2025-05-04
Popolo da amico a bue a seconda di come vota
Alice Weidel, leader di AfD (Getty Images)
I progressisti che sperano in un papa fotocopia di Francesco fanno leva sull’affetto testimoniato dai fedeli accorsi per l’ultimo saluto. Eppure son gli stessi che giustificano la messa al bando di Afd e Le Pen e l’invalidamento delle elezioni quando vincono gli «sgraditi».Non voglio confondere il sacro con il profano e dunque accostare il popolo di Papa Francesco a una qualsiasi tifoseria politica, però trovo un po’ sorprendente la devozione di alcuni commentatori nei confronti dei fedeli accorsi a dare l’estremo saluto al pontefice. Intendiamoci: la partecipazione ai funerali, e prima ancora il pellegrinaggio nella basilica in cui era esposto il corpo di Bergoglio, sono cose buone e giuste, che testimoniano l’affetto di molti credenti. Ma da qui a dire che il popolo di Dio ha già votato a favore di un Santo Padre che dev’essere la fotocopia di Papa Francesco ce ne corre. Ovviamente, comprendo che - come i quirinalisti - anche i vaticanisti facciano fatica ogni giorno a riempire una pagina e dunque, in vista del conclave, si lascino andare a congetture e calcoli, ma insistere sul plebiscito per la continuità papalina sembra un po’ troppo. Prendiamo per buone le stime diffuse nei giorni scorsi, ovvero che alle esequie abbiano partecipato in 400.000, cioè più dei 350.000 fedeli che sfilarono per papa Wojtyla. Ma se anche fossero stati mezzo milione, che cambierebbe? Nel mondo i cattolici sono suppergiù un miliardo e 400 milioni. L’idea dunque che i pellegrini che hanno salutato Bergoglio abbiano già votato e il conclave debba ratificare la nomina di un pontefice uguale a papa Francesco, come ho letto in alcuni commenti ispirati dalla frangia progressista della Chiesa, mi sembra un’idea bislacca. Soprattutto se si considera che a sostenere la volontà del popolo sono quasi sempre gli stessi che poi, quando si tratta di riconoscere le opinioni della maggioranza che a loro non piace su altri temi, sono pronti a invocare la censura. Ribadisco: non voglio mischiare il sacro con il profano, ma la volontà popolare va rispettata solo quando si esprime a favore di Bergoglio o anche quando vota per un partito? La mia non è una provocazione, ma una semplice riflessione: se si deve tener conto delle 400.000 persone sfilate davanti alla bara del pontefice si può non considerare anche i milioni di elettori che hanno votato Afd, il Rassemblement national o l’Alleanza per l’Unione dei romeni? Noi assistiamo da tempo a una curiosa contraddizione: da un lato basta una manifestazione pubblica che piace alla sinistra (che sia il 25 aprile, il primo maggio o anche un qualche sciopero di Landini) per leggere appelli che invitano a tener conto della volontà popolare, ma quando questa si esprime legittimamente con un voto, le intenzioni del popolo non contano più, soprattutto se non assecondano i desideri dei compagni. Prendete appunto il caso tedesco. I servizi segreti della Germania a quanto pare hanno indagato per mesi su quello che i sondaggi oggi indicano come il primo partito del Paese nelle intenzioni di voto. Possono piacere o meno Alice Weidel e i suoi compagni di viaggio, ma quasi un terzo degli elettori, dunque un popolo, condivide la proposta politica di Afd. E tuttavia, le autorità di Berlino si apprestano a mettere fuori legge il partito, eliminando il più pericoloso concorrente per l’attuale maggioranza di governo. Conosco già l’obiezione: anche Hitler salì al potere con un voto popolare. Ma a fermare un movimento politico e arginare il presunto pericolo non basterà di certo una legge. Se un terzo degli elettori vota Afd, impedire il voto non servirà a molto, soprattutto se una classe dirigente insiste a non comprendere le ragioni del formidabile consenso conquistato da Weidel e i suoi. Aggiungo di più. Mentre si celebra il popolo di Francesco, contro il popolo di Alternative für Deutschland si muovono i servizi segreti. E tutto appare pure buono e giusto. Provate a pensare se da noi contro l’attuale opposizione si mettessero al lavoro gli 007. Che scandalo ne nascerebbe? Per la sola ipotesi che qualcuno abbia spiato il telefonino di Luca Casarini, ovvero di colui che ormai si considera una specie di papa dei migranti, l’opposizione ancora strilla. Aggiungete poi che a decidere sulla messa al bando di Afd probabilmente sarà l’equivalente tedesca della nostra Corte costituzionale, il cui vicepresidente è un politico della Cdu, ovvero del partito del futuro cancelliere. Un vicepresidente che ha lasciato il parlamento di Berlino per accomodarsi un secondo dopo sulla poltrona di giudice della legge. Che cosa diremmo a casa nostra se accadesse qualche cosa di simile? Parleremmo di golpe? E, soprattutto, che cosa direbbe il popolo, quello vero, quello che vota e su cui si regge la Repubblica? Ah, dimenticavo: per quanto editorialisti e cardinali tirino per la giacchetta il futuro pontefice, il popolo di Dio quando c’è da votare non viene mai considerato.
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