2022-05-19
Tolto alla famiglia e a rischio cecità. La mamma: «Ora Luca s’è rotto una gamba»
Peggiora il bimbo rinchiuso in comunità dal tribunale di Roma. La Cassazione il 9 giugno deciderà se l’allontanamento è corretto.Luca, il bambino di 8 anni che il tribunale dei minori di Roma nel luglio 2021 ha collocato in una casa famiglia di Torvajanica dopo la burrascosa separazione tra i suoi genitori, non soltanto è divenuto parzialmente cieco perché non curato a dovere per la cheratite oftalmica cronica da cui era affetto (La Verità dello scorso 5 maggio). In quella comunità, Luca ha perso anche due denti, è dimagrito in modo preoccupante e si è fatto male tanto da doversi muovere in carrozzella. È quanto denuncia sua madre, Laura Ruzza, cui alla fine d’ottobre le assistenti sociali del Comune di Roma hanno proibito di vedere il figlio con la motivazione che avrebbe «turbato» il bambino proprio con le «insistenti» domande sulla sua salute. Domande che invece erano del tutto giustificate, visto che la donna tre mesi prima si era opposta all’allontanamento proprio per le gravi patologie di Luca: un’epilessia congenita e soprattutto la grave malattia agli occhi che richiedeva continue cure specifiche. Inutilmente Laura aveva chiesto di incontrare il figlio, o che almeno fosse visitato da specialisti di sua fiducia.In un’ultima breve videochiamata che le è stata concessa per gli auguri di Pasqua, Laura aveva scoperto che purtroppo era tardi: Luca «teneva gli occhi chiusi in modo anomalo» e vedeva male, racconta. La donna ricorda «dei lividi» e che il figlio «aveva ferite alla bocca». Sempre più angosciata, Laura aveva notato che «aveva perso anche i due incisivi laterali superiori, e non erano due denti da latte». Altrettanto grave è quanto Laura dice di avere scoperto in seguito, malgrado non abbia più potuto avere rapporti con Luca, nemmeno a distanza: «Mio figlio», dice alla Verità, «ha portato un gesso alla caviglia per 15 giorni e poi ha avuto bisogno anche di un tutore. Sono certa abbia subìto una frattura». È stata questa situazione a spingere il suo avvocato, Francesco Morcavallo, a fare un esposto in sede penale. Ai primi di maggio, in una dettagliata denuncia, il legale ha accusato di lesioni personali aggravate due assistenti sociali e i gestori della casa famiglia, assieme ai due giudici del tribunale dei minori di Roma responsabili del caso e al sindaco della capitale, Roberto Gualtieri, in quanto nominato tutore legale di Luca. «Per colpa delle mancate cure in comunità», accusa Morcavallo, «ora sarà difficile che il bambino possa recuperare la vista. Gli specialisti sostengono che l’unica soluzione potrebbe essere una delicatissima operazione alla cornea». L’avvocato usa parole dure anche per altre lesioni: «Nelle carte depositate in tribunale», racconta, «abbiamo scoperto un referto medico di gennaio che dava conto di lesioni ossee e di un impressionante calo di peso: quel documento, paradossalmente, era allegato a una nota di aggiornamento dell’Ufficio tutele del Comune di Roma, dove, al contrario, si certificava che le condizioni del bambino erano stabili». Anche Morcavallo è certo che Luca abbia subìto una frattura: «Purtroppo», aggiunge, «siamo nell’impossibilità di chiedere come stia: di lui non possiamo sapere nulla, assolutamente nulla. È assurdo, perché non accade nemmeno ai detenuti. In prigione, del resto, vengono trattati meglio perfino i reclusi costretti al carcere duro, il 41 bis: loro, almeno, vengono curati».Quando lo scorso 28 aprile le era stato comunicato lo stato di «intervenuta parziale cecità» del figlio, la signora Ruzza aveva disperatamente chiesto al tribunale dei minori un intervento d’urgenza, per riportare Luca a casa e fare tutto il possibile contro l’intervenuta cecità. In tutta risposta, i giudici si erano limitati a domandare informazioni alle due assistenti sociali che erano state appena denunciate, quindi tendenzialmente inaffidabili. Una di loro, tra l’altro, si trova in una situazione d’incompatibilità funzionale, in quanto è giudice onorario della sezione per i minorenni della Corte d’appello di Roma. Pochi giorni fa, Morcavallo è tornato a chiedere che Luca sia restituito a sua madre, ma gli è stato opposto lo stesso muro di gomma: «Stavolta», dice l’avvocato, «il tribunale ha risposto affidando all’università La Sapienza un nuovo accertamento sullo stato di salute del bimbo, ma non ha nemmeno stabilito una scadenza». L’unica speranza che ora resta a Laura è l’udienza che la Cassazione ha fissato per il prossimo 9 giugno: quel giorno, i giudici decideranno in via definitiva se fosse davvero giustificato l’allontanamento di Luca, deciso nel luglio 2021 dai servizi sociali di Roma sulla base dei contrasti tra sua madre e suo padre. Intanto il caso ha suscitato l’attenzione di Stefania Ascari, deputato del Movimento 5 stelle, che ieri ha chiesto alla Commissione parlamentare d’inchiesta sugli affidi minorili di ascoltare il presidente del tribunale dei minori di Roma, Lidia Salerno, e il procuratore minorile Giuseppina Latella. «Com’è stato possibile», domanda polemicamente la Ascari, «che un bimbo affidato ai servizi sociali rischi la cecità, nonostante tutti gli allarmi di sua madre? Perché non è stato affidato ai suoi nonni, invece che a una casa famiglia? E perché ci sono assistenti sociali che diventano giudici minorili? Il sistema degli affidi fa acqua da tutte le parti. Non possiamo restare indifferenti».