2021-12-03
Ufficiale: pagheremo per farci gestire i soldi
Giorgio Saccoccia (Ansa-Getty Images)
Sì del comitato interministeriale al piano di Vittorio Colao: la metà dei 2,4 miliardi per lo Spazio destinati all’Italia dal Pnrr verrà sottratta all’Asi e affidata all’Agenzia europea, che dovremo pure retribuire per il disturbo. Settore al bivio e la poltrona di Giorgio Saccoccia traballa.L’Italia e l’Asi sono state commissariate dall’Esa. Come previsto, infatti, il comitato interministeriale per politiche relative allo spazio e alla ricerca aerospaziale (Comint), ha approvato all’unanimità il piano del ministro Vittorio Colao, cioè affidare all’Agenzia spaziale europea metà dei 2,4 miliardi che il Pnrr ha destinato al settore spaziale. Era un commissariamento previsto che mostra ancora una volta come il governo di Mario Draghi non abbia fiducia nell’Agenzia spaziale italiana diretta da Giorgio Saccoccia. A quanto pare l’Esa gestirà 1,2 miliardi, con una tempistica e una modalità operativa molto rapida, che l’Asi evidentemente non era in grado di garantire. La scelta comunque sorprende, anche perché proprio il presidente Saccoccia può vantare nel suo curriculum un master in business administration in una università olandese: si vede che non è bastato. Va inoltre sottolineato che aver dato nelle mani di un ente sovranazionale soldi che spettano al nostro Paese ha anche un altro significato: l’Italia non sarebbe stata in grado di gestire virtuosamente e con la giusta tempistica i fondi europei. I ritardi di Asi sul programma Platino, ormai da circa tre anni in stallo, con un impiego di circa 100 milioni di euro, non sono stati un buon passaporto. Così come non lo sono stati gli avvisi per studi di fattibilità su non meglio precisate costellazioni di microsatelliti per il monitoraggio delle infrastrutture nazionali: un altro progetto di cui si sono perse totalmente le tracce data la vaghezza del programma in termini di obiettivi concreti. Al Comint erano presenti tutti i ministeri competenti, un fatto raro, a conferma della decisione politica dell’esecutivo di commissariare l’Agenzia spaziale italiana. Già in queste ore si parla di una possibile sostituzione ai vertici dell’Asi dopo la nomina del nuovo presidente della Repubblica. A quanto pare a Palazzo Chigi starebbero pensando a una figura di grande competenze, dal forte consenso politico e senza mire carrieristiche. A lato dei soliti nomi ricorrenti che potrebbero gareggiare per il posto di Saccoccia, primo tra tutti l’onnipresente Roberto Battiston, servirebbe una figura che riesca a rilanciare un ente cge appare in stallo e per farlo dovrebbe presentare un curriculum ineccepibile e conoscenze del settore che non si costruiscono in poco tempo. Ma tutto il comparto soffre ormai dall’inizio della legislatura di un malumore più che diffuso dopo il flop della gestione di Riccardo Fraccaro e quello di Bruno Tabacci, il democristiano a cui furono tolte le deleghe nei mesi scorsi per rilanciare l’attività di governo. Ora toccherà all’Esa, a metà dicembre, ratificare la decisione presa dell’Italia. Bisogna ricordare che gran parte delle risorse saranno destinate per i programmi di osservazione della Terra e per il trasporto, quindi a Esrin, il direttorato che ha sede a Frascati dove dal 1° gennaio arriverà Simonetta Cheli, ex collaboratrice di Josef Aschbacher, direttore generale dell’Esa. Per andare più nello specifico, il 60% dei fondi riguarda le osservazioni della Terra mentre Vega e Space rider (dove siamo noi a guidare il progetto) si dividono il 40% restante. L’Asi dovrà per di più fornire una trentina di tecnici per coadiuvare quelli dell’Esa nel lavoro, di fatto certificando il ruolo ancillare in cui è caduta la nostra agenzia. L’Italia pagherà circa il 6% sul totale delle risorse impiegate. In pratica dovremo sborsare circa 72 milioni di euro per pagare la gentilezza dell’Esa di gestire i fondi europei che ci spettano di diritto ma che altrimenti l’Italia rischierebbe di non essere in grado di spendere bene e nei tempi giusti previsti dalle norme europee. Come noi, sarà commissariata sui fondi aerospaziali anche la Grecia, uno Stato che contribuisce appena con lo 0,4 % all’Agenzia spaziale europea, mentre noi siamo il terzo contribuente dopo Francia e Germania. L’Italia, va ricordato, partecipa con il 13% al budget annuale dell’ente diretto da Aschbacher. Per di più l’Asi vanta un budget di quasi 1 miliardo di euro all’anno. A cosa servono quindi tutti questi soldi? Nasce spontanea la domanda per il ministro Colao. Perché è stato fatto solo un primo passo, commissariando operativamente l’Asi, ma non quello che tutti si aspettano e chiedono da tempo e cioè la formalizzazione del commissariamento? Il settore attende risposte. Non si può aspettare ancora. Quale sarà il peso politico del nostro Paese nei prossimi anni? Come farà l’Italia a presentarsi nei consessi internazionali con un capo delegazione di fatto non riconosciuto dall’organo politico e controllato a vista dal ministro delegato (cioè lo stesso Colao) e dal suo capo di Gabinetto, Stefano Firpo? Il rischio è che l’Italia conti davvero poco
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