
La senatrice Monica Cirinnà annuncia il programma arcobaleno del nuovo governo. Dal bavaglio sull'omofobia, al fine vita, dalla cannabis per tutti, alle adozioni per gli omosessuali, pentastellati e democratici parlano già a una sola voce. Silenzio assenso dal Vaticano. Quando, nei giorni scorsi, abbiamo evocato lo spettro del «governo di Bibbiano», qualcuno ci ha detto che stavamo esagerando, che sventolavamo lo spauracchio per sconcertare i fan di Matteo Salvini. Poi, ieri, è arrivata lei: Monica Cirinnà. E ha messo tutto nero su bianco, giusto per chiarire quali siano le coordinate ideologiche dell'inciucione contronatura. Su Facebook la senatrice Pd più arcobaleno che ci sia ha pubblicato una sorta di manifesto, un libro dei sogni che si potrebbero avverare. «Sui diritti abbiamo davanti una pagina bianca: ecco dove trovare un terreno comune con M5s», ha scritto la signora. Il suo programma sui «diritti» è sostanzialmente l'estensione di quel cartellone che la nostra ha esibito qualche tempo fa durante una manifestazione di piazza. Ricordate? Diceva: «Dio, patria, famiglia che vita di merda». Tradotto in un linguaggio meno belluino, quel cartello diventa un elenco di «linee di convergenza tra Pd e M5s in materia di diritti». «Ci sono alcuni temi sui quali si può senza dubbio ipotizzare un lavoro comune in Parlamento», dice la Cirinnà. «Penso a una legge contro l'omotransfobia: in Senato ci sono due ddl, uno a firma della collega Maiorino e uno a mia firma, che sono largamente sovrapponibili». Giusto, cominciamo bene: una bella legge bavaglio sull'omofobia, proprio come quella che è stata appena confezionata in Emilia Romagna con il supporto degli stessi personaggi che hanno appoggiato in lungo e in largo il sistema di gestione dei minori di Bibbiano e dintorni. Nel caso emiliano i 5 stelle si sono rivelati addirittura più estremisti del Pd, dunque volendo la strada è spianata: preparate la mordacchia. Non è mica finita, ovviamente. Prosegue la senatrice arcobaleno che ama danzare con le drag queen: «Penso anche al fine vita, alla legalizzazione delle droghe leggere, a temi più complessi (ma che non possono essere dimenticati) come matrimonio egualitario, omogenitorialità e riforma delle adozioni per tutte e tutti». Strepitoso, vero? Oddio, se l'eutanasia riguardasse la dolce morte del nuovo inciucione giallorosso, potremmo anche essere d'accordo, ma temiamo che abbiano in mente di legiferare sulla sorte di tutti gli italiani, e non sulla propria. Quanto alle droghe leggere, siamo semplicemente alla follia. Persino una rivista faro del progressismo mondiale come il New Yorker, nei mesi scorsi, ha pubblicato studi che dimostrano quanto facciano male le droghe come la marijuana. Eppure i nostri fricchettoni istituzionali sono ancora lì che si baloccano all'idea della canna libera. Viene davvero voglia di drogarsi per dimenticarsi della loro esistenza, ma temiamo che serva a poco. Infine, la questione più toccante: la genitorialità Lgbt e le adozioni gay. Nemmeno a farlo apposta, è l'esatta visione del mondo dei protagonisti dell'inchiesta «Angeli e demoni». La Cirinnà non ha detto mezza parola su quanto avvenuto in Val d'Enza, dove un'assistente sociale militante arcobaleno dava in affido bimbi alle sue amiche ed ex fidanzate. Su questo schifo la senatrice del Pd ha preferito non esprimersi, altrimenti avrebbe dovuto ammettere l'esistenza di una cultura che odia la famiglia naturale al punto da strapparle i figli per tentare grotteschi esperimenti sociali. Adesso, però, la baldanzosa Monica ci viene a scodellare l'omogenitorialità come punto d'unione fra Pd e 5 stelle. Se non altro, è apprezzabile la sua onestà. Ed eccoci all'ultimo punto dell'elenco degli orrori. La Cirinnà ha in mente di coinvolgere gli amici pentastellati nella cancellazione del ddl Pillon sull'affido condiviso, «contestato da esponenti di M5s, e finora condizionato dalle dinamiche interne alla ex maggioranza». Mancava giusto il colpo finale ai padri separati, tanto per non farsi mancare nulla. «Per ricucire davvero il Paese, sostituendo a rabbia e paura la solidarietà e la coesione, è necessaria anche una netta inversione di rotta in materia di diritti civili, perché libertà, eguaglianza e solidarietà camminano insieme», conclude la Cirinnà su Facebook. «Più volte abbiamo rimproverato al Movimento 5 stelle mancanza di coraggio. Adesso abbiamo di fronte una pagina bianca e un nuovo percorso da avviare».Certo, uno splendido nuovo percorso all'insegna dei diritti delle minoranze. E dire che c'è una bella fetta della Chiesa che ha già benedetto il governo dell'inciucio: chissà, forse anche certi sacerdoti e vescovi gradiscono la droga libera e le adozioni arcobaleno? E non si dica che la Cirinnà è soltanto un'estremista, perché è probabile che la senatrice venga accontentata. Ovunque abbiano flirtato - dal Piemonte all'Emilia - 5 stelle e Pd hanno difeso l'utero in affitto, la genitorialità gay, l'aborto e tutti gli altri straordinari progressi che la cultura di sinistra propaganda da anni. Sapete com'è, loro hanno a cuore i diritti. Tutti tranne il diritto di voto degli italiani.
Stadio di San Siro (Imagoeconomica)
Ieri il Meazza è diventato, per 197 milioni, ufficialmente di proprietà di Milan e Inter. Una compravendita sulla quale i pm ipotizzano una turbativa d’asta: nel mirino c’è il bando, contestato da un potenziale acquirente per le tempistiche troppo strette.
Azione-reazione, come il martelletto sul ginocchio. Il riflesso rotuleo della Procura di Milano indica un’ottima salute del sistema nervoso, sembra quello di Jannik Sinner. Erano trascorsi pochi minuti dalla firma del rogito con il quale lo stadio di San Siro è passato dal Comune ai club Inter e Milan che dal quarto piano del tribunale è ufficialmente partita un’inchiesta per turbativa d’asta. Se le Montblanc di Paolo Scaroni e Beppe Marotta fossero state scariche, il siluro giudiziario sarebbe arrivato anche prima delle firme, quindi prima dell’ipotetica fattispecie di reato. Il rito ambrosiano funziona così.
Lo ha detto il vicepresidente esecutivo della Commissione europea per la Coesione e le Riforme Raffaele Fitto, a margine della conferenza stampa sul Transport Package, riguardo al piano di rinnovamento dei collegamenti ad alta velocità nell'Unione Europea.
Mario Venditti (Ansa)
Dopo lo scoop di «Panorama», per l’ex procuratore di Pavia è normale annunciare al gip la stesura di «misure coercitive», poi sparite con l’istanza di archiviazione. Giovanni Bombardieri, Raffaele Cantone, Nicola Gratteri e Antonio Rinaudo lo sconfessano.
L’ex procuratore aggiunto di Pavia, Mario Venditti, è inciampato nei ricordi. Infatti, non corrisponde al vero quanto da lui affermato a proposito di quella che appare come un’inversione a «u» sulla posizione di Andrea Sempio, per cui aveva prima annunciato «misure coercitive» e, subito dopo, aveva chiesto l’archiviazione. Ieri, l’ex magistrato ha definito una prassi scrivere in un’istanza di ritardato deposito delle intercettazioni (in questo caso, quelle che riguardavano Andrea Sempio e famiglia) che la motivazione alla base della richiesta sia il fatto che «devono essere ancora completate le richieste di misura coercitiva». Ma non è così. Anche perché, nel caso di specie, ci troviamo di fronte a un annuncio al giudice per le indagini preliminari di arresti imminenti che non arriveranno mai.
Alessia Pifferi (Ansa)
Cancellata l’aggravante dei futili motivi e concesse le attenuanti generiche ad Alessia Pifferi: condanna ridotta a soli 24 anni.
L’ergastolo? È passato di moda. Anche se una madre lascia morire di stenti la sua bambina di un anno e mezzo per andare a divertirsi. Lo ha gridato alla lettura della sentenza d’appello Viviana Pifferi, la prima accusatrice della sorella, Alessia Pifferi, che ieri ha schivato il carcere a vita. Di certo l’afflizione più grave, e che non l’abbandonerà finché campa, per Alessia Pifferi è se si è resa conto di quello che ha fatto: ha abbandonato la figlia di 18 mesi - a vederla nelle foto pare una bambola e il pensiero di ciò che le ha fatto la madre diventa insostenibile - lasciandola morire di fame e di sete straziata dalle piaghe del pannolino. Nel corso dei due processi - in quello di primo grado che si è svolto un anno fa la donna era stata condannata al carcere a vita - si è appurato che la bambina ha cercato di mangiare il pannolino prima di spirare.






