2025-03-20
Addio a Nadia Cassini, sogno erotico di una generazione
Nadia Cassini con Alvaro Vitali (Ansa)
L’icona della commedia all’italiana anni Settanta è morta a 76 anni. Ritiratasi dalle scene dopo un passaggio alla tv commerciale, fu vittima di un lifting mal riuscito e di un grave incidente d’auto. Di sé diceva: «Avevo il sedere più bello del mondo ma non ho avuto culo».È una fortuna o una sfortuna, per una donna, essere celebre per una singola parte anatomica, e specificamente per il sedere? In fondo ruota tutta attorno a questa domanda la vicenda professionale dell’attrice statunitense Gianna Lou Müller, conosciuta come Nadia Cassini e scomparsa l’altroieri all’età di 76 anni, dopo una lunga malattia, nella sua abitazione di Reggio Calabria, città in cui da tempo si era stabilita. La risposta più sensata che si possa dare al quesito è «dipende»: in alcune circostanze una fama acquisita per meriti esclusivamente fisici può rappresentare una manifestazione di cattiva sorte, in altre no. Per stabilire quale sia il caso di Nadia Cassini è opportuno ripercorrerne la parabola umana e artistica. Figlia di due attori di vaudeville (madre di origini italiane e padre con ascendenze tedesche), la futura Nadia nasce a Woodstock, nello Stato di New York, il 2 gennaio del 1949. Andata via di casa molto presto, comincia a viaggiare e inizialmente si mantiene facendo la modella e l’indossatrice. Di sicuro non le mancano i requisiti per farsi notare, con il suo bel viso mediterraneo, i capelli e gli occhi bruni probabilmente ereditati dagli avi materni siciliani e il fisico filiforme da donna nordica che le dona un aspetto slanciato in virtù del quale apparirà sempre più alta di quanto in realtà non fosse (un metro e 66 centimetri). Sono tanti, perciò, gli uomini che le mettono gli occhi addosso e, fra di essi, spicca uno dei giganti della narrativa del Novecento, il belga Georges Simenon, ideatore del commissario Maigret ma famoso anche per i suoi insaziabili appetiti sessuali. Benché lo scrittore avesse 46 anni più di lei, Nadia (che ancora si chiamava Gianna Lou) non si tira indietro e i due hanno una breve relazione. Poco dopo, nel 1968, appena diciannovenne, la ragazza convola a nozze con un conte americano di origini italiane e russe, Igor Cassini Loiewski, che le lascia in dote il cognome con cui poi lei si sarebbe affermata nello spettacolo. Nel 1969 Cassini Loiewski si sposta a Roma per aprire una casa di moda insieme al fratello stilista, Oleg, e sua moglie lo segue. Per la giovane, che nel frattempo ha definitivamente adottato lo pseudonimo di Nadia Cassini, l’approdo in Italia rappresenta la svolta: nella Città eterna, infatti, comincia a lavorare nel cinema, esordendo nel 1970, in un ruolo minore, in una commedia diretta da Romolo Guerrieri e interpretata da Vittorio Gassman, Il divorzio, e affermandosi nello stesso anno, con una parte da protagonista, nella pellicola erotica Il dio serpente di Piero Vivarelli. Il dio serpente porta dunque il pubblico italiano a conoscenza delle peculiarità della Cassini: la statuaria bellezza, impreziosita da un posteriore degno delle antiche veneri callipigie, ma anche delle capacità recitative piuttosto limitate. Per di più, benché la sua carriera nel cinema si sia svolta praticamente tutta nel nostro Paese, Nadia avrà sempre qualche difficoltà a esprimersi fluentemente in italiano. Di lì a poco, concentrata nel quadriennio 1978-1981, seguirà la stagione delle cosiddette «commedie all’italiana», grazie alla quale - al fianco dei vari Banfi, Montagnani, Vitali - la Cassini entrerà stabilmente nell’immaginario del pubblico maschile, assurgendo ad archetipo del sedere femminile perfetto. Nel frattempo la vita privata di Nadia si svolge in maniera assai movimentata, tra divorzi, separazioni, gravidanze (ha una figlia con l’attore greco Yorgo Voyagis), coinvolgimenti in scandali legati alla droga (nel 1972, in seguito alla retata che interessò il locale romano «Number One») e denunce per oscenità (nel 1978, dopo uno spettacolo televisivo con Lando Buzzanca). Poi un po’ di tv negli anni Ottanta, alla Fininvest, e quindi il precoce declino e la progressiva sparizione dalle scene, a parte rari ed effimeri ritorni alla ribalta come quello concessole da Silvio Berlusconi quando, nel 1986, lanciò in Francia l’emittente La Cinq. Dopodiché sarà quasi soltanto buio: l’abuso di alcol e stupefacenti (si disintossicherà nel 2009) e, alla fine degli Ottanta, un’operazione di plastica al naso che le procura ustioni di terzo grado sul viso. Nel 2009, poi, un grave incidente d’autoin cui riporta gravi fatture. In una delle rare interviste da lei concesse, anni fa, disse: «Avevo il sedere più bello del mondo ma non ho avuto culo». Ebbene, se si considerano il suo modesto spessore di attrice - a cui si aggiungeva una certa intrattabilità caratteriale - e la gestione non proprio esemplare della vita privata, la frase di Nadia potrebbe venire rovesciata: non ha avuto culo (nel senso che la natura non l’aveva fornita di speciali doti artistiche né di grande personalità) ma aveva il sedere più bello del mondo. Al punto di ritagliarsi, a differenza di molte colleghe indiscutibilmente più brave di lei, un’eterna presenza nella memoria degli spettatori. E questa, per rispondere alla domanda con cui abbiamo aperto l’articolo, non è una piccola fortuna.
Gattuso e la Nazionale lasciano San SIro al termine del match perso per 4-1 contro la Norvegia (Ansa)
(Arma dei Carabinieri)
L’organizzazione era strutturata per assicurare un costante approvvigionamento e una capillare distribuzione della droga nelle principali piazze di spaccio del capoluogo e della provincia, oltre che in Veneto e Lombardia. Il canale di rifornimento, rimasto invariato per l’intero periodo dell’indagine, si trovava in Olanda, mentre la gestione dei contatti e degli accordi per l’invio della droga in Italia era affidata al capo dell'organizzazione, individuato nel corso dell’attività investigativa. L’importazione della droga dai Paesi Bassi verso l’Italia avveniva attraverso corrieri ovulatori (o “body packer”) i quali, previa ingestione degli ovuli contenenti lo stupefacente, raggiungevano il territorio nazionale passando dalla Francia e attraversando la frontiera di Ventimiglia a bordo di treni passeggeri.
Lo schema operativo si ripeteva con regolarità, secondo una cadenza settimanale: ogni corriere trasportava circa 1 chilogrammo di droga (cocaina o eroina), suddiviso in ovuli termosaldati del peso di circa 11 grammi ciascuno. Su ogni ovulo era impressa, con pennarello, una sigla identificativa dell’acquirente finale, elemento che ha permesso di tracciare la rete di distribuzione locale. Tutti i soggetti interessati dal provvedimento cautelare risultano coinvolti, a vario titolo, nella redistribuzione dello stupefacente destinato alle piazze di spaccio cittadine.
Dopo due anni di indagini, i Carabinieri sono stati in grado di ricostruire tutta la filiera del traffico di stupefacenti: dal fornitore olandese al promotore che in Italia coordinava la distribuzione alla rete di corrieri che trasportavano la droga in ovuli fino ai distributori locali incaricati dello spaccio al dettaglio.
Nel corso delle indagini è stato inoltre possibile decodificare il linguaggio in codice utilizzato dagli indagati nelle loro comunicazioni: il termine «Top» era riferito alla cocaina, «Spa» all’eroina, «Pantaloncino»alle dosi da 5grammi, mentre «Fogli di caramelle» si riferiva al contante. Il sequestro di quaderni contabili ha documentato incassi giornalieri e movimentazioni di denaro riconducibili a un importante giro d’affari, con pagamenti effettuati tramite bonifici internazionali verso conti correnti nigeriani per importi di decine di migliaia di euro.
Il Gip del Tribunale di Venezia ha disposto la custodia cautelare in carcere per tutti i venti indagati, evidenziando la «pericolosa professionalità» del gruppo e il concreto rischio di fuga, considerati anche i numerosi precedenti specifici a carico di alcuni appartenenti all’organizzazione.
L’esecuzione dei provvedimenti restrittivi e delle perquisizioni è stata condotta con il concorso di Carabinieri di rinforzo provenienti da tutti i Comandi Provinciali del Veneto, con il supporto dei Reparti Mobili e Speciali dell’Arma, delle Unità Cinofile Antidroga e del Nucleo Elicotteri Carabinieri, che hanno garantito la copertura aerea durante le operazioni.
L’Operazione «Marshall» rappresenta un importante risultato dell’attività di contrasto al narcotraffico internazionale e alle organizzazioni criminali transnazionali, confermando l’impegno costante dell’Arma dei Carabinieri nel presidio del territorio e nella tutela della collettività.
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