
Ieri il grande giorno della nuova capitale europea della cultura, alla presenza delle personalità politiche e di artisti internazionali. Le sfide per il futuro sono cinema e turismo, ma prima bisogna uscire dall'isolamento geografico, investendo sulle infrastrutture.Il grande giorno di Matera comincia da un luogo simbolico: via del Riscatto. Qui il sindaco-intellettuale Raffaello De Ruggieri, 83 anni suonati, ha dato appuntamento alle autorità. Un po' per coincidenza e un po' per scaramanzia, la giornata più importante per la città dei Sassi per lui si apre proprio nel punto che esprime in modo eloquente due significati: in quel vicolo fu ucciso il tiranno conte Tramontano nel 1514 e per questo prese il nome di via del Riscatto. Ed è il riscatto dalla terribile condizione di povertà, denunciata da Alcide De Gasperi nel dopoguerra, il Leitmotiv che ha accompagnato Matera da allora fino a ieri, giorno dell'inaugurazione dell'anno da capitale europea. Alle 9 del mattino, davanti a una porticina azzurra con appesi i peperoni secchi a cornetto che nelle case dei lucani non mancano mai, con i guanti neri poggiati su un vaso da fiori, il sindaco, che quando ascoltò De Gasperi in piazza portava i calzoni corti, da buon padrone di casa si prepara ad accogliere ospiti da tutto il mondo. «È fatto giorno». Con i primi versi di una poesia di Rocco Scotellaro, De Ruggieri saluta Nicola Benedetto, imprenditore dinamico e consigliere regionale d'opposizione, avviandosi verso piazza Duomo: un affaccio sul rione Sassi che toglie il fiato. Da Palazzo Gattini cominciano a scendere alcuni dei protagonisti della giornata clou della capitale europea per il 2019: il sottosegretario Lucia Borgonzoni, l'amministratore delegato di Ferrovie dello Stato Gianfranco Battisti, la cantante Skin. Sono i primi a mettere piede in città. In piazza gli operai stanno allestendo il palco. I Sassi sono semi deserti. E c'è ancora qualche ora per le celebrazioni ufficiali. È difficile resistere alla tentazione di fare un giro turistico. E infatti poco dopo arriva una guida. La banda dei bersaglieri anima piazza Pascoli, mentre il premier Giuseppe Conte raggiunte Cava del Sole, località settecentesca riqualificata per l'occasione e scelta per la cerimonia istituzionale. «Da questo sole», arringa Conte, acclamato dai materani, «deve partire la riscossa del Sud». E infatti il sottotitolo della manifestazione d'apertura è «open future». In città non si parla d'altro. I commenti sulle iniziative a volte sono entusiasti, altre volte sprezzanti. Non tutti sono arrivati pronti al grande giorno. E ci sono tante voci critiche. «Nell'euforia del momento non si riesce a comprendere», commenta lo storico e intellettuale progressista Giovanni Caserta, «che Matera è capitale della cultura solo perché fu vergogna nazionale (così la definì De Gasperi ndr)». Le analisi, a sei mani con Felice Lafranceschina e Antonio Serravezza, sono diventate il Caso Matera (1861-2019), una specie di contromanifesto della Capital of culture, che riporta Matera con i piedi per terra. Perché solo dopo la festa, che durerà per tutto il 2019, si capirà ciò che è rimasto in piedi. I ritardi per le infrastrutture li denuncia da tempo il ministro per il Sud Barbara Lezzi in persona. Matera non è ancora collegata alla rete ferroviaria ma Ferrovie dello Stato si vende bene, anche a livello pubblicitario con un chioschetto a due passi dai Sassi, il servizio di navette con cui collega la capitale europea della cultura ai Frecciarossa che arrivano a Bari. Il progetto delle città europee della cultura che, all'origine, aveva lo scopo di creare dei luoghi di memoria e di farne conoscere le caratteristiche culturali, è divenuto, per dirla come Andrea Chiti Batelli, un veicolo di promozione turistica e commerciale. E così, per pubblicità, un po' tutte le aziende hanno dedicato qualcosa a Matera, dalla confezione di caffè in latta al panino 2019. I frutti dei circa 400 milioni di euro stanziati ancora non sono completamente visibili. Tolti i 300 milioni per completare la tratta Matera-Ferrandina (in corso d'opera), le risorse per il programma culturale sono le uniche gestite dalla Fondazione Matera 2019 e ammontano a circa 50 milioni di euro, di cui 35 per le grandi mostre, le cerimonie inaugurali e di chiusura e per le produzioni culturali originali; 7 milioni sono per la promozione e 8 milioni per spese generali e di gestione. Gli occhi sono puntati sui project leader, tra i quali si fanno subito notare «La terra del pane» (la panificazione è elemento essenziale della tradizione materana, che può contare anche sul marchio Igp), ossia un progetto che riscopre il panificio di comunità e fa rivivere i piccoli forni che un tempo erano accanto a tutte le abitazioni nei Sassi, oppure «Breadway», che raccoglie il lievito madre da tutti i Paesi europei e lo riunisce in un unico grande lievito madre per panificare. E poi c'è «Materre», che lega il cinema alla poesia. Perché quella del cinema è l'altra carta su cui punta la città. Da qui sono passati Pier Paolo Pasolini, Alberto Lattuada, Roberto Rossellini, Lina Wertmuller, Nanni Loy, Francesco Rosi. E più di recente Giuseppe Tornatore, Michele Placido e Mel Gibson. Il settore è in fermento. E Matera è abituata alle telecamere. Il 31 dicembre ha fatto il bis con la diretta del capodanno Rai (esperienza già fatta due anni fa) e ieri sera è tornata su Rai Uno con uno speciale condotto da Gigi Proietti (a fargli da spalla c'era il lucano Rocco Papaleo). Dal palco, dopo l'Inno alla gioia, si comincia con il saluto del presidente Sergio Mattarella. Piazza blindata e sold out. Anche lui fa il tifo per Matera. «Buon riscatto. Buon 2019».
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.