2019-04-08
Accettiamo la paura. Solo così troveremo il vero coraggio di difendere la libertà
Lanciarsi nel fuoco, essere bravi padri o dire una cruda verità. Certi gesti hanno un prezzo: ma pagarlo può fare la differenza.La paura, insieme al dolore, custodisce la vita. Chi, per particolari patologie o per l'assunzione di sostanze o medicinali, non prova dolore, tende a uccidersi con drammatica facilità. E anche la capacità di provare spavento è decisiva per il nostro equilibrio. Tanto che da essa discendono il coraggio, cioè la capacità di agire in modo etico in situazioni complesse, e la stessa libertà.CoraggioIl coraggio è la capacità di agire in maniera lucida o in maniera etica anche in presenza della paura.La paura è, insieme al dolore, la custode della vita.Coloro che non provano dolore (affetti da analgesia congenita, strafatti di qualche cosa) si ammazzano rapidamente e spesso in maniera spettacolare. Se non avessimo, piantata nel cranio come costituente strutturale, la paura della morte e del dolore tenderemmo ad ammazzarci con inquietante facilità.Una persona che si trovi in mezzo a un incendio se resta lucido aumenta le sue capacità di trovare una via di fuga. Il coraggio è un adattamento evoluzionistico. In un incendio il coraggio può spingerci a rischiare di essere uccisi o ustionati per salvare un bambino intrappolato. In entrambi i casi il coraggio mi spinge ad affrontare un dolore o rischio immediato, levarmi da dove sono e fare, in cambio di un bene futuro, la mia sopravvivenza, la sopravvivenza di colui che sto salvando, cioè il percepirmi come persona etica. O se preferite in cambio di un dolore immediato, muovermi, affrontare le fiamme, evito un dolore più grande futuro, la mia morte, o il mio percepirmi come un cialtrone che ha fatto morire un altro in un incendio.Il pavido terrorizzato è una figura perdente perché non è in grado di fare questa scelta.Nelle catastrofi collettive, affondamento del Titanic, tsunami, cinema in fiamme, crollo dello stadio, nella maggioranza dei casi non c'è nulla da fare, ma in una piccola parte di casi c'è una via di uscita e se c'è una possibilità di fare qualcosa e salvarsi, i coraggiosi ci riescono, perché la paura genera paralisi.Se torniamo alla definizione di coraggio, la capacità di agire in maniera lucida o in maniera etica anche in presenza della paura, si evince che dove non ci sia paura non può esserci coraggio.La paura è l'emozione primaria, quella che compare per prima nella nostra vita, già l'ameba se si avvicina uno spillo cerca di spostarsi perché ne ha paura.Se non avessimo paura, passeremmo il tempo a guidare contromano con i fari spenti di notte per vedere cosa si prova.Gli affetti da analgesia congenita, una rarissima malattia che impedisce di provare dolore, tendono a ferirsi, ustionarsi e ammazzarsi con sconvolgente facilità.La paura è disinserita nell'ubriacatura, da alcool, da allucinogeni, da anfetamina, metanfetamina, cocaina, da fanatismo e molto diminuita in molte psicosi.Dove non c'è paura, non può esserci coraggio.La mancanza di paura e il coraggio quindi non sono sinonimi, anzi sono antitetici.Noi amiamo la morte e voi amate la vita, ed è per questo che voi perderete è la frase classica dell'orco.Chi ama la morte e lo dichiara, sempre, è un individuo schiacciato dalle frustrazioni e in particolare quella sessuale.Chi ama la morte non è coraggioso. Non è coraggio, ma psicosi, e le psicosi, questa è un'informazione tecnica, non una metafora, sono contagiose.La radio di Goebbels, la maledetta radio hutu in Rwanda, internet ora, possono veicolare il virus del vittimismo omicida.Ma, attenzione, anche il coraggio è contagioso.Il capo carismatico è colui che riesce a infondere il coraggio.E può anche essere un personaggio non fisicamente presente, perché è un personaggio storico o perché non è mai esistito.Noi amiamo il fantasy perché i grandi eroi e quelli piccoli (Sam e Frodo) contagiano il coraggio.Il coraggio della verità anche è un bel tipo di coraggio. nessuno è talmente insignificante da non poter essere il sassolino che blocca l'ingranaggio.A volte basta un uomo, una donna o un hobbit per fermare l'oscurità che avanza.Il coraggio è come una candela che accende mille altre candele.Non è vero che il coraggio chi non ce l'ha non se lo può dare.Il coraggio basta volerlo che lui comincia a nascere, come un semino, e poi sempre più forte. La ghianda diventa quercia. Anzi, foresta di querce.Noi amiamo il fantasy perché i grandi eroi e quelli piccoli (Sam e Frodo) contagiano il coraggio.E tra tutti gli uomini eroici, come ci ha ricordato Chesterton, grandissimo è anche l'uomo che ha affrontato l'avventura incredibile di essere padre, la donna che lo ha fatto.Eroi quotidiani la mamma e il papà che tengono tutti i giorni a galla la barchetta con dentro i bambini.Un saluto ai pompieri.Senza coraggio, non è possibile la ricerca della verità, cioè non è possibile libertà. E, senza libertà, non è possibile alcuna felicità. Il coraggio permette l'ottimismo.Essere ottimisti vuol dire che, se c'è una possibilità, anche una su cento, di risolvere il problema, la troveremo e che sempre, qualsiasi cosa accada, avremo la forza di affrontarlo.Essere ottimisti vuol dire sapere che potremo trovare vie per essere in equilibrio, anche se dovremo andare soli contro tutti. Anche se dovremo batterci. Ma ci batteremo senza odio, ricordando sempre che anche l'avversario è un fratello. Se sarà necessario morire per la nostra causa, lo faremo, ricordando che tanto, prima o poi, tutti siamo destinati ad andare nella luce, ricordando che, prima o poi, se la nostra causa è giusta, brillerà di luce sua.Non c'è possibilità di gioia senza coraggio. E poi, alla fine, è molto più divertente morire per qualche cosa che vivere per nulla e lasciarsi scorrere addosso la vita, come l'acqua su un sasso.I nostri buoni propositi per l'anno nuovo? Portare avanti le nostre famiglie Per alcuni il compito sarà più dannatamente difficile, perché la malattia ha ghermito, oppure la povertà è in agguato, quella brutta, favorita da una tassazione sempre più pesante, da servizi sempre più pochi e sbrindellati. Persino la malattia e la povertà, però, sono meno infernali, della conflittualità permanente del litigio cronico, del «ma non ti rendi conto che dicendo così mi offendi». Qualsiasi famiglia resiste a qualsiasi cosa se c'è armonia al suo interno. Tanto più la barca è nella tempesta, tanto meno ci possiamo disperdere a fare risse nelle stive. Le nostre barchette sono nella tempesta. E noi le terremo a galla. Prendete una battaglia: che sia la vostra per l'anno prossimo. Mantenere a galla la barchetta, mantenere l'armonia all'interno della famiglia, anche a costo di cedere qualche volta, chissenefrega se una volta diamo ragione all'altro. Il matrimonio è basato su un continuo reciproco perdono. Qualsiasi convivenza è basata su un continuo reciproco perdono, altrimenti diventa l'inferno.Che siate benedetti.Che i vostri bambini scoppino di salute. Che siano pieni di fierezza per i loro genitori e di tenerezza. Che ognuno di voi sia fiero di sé stesso e della sua vita.Coraggio e padriLe madri ansiose sono in costante bilico sulla catastrofe, la tubercolosi che ci travolgerà se non mettiamo la maglietta di lana, il trauma cranico che arriverà se ci arrampichiamo su qualche cosa, la congestione che ci fulminerà se andiamo in acqua con una briciola nello stomaco.Le madri sono ansiose perché così insegnano la prudenza.Le madri ansiose tirano su dei figli che diventano spesso adulti fobici. Le madri rilassate, quelle che guardano Facebook mentre il bambino si arrampica sulla sedia e si sporge dalla finestra, hanno figli che non sempre diventano adulti perché si ammazzano durante l'infanzia. Meglio una madre ansiosa di una madre troppo distratta.Però se il compito delle madri è insegnare la prudenza e raccomandare la facilità e la comodità, quello dei padri è insegnare il coraggio, la lealtà, l'etica.Nei popoli dove c'è uno squilibrio tra maschile e femminile si perde l'equilibrio. Dal '68 i padri si sono diradati. La paternità si è spampanata negli ultimi 60 anni, i valori maschili si sono persi e dispersi e con loro il coraggio.Siamo un'epoca ansiosa e spaventata anche perché più nessuno insegna il coraggio.Siamo la prima epoca dall'inizio del mondo che ha beatificato la vigliaccheria e che disprezza il coraggio, si chiama sindrome dell'eroe, stupendosi ancora che, senza coraggio, non sia possibile vivere e costruire. Disegniamo sui marciapiedi con i gessetti colorati e ascoltiamo la canzonetta Imagine mentre ancora il sangue delle vittime del terrorismo di depressi casualmente islamici cola sui marciapiedi.Coraggio e veritàIl coraggio è poi la base della ricerca della verità.I sistemi totalitari hanno il possesso della verità, che è la loro, e chi non è d'accordo comincia a passare guai, i sistemi liberali contemplano la sua ricerca, ma una ricerca che non deve arrestarsi mai. Nulla, nemmeno quello che sembra più ovvio, che sembra più buono deve essere al di sopra della critica. In questo momento il pensiero totalitario è il politicamente corretto, che stabilisce cosa deve essere detto e cosa deve essere pensato. Chi sbaglia non ha torto (voce del verbo avere) ma è cattivo (voce del verbo essere). La squalifica dell'avversario, le cui tesi non sono nemmeno discusse perché sbagliate a prescindere è il primo tassello della dittatura del pensiero. Il politicamente corretto crea un diritto umano inesistente, il diritto a non sentirsi offeso, grazie al quale annienta il primo diritto, quello di libertà di parola. Senza coraggio, non è possibile la ricerca della verità, cioè non è possibile libertà. E, senza libertà, non è possibile alcuna felicità. L'ho già detto qualche riga più sopra, lo so, ma vale la pena di ripeterlo. Questa affermazione non è una metafora poetica, ma il risultato di indagini statistiche. Causa di infelicità sono: la mancanza di libertà politica, vivere in una dittatura, mancanza di libertà materiale, vivere in miseria, mancanza di libertà fisica, vivere in condizioni fisiche di dolore cronico.