2022-03-16
Ai rifugiati va garantita l’istruzione ma il Miur stanzia appena 1 milione
Migliaia i minori da integrare tra difficoltà linguistiche, logistiche e scarsità d’organico.L’emergenza profughi dovuta alla guerra in Ucraina rischia di diventare uno tsunami per la scuola italiana. Doverose le parole del ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, che ha annunciato la disponibilità ad accogliere nelle nostre classi tutti i bambini ucraini che arriveranno in Italia. Ha aggiunto anche: «Abbiamo già offerto e dato indicazioni a tutte le nostre scuole per poter ricevere studenti ucraini. Ne sono già arrivati e ne stanno arrivando molti». I dati in continuo aggiornamento registrano 44.000 profughi arrivati in Italia. La metà sono minori che dovranno ricominciare a frequentare le scuole. Solo così si parla di più di 20.000 nuovi studenti da inserire nelle scuole di ogni ordine e grado fin da subito. Le stime però parlano nel medio termine di almeno 700.000 profughi in arrivo dall’Ucraina e i numeri sulle scuole potrebbero quindi moltiplicarsi. Secondo il dpcm che definisce le misure per assistere i profughi ucraini non si fa riferimento in nessun modo all’impatto che i flussi avranno sul nostro sistema scolastico. Salvo garantire ai minori in arrivo il diritto all’istruzione.Il Miur ha previsto in via d’urgenza un primo stanziamento pari a 1 milione di euro da destinare alle scuole «significativamente coinvolte nelle predette attività di accoglienza». Il criterio di distribuzione sarà ripartito dall’amministrazione centrale sulla base delle esigenze rappresentate dagli uffici scolastici territoriali, in accordo con le prefetture competenti. Nello specifico i fondi, già davvero esigui, serviranno per sostenere i costi della mediazione linguistica e culturale, nonché le necessità correlate all’accoglienza scolare e all’alfabetizzazione degli studenti in arrivo dall’Ucraina. Si fa riferimento alle barriere linguistiche come ostacolo più grande, ma i problemi che dovrà affrontare il ministero dell’Istruzione però, sono moltissimi e rischiano di essere sottovalutati. Non viene data importanza alle difficoltà che si incontreranno per collocare fisicamente tutti questi studenti. Le iscrizioni per il prossimo anno si sono chiuse, come ogni anno, a fine gennaio. Ed è sulla base di quei numeri che si formano le classi, ma adesso i conteggi dovranno essere rifatti con l’ulteriore difficoltà di non sapere quando si potrà chiudere il numero definitivo. Anche gli organici già previsti per l’anno venturo dovranno essere rivisti.Mario Rusconi, presidente dell’Associazione nazionale presidi di Roma, ha chiarito: «I presidi si ritroveranno a dover formare classi in più rispetto a quelle previste, ma ipotizziamo che si debba passare da 50 a 60 classi. Dove troviamo le aule?». È bene ricordare infatti che a causa delle restrizioni e delle misure imposte per contenere il Covid, molti istituti ancora usano gli spazi extra per accogliere gli studenti che già frequentano le nostre scuole. Gli edifici però, non appartengono al ministero, ma agli enti locali, ed è per questo che la gestione degli spazi diventa spesso un caos burocratico. Rusconi ricorda infatti che già per il Covid le scuole hanno faticato a trovare gli spazi necessari a consentire il distanziamento necessario e i dirigenti scolastici non hanno potuto agire in autonomia per gestire i locali delle scuole che dirigono. Questo schema, se non si agisce per tempo, potrà riproporsi di nuovo, creando non pochi problemi organizzativi. Come se non bastasse, bisogna affrontare il tema vaccinazioni. È già stata predisposta la campagna anti Covid per tutti i profughi in arrivo, ma è necessario coprire gli studenti anche con le 12 vaccinazioni obbligatorie previste dal ministro Beatrice Lorenzin.
Jose Mourinho (Getty Images)