2018-07-30
«Agente sotto copertura? Meglio una squadra di agenti scelti»
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Dall'intervista del ministro Alfonso Bonafede sulla Verità parte il dibattito sulla riforma della giustizia del governo gialloblù. La proposta dell'associazione non-profit Riparte il Futuro: «Serve un corpo speciale interforze che si occupi solo di contrasto a reati di corruzione».Agente sotto copertura sì o no? Nell'intervista concessa dal ministro Alfonso Bonafede alla Verità il Guardasigilli ha ribadito l'idea di promuovere la figura di una sorta di agente sotto copertura da inserire nelle aziende per combattere il fenomeno della corruzione. La questione è dibattuta. Anche perché questa figura - sostenuta dall'ex pm di Mani Pulite e ora membro del Csm Piercamillo Davigo - era stata già messa da parte dal numero uno dell'Anac Raffaele Cantone, che lo aveva definito «antidemocratico e pericoloso». Secondo Federico Anghelè, ricercatore e numero uno dell'organizzazione Riparte il Futuro, da anni impegnata nella lotta alla trasparenza all'interno della pubblica amministrazione, l'ideale sarebbe quello di investire su un corpo di agenti scelti che facciano indagini sotto copertura nelle aziende o amministrazioni indagate per corruzione. Insomma la risposta non sta nel singolo, ma in più persone addestrate e capaci di scoprire cosa non funziona- «Se Bonafede lo vorrà, siamo disponibili a dialogare con lui per rendere più efficace il pacchetto anticorruzione che ha dichiarato di voler presentare a settembre. E proprio a inizio settembre pubblicheremo un'analisi sull'impatto che la corruzione ha oggi sulla crescita economica italiana allontanando investimenti stranieri e aumentando il numero di disoccupati, soprattutto nella fascia giovanile»- spiega Anghelé. Del resto nonostante in questi anni siano state prese misure importanti per prevenire la corruzione, il fenomeno continua a essere una vera emergenza nazionale, percepita come tale dalla maggioranza degli italiani. Secondo il 59% degli adulti l'assenza di controlli, la troppa impunità e i processi troppo lunghi, l'intoccabilità dei rappresentanti sono le principali cause della corruzione politica. Un sondaggio della fine del 2017 realizzato da Riparte il futuro con l'istituto di ricerca Demopolis mostra un quadro inquietante: il 60% dei giovani intervistati (il campione era costituito da under 40) non crede che l'Italia abbia strumenti efficaci di contrasto alla corruzione. In compenso il 68% di questi indica come prioritario assicurare pene severe ai corrotti. Per quanto riguarda il dato reale, secondo l'Istat, le persone che scontano la pena in carcere per corruzione sono 336, lo 0,9% del totale della popolazione carceraria (dato rilevato nel 2017). In questo senso, dopo anni in cui si è lavorato soprattutto sulla prevenzione della corruzione, ha senso rimettere mano anche agli aspetti repressivi, evitando però di correre il rischio di varare misure che potrebbero scontrarsi con il quadro normativo italiano ed europeo. Per questo, invece che puntare sull'agente provocatore, già bocciato anche da Cantone, sarebbe molto più interessante istituire un corpo speciale interforze che si occupi solo di contrasto a reati di corruzione. Sempre sul piano penale, va riformata la prescrizione breve aumentando il termine assoluto di prescrizione al doppio della pena massima prevista per il reato, sulla scorta del modello tedesco. Contestualmente va abrogato il divieto di reformatio in peius che vincola i giudici d'appello e che contribuisce a incrementare gli appelli strumentali.«Il bisogno di allontanare la sensazione di impunità sulla corruzione, non deve far dimenticare che la prevenzione sia sempre fondamentale: per questo ci aspettiamo che il governo italiano si faccia sentire in Europa affinché la bozza di direttiva sulla protezione comunitaria dei whistleblower, che avrebbe ricadute positive sulle legislazioni di tutti gli Stati, venga approvata prima della fine della legislatura. Ma andrebbero anche riviste le norme sulle nomine nelle società partecipate dal pubblico, con una selezione più trasparente e meritocratica del personale, servirebbe una regolamentazione del lobbying e una riforma organica del finanziamento alla politica, oggi minato da una legge che incentiva l'opacità»- conclude Anghelé.