2019-06-24
Massimo Bitonci: «Adesso la pace fiscale va estesa al contante. I grillini diranno di sì»
Il sottosegretario leghista: «Obiettivo tassa piatta per il 75% dei contribuenti. Se non si fa, stacchiamo la spina al governo».Massimo Bitonci, veterano leghista, già sindaco di Cittadella e di Padova, è ora parlamentare e sottosegretario all'Economia. Ha accettato di conversare a tutto campo con La Verità. Sottosegretario, non vi resta un pochino di rimpianto per non aver deciso già l'autunno scorso, nella prima legge di bilancio della legislatura, una manovra choc con un mega taglio di tasse? La frustata all'economia potevate darla con un anno di anticipo…«Ma nel programma di governo c'erano anche quota 100, il reddito di cittadinanza e la pace fiscale. Nella prima manovra si è deciso di partire da lì, e con ottimi risultati. I risultati del decreto fiscale, quello della pace fiscale, presenta numeri eccellenti, e io non avevo dubbi…».Li spieghi.«La pace fiscale ha impattato su cartelle per un valore di 38 miliardi di euro, e ha prodotto 21 miliardi di entrate rateizzate in 5 anni, con 1,7 milioni di contribuenti che hanno aderito».Numeri davvero consistenti. E anche il primo step della flat tax (quello per partite Iva, artigiani, commercianti, piccole imprese) è andato bene. Per questo parlavo di rimpianto per non aver spinto ancora di più su quel pedale…«Ci sono state 200.000 partite Iva di nuova apertura, di cui 100.000 relative al regime forfettario della flat tax. E va considerato che, per la decisione già presa con l'altra manovra, dal primo gennaio 2020 il regime sarà esteso dal limite attuale di 65.000 euro al nuovo tetto di 100.000 euro. Quindi si salirà, realisticamente, da 1,5 milioni a 2 milioni di partite Iva con questo regime».Alla flat tax arriveremo tra poco, e sarà il cuore della nostra chiacchierata. Ma che altro volete fare?«Penso che la pace fiscale vada estesa all'emersione del contante. È la questione del denaro nelle cassette di sicurezza o - diciamo così - “sotto il materasso"».Ci avete provato l'autunno scorso, ma i grillini si inalberarono.«Va spiegato in modo corretto. Deve trattarsi di denaro che deriva da un'evasione che definirei blanda. Non certo da altre tipologie di reato, e meno che mai denaro di provenienza illecita, sia chiaro».Però, affinché funzioni, deve esserci un'aliquota bassa e una protezione penale per chi dichiara, altrimenti non emerge niente. Condivide?«Per l'aliquota, si pensava al 15%. Per la protezione penale, solo a quella per i reati fiscali, assolutamente non per altro genere di illeciti». Veniamo allo choc fiscale. Gli ostacoli non mancano. Esaminiamoli a uno a uno. Intanto, l'Ue che punta a ingabbiarci.«Ah, trovo che quello di Bruxelles sia un errore molto grave dal punto di vista macroeconomico. Altre economie (penso a Usa e Giappone) ed esperienze liberiste mostrano che per combattere la recessione servono grandi tagli di tasse».Da qui all'Ecofin dell'8-9 luglio, basterà la risposta del governo (a mio avviso seria) basata sul fatto che il nostro rapporto deficit-Pil si attesterà sul 2,1-2,2% (contro il 2,5 paventato dalla Commissione), oppure i vampiri bruxellesi vorranno altro sangue? «Diciamocelo. In questa Europa ci sono Paesi trattati in un certo modo, e altri considerati “figli di un dio minore". Ed è incredibile che l'Italia finisca in questa seconda categoria. Siamo un contributore netto dell'Ue: di più, siamo il quinto Paese contributore netto, diamo più di quello che riceviamo. La stessa elasticità che Bruxelles ha trovato in altri casi deve trovarla anche per noi. Mi pare che da anni soprattutto Francia e Germania vogliano fare una battaglia economica per via politica».Rassicuriamo i lettori. Ce la risparmiamo la camicia di forza della riforma del Meccanismo europeo di stabilità? Spieghiamolo bene: qualcuno vorrebbe un pilota automatico, un meccanismo di pesantissime condizionalità ai danni dei governi sgraditi…«Sarebbe un errore gravissimo, peggiore del fiscal compact. Dico no a meccanismi automatici che tolgano a uno Stato sovrano la possibilità di decidere in autonomia. Lo scriva bene: nessuno vuole uscire dall'Ue, ma questa Europa sta diventando troppo pesante».Flat tax. I grillini ci stanno davvero o all'ultimo momento tireranno fuori qualche obiezione?«Il M5s è sempre stato sensibile al tema della tassazione da ridurre, finora ho sentito da loro riscontri positivi. Noi come Lega vogliamo condividere con loro questa scelta, che peraltro sta nel contratto di governo, e - prima - pure nei nostri separati programmi elettorali. Non vogliamo intestarci qualcosa da soli, vogliamo trovare soluzioni insieme».Altri ostacoli. Il presidente del Consiglio, appena ha sentito parlare di «manovra trumpiana», ha subito obiettato che preferisce una «manovra contiana». Era una battuta oppure il premier Giuseppe Conte punta ai soliti «zero virgola»?«Il governo è formato da più anime. Però voglio dirlo, garbatamente e con un sorriso: Matteo Salvini ha avuto un enorme sostegno di popolo perché, stando in mezzo alla gente, sente tutti i giorni queste esigenze. Il suggerimento che vorrei dare al bravo premier Conte e al bravo vicepremier Di Maio è di stare un po' più in mezzo alla gente. Se abbassare le tasse è un bisogno primario dei cittadini, va fatto». E il ministro Giovanni Tria? Sta con il freno a mano tirato o è un gioco delle parti?«Non me ne vogliano i professori, tra l'altro Tria ha le idee molto chiare ed è il mio ministro. Ma una cosa è aver operato sul campo (da amministratori, da sindaci, o naturalmente da privati), altro conto è la visione accademica delle cose. Ecco, con grande rispetto, a volte mi manca il Tria anche eurocritico che avevamo conosciuto qualche mese fa, un po' alla Savona».Ma Tria non l'ha letto il contratto di governo? Lì la flat tax c'è… E peraltro, come esperto economico, non era stato consultato anche per scrivere il programma del centrodestra prima del 4 marzo? Pure lì la flat tax c'era.«Una certa cautela di oggi spiace. Va anche detto che è comprensibile: il ministro dell'Economia è sempre sotto assedio. Con lo stesso garbo e lo stesso sorriso di prima, anche a lui suggerirei di tornare un po' più critico verso questa Ue».Sia nel programma del vecchio centrodestra sia nel contratto di governo c'erano pure i minibot. Secondo lei, Tria non se n'era accorto? «Al di là del ministro, il punto è se vogliamo pagare o no i debiti della pubblica amministrazione alle imprese. A parte pochi imprenditori politicamente schierati, se parliamo con gli altri, con quelli che vantano un credito verso le amministrazioni pubbliche, sono ben contenti di ricevere un titolo di credito utilizzabile o scambiabile».Veniamo alla flat tax. Come pensate di impostarla? Possiamo dire che l'obiettivo sono i redditi tra 15.000 e 55.000 euro?«Proprio così, stiamo facendo elaborazioni proprio in quella fascia. Poi potremo decidere dove fermarci, magari a 50.000 o 60.000 euro».Considerando quella immensa fascia di imponibile, e aggiungendo le partite Iva fino a 100.000 euro, praticamente ricomprendete quasi tutti i contribuenti italiani. Se ce la fate, è una cosa enorme.«La mia stima è che, tra questa e la flat su piccoli e partite Iva, si arriverebbe al 75% dei contribuenti. Sì, sarebbe davvero una cosa enorme».Dolenti note: coperture. Parla con un liberista antitasse, quindi per me il problema non si porrebbe. È noto che la flat tax fa emergere l'imponibile. Ma agli altri (ai tecnici romani e a quelli di Bruxelles) che coperture prospettate?«Rimodulazione di detrazioni, deduzioni, quindi il tema delle tax expenditures. Attenzione, però: non sarà un'operazione in pari. Della serie: tanto levo di tasse, e tanto levo di tax expenditures. No: ci dovrà essere una differenza a favore dei cittadini di almeno 10-12 miliardi».Tra l'altro, l'andamento delle entrate quest'anno è buono, e quindi questo dovrebbe rassicurare i tecnici cerberi.«Stanno andando molto bene le entrate Irpef e quelle Iva, queste ultime trainate dalla fatturazione elettronica. Nei primi 4 mesi, sono entrati 2 miliardi più del previsto. Ora le dico una mia idea».Prego.«Se noi incentivassimo i pagamenti elettronici, con carta di credito, quindi pagamenti tracciabili, potremmo via via andare all'abolizione di Isa, studi di settore, e in prospettiva perfino di contabilità e scontrino da parte dell'esercente. Ciò che passa con carta sarebbe già documento fiscale».Si riesce a fare qualcosa per alleggerire la tassazione immobiliare? È una devastante patrimoniale ereditata dai tempi di Mario Monti, 21 miliardi l'anno, una roba che ha ammazzato l'edilizia.«È appena iniziata in commissione Finanze la discussione sulla proposta di fondere Imu e Tasi, con la prospettiva di riduzione. E da federalista dico: dev'essere una vera tassa sui servizi, non una tassa sul patrimonio. Dev'essere chiaro».Però nell'ultima legge di bilancio avete tolto il tetto sulle aliquote ai Comuni. Capisco il principio federalista, però è come dare agli assessori la pistola carica. E quelli sparano, cioè tassano…«Da federalista dico che la responsabilità deve essere di sindaci e assessori. E se alzano le tasse, devono sapere che i cittadini li puniranno alle elezioni».Se non c'è la flat tax, finisce il governo. Ho capito bene?«Lo ha detto Salvini e condivido pienamente. Questo è chiaro. Non staremo qui a vivacchiare. O realizziamo sulle tasse lo stesso choc che abbiamo prodotto sull'immigrazione, oppure meglio ridare la parola ai cittadini».