2021-03-21
Accordi tempestivi e per tutti i sieri: il Cile immunizza meglio di Usa e Uk
Santiago ha siglato intese con Sinovac, Pfizer, Astrazeneca, J&J. E ora tratta coi russi.Tra i Paesi che stanno conducendo una campagna vaccinale a tempo di record, ce n'è uno di cui si parla poco: il Cile. Lo Stato ha al momento vaccinato circa 8 milioni di persone: il che vuol dire che ben più di un quarto dei suoi 19 milioni di abitanti ha già ricevuto almeno una dose di siero. Nel dettaglio, secondo il tracciamento del New York Times (aggiornato al 19 marzo), il 14% della popolazione cilena ha ricevuto una vaccinazione completa, mentre il 29% ha finora ottenuto una sola dose. Con 43 dosi somministrate ogni cento persone, si tratta di un risultato che, sempre secondo il New York Times, colloca il Cile al quarto posto dietro Israele, Seychelles ed Emirati arabi uniti. Santiago è al momento avanti al Regno Unito (quinto posto), agli Stati Uniti (nono posto) e a tutti i Paesi appartenenti all'Unione europea. In questo quadro, il Cile punta a vaccinare l'80% della popolazione entro la fine di giugno. Certo: non stiamo parlando di una nazione popolosissima. Bisogna tuttavia anche ricordare che, tra i primi quattro Paesi della classifica riportata dal quotidiano newyorchese, il Cile sia quello che - con i suoi 19 milioni di abitanti - vanta la popolazione di gran lunga più numerosa (Israele e gli Emirati sono attorno ai nove milioni, mentre le Seychelles non arrivano a 100.000). Dall'altra parte, ci sono delle ragioni precise che stanno alla base del successo cileno in termini di campagna vaccinale. In primis, il governo di Santiago si è mosso tempestivamente in materia di approvvigionamento, siglando intese con il maggior numero di ditte farmaceutiche possibile, spesso anche prima che i loro dati di ricerca fossero resi pubblici e offrendo disponibilità per ospitare i test clinici. Stando al sito statunitense Vox, il Paese ha firmato vari accordi: uno per 14 milioni di dosi con Sinovac (da cui ha già ricevuto 10 milioni di dosi); uno per 10 milioni di dosi con Pfizer (da cui ne ha già ricevute circa 700.000); uno per 4 milioni con AstraZeneca e un altro per ulteriori 4 milioni con Johnson & Johnson. Non solo: il Cile sarebbe anche in trattative con l'Istituto Gamaleya di Mosca per il vaccino Sputnik V e con la società cinese CanSino Biologics. Non a caso, Vox ha parlato di «diplomazia vaccinale agnostica», cioè non allineata geopoliticamente e che si muove dagli Stati Uniti al Regno Unito, passando per Cina e Russia. Una strategia che, stando al British medical journal, Santiago avrebbe elaborato la scorsa estate (quando, cioè, in Italia si dibatteva dei banchi con le rotelle, proposti dall'allora ministro dell'Istruzione, Lucia Azzolina). Ma l'abilità nel reperire sieri non è l'unica ragione dell'efficace strategia vaccinale cilena. Secondo il Washington Post, il Paese «ha beneficiato del suo vasto sistema sanitario pubblico, con ambulatori anche in alcune delle zone più remote». Un sistema che, tra l'altro, eroga già regolarmente ogni anno vaccini antinfluenzali e per l'infanzia: ragion per cui, in termini organizzativi, il Paese non è dovuto partire da zero. Tra l'altro, per vaccinarsi, non è richiesto appuntamento: il governo riserva infatti dosi quotidiane a un gruppo di persone specifico. È necessario quindi controllare il calendario e attendere il proprio giorno. Certo: non mancano delle problematicità. I contagi nel Paese stanno aumentando, mentre si registrano delle polemiche relativamente agli impatti delle disuguaglianze sociali sulla campagna vaccinale. I numeri complessivi però parlano per ora di passi da gigante, mentre il Cile (che nell'autunno del 2019 era piombato nel caos delle proteste contro il presidente Sebastián Piñera per il malcontento sociale ed economico) sembra aver trovato nei progressi vaccinali un fattore di coesione interna.