, alla microimpresa di mettersi in rete e di ambire a mercati più grandi». In che modo?«Proponiamo la forma delle società consortili per azioni. Ne abbiamo già cinque per le filiere costruzioni, energia, logistica, impianti e tecnologia e arriveremo in poco tempo a 30. Purtroppo consorzi semplici, reti d’impresa e distretti industriali in Italia hanno fallito. Non era quindi il caso di riproporre un déjà vu e questo ci ha obbligato a percorrere altre strade. Abbiamo immaginato un percorso, nascendo come società consortile per azioni, con l’ambizione di trasformarci in società per azioni puntando a superare il limite della sottocapitalizzazione, senza escludere in futuro una quotazione. Il progetto delle società consortili si rivolge a 10.000 imprese in Italia».Come funziona una società consortile per azioni?«Non è una novità a livello giuridico, la vera novità per noi è la centrale consortile. Con il ministero delle Imprese e del made in Italy abbiamo individuato gli aspetti mutualistici che la caratterizzano e i cinque punti della nostra mutualità: la partecipazione ai mercati complessi normalmente preclusi alla microimpresa, la salvaguardia occupazionale, la formazione circolare, l’innovazione e la ricerca e infine la finanza di sostegno. Ora attendiamo il riconoscimento ufficiale legislativo, attraverso un emendamento da inserire nella legge di bilancio da parte del governo ma oggi, col nuovo Codice degli appalti, le società consortili che abbiamo costituito e che costituiremo hanno già una motivazione per stare sul mercato». Molto interessante è la parte relativa alla salvaguardia occupazionale, soprattutto in questa fase.«Il diritto al lavoro previsto dalla Costituzione non è solo quello del lavoratore subordinato, ma anche quello dell’impresa. Occorre creare condizioni di parità e merito per accedere al mercato. In realtà noi abbiamo bisogno di manodopera, e diciamo no alla cassa integrazione grazie a un modello in cui uno dei capisaldi è la cosiddetta codatorialità, cioè una rete in cui il dipendente di un’impresa in difficoltà può essere distaccato e indirizzato verso un’altra impresa che ha bisogno di una figura come lui. Faccio un esempio: un lavoratore stagionale in uno stabilimento balneare, se ha bisogno di lavorare anche l’inverno può essere facilmente ricollocato in una struttura di turismo invernale, grazie alla nostra rete. Un altro elemento importante è la formazione circolare: noi non puntiamo a ingrossare l’esercito dei laureati-disoccupati ma puntiamo a fare formazione per l’inserimento immediato nelle nostre filiere». Altro punto delicato: l’accesso al credito, che in Italia spesso è riservato a chi problemi non ne ha...«Siamo molto critici nei confronti del sistema bancario. Stiamo strutturando delle società-veicolo, degli strumenti finanziari alternativi o comunque che non facciano delle banche l’unico approdo possibile. Questo potrà essere possibile attraverso dei canali di finanziamento nazionali e internazionali che abbiamo coinvolto».Il secondo pilastro della missione di Valore impresa è quello dei professionisti innovativi. Cosa proponete?«Puntiamo a specializzare 5.000 professionisti italiani e a farne dei consulenti globali. Offriamo gratuitamente a quanti aderiscono a Valore impresa una piattaforma - Consultech - che grazie a una task force di professionisti di altissimo profilo e alla garanzie del nostro centro studi consente di ampliare i servizi offerti ai propri clienti, andando oltre gli ambiti tradizionali».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
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