2023-08-22
E Abramo spiegò alla vecchia Sara che il tempo di Dio non è il nostro
Un particolare dei mosaici della basilica bizantina di San Vitale, a Ravenna: sulla sinistra, Sara ride della profezia sulla sua maternità (iStock). Nel riquadro la copertina del libro di Giovanni Maddalena, «Dialoghetti di uomini e di dei»
Nel pamphlet del filosofo Giovanni Maddalena il dialogo tra due protagonisti del Vecchio Testamento: il patriarca biblico litiga con la consorte sull’«affidabilità» delle promesse del Cielo. Fino alla sorpresa.Nel giorno dei novantanove anni, in una tenda, alle Querce di Mamre.Sara: Sii ragionevole.Abramo: Non potrei esserlo di più.Sara: Quanto tempo è che vaghiamo per queste terre, irrequieti, senza fermarci, come se fossimo due giovani, sempre malvisti perché stranieri?Abramo: Molti anni, ma tutti passati giustamente.Sara: Occorre tornare indietro e nominare un erede.Abramo: Già una volta mi hai fatto questo discorso, donna, e quando il figlio che la tua schiava aveva avuto da me è nato, sei uscita di senno per la gelosia fino a farmi essere ingiusto con quella povera creatura e con sua madre.Sara: Sono passati tanti anni, ormai, e adesso, anche se volessi, non potresti più avere figli.Abramo: Allora rimaniamo qui e continuiamo a seguire il nostro destino.Sara: Il destino? Non è qualcosa che si vede.Abramo: Non si vede neanche un bambino nel ventre di sua madre.Sara: Non è la stessa cosa: lì si vedono le curve, qui abbiamo oscuri presagi, voci, visioni, e tutte riguardano il passato.Abramo: Dio mi ha parlato.Sara: Erano molti anni fa e tu vagavi nel deserto, giovane e pieno di pensieri di grandezza. Il caldo ti avrà fatto avere una visione.Abramo: Abbiamo giocato la vita su quella visione.Sara: Sì, e abbiamo sbagliato.Abramo: No, è stato tutto giusto.Sara: Non avevi detto che la verità si vede dai frutti che genera? Se era tutto vero, perché non è successo niente? Ciò che era stato promesso non si è compiuto: dov’è la discendenza più numerosadelle stelle del cielo? Dov’è la terra che è stata promessa? Dov’è la gioia? Ciò che non è in grado di essere visto, non è.Abramo: L’amore non lo vedi, ma c’è.Sara: Sono stanca dei tuoi pensieri profondi. Hai sempre ragione tu, ma hai torto, non lo vedi?Abramo: Lo vedo, ma non lo credo.Sara: Perché credere è più che vedere?Abramo: Capire è più che vedere. Credere è capire davvero.Sara: Io non credo più.Abramo: Non è vero; è soltanto l’amarezza della fatica. I segni sono uguali per tutti e parlano a tutti. Sara: Io non ho parlato con Dio e inizio a pensare che anche tu abbia sentito solo un caldo insolito.Abramo: Il caldo l’ho sentito, ma era il cuore che ardeva perché quel giorno, e solo quel giorno, ho scoperto chi sono.Sara: Già ci conoscevamo. Come fai a dire che hai scoperto solo allora chi eri?Abramo: Fino ad allora non avevo capito la prospettiva.Sara: Mi amavi già da molto tempo.Abramo: Non avevo capito che anche le nostre misere vite potevano avere una prospettiva eterna.Sara: Eterna? Sì, forse, se c’è un’altra vita, augurandoci che sia dimentica della fatica di questa.Abramo: È qui, donna, che non mi vuoi seguire, e per questo Dio ti punisce.Sara: Su che cosa non ti seguirei?Abramo: Tu pensi a Dio e all’altra vita, a un mondo dove tu e io - povere bestie - non ci saremo più. Il Dio che mi ha parlato ha detto che renderà grande la nostra stirpe. Non è un dio dei pensieri; è il Dio della storia, il Dio dei vivi. Sara: Io credo che Dio è il Creatore.Abramo: Lo credono anche questi popoli selvaggi in mezzo ai quali viviamo da troppi anni.Sara: Credo a quello che testimoniano le cose che vedo.Abramo: Non capisci proprio. Tutto si compirà.Sara (sarcastica): Come si è compiuto in questi anni?Abramo: Non mi fare arrabbiare, donna. Tutto si è compiuto.Sara: E allora dove sono i frutti che dicevi? Dov’è la grandediscendenza?Abramo: Non si misurano le cose di Dio. Magari Ismaele, nato dalla schiava, avrà molti figli.Sara (sarcastica): Non bisogna misurare e poi contiamo i figli altrui. E di una schiava, per di più.Abramo: Noi non possiamo capire i piani di Dio, ma essi si compiono sempre.Sara: La nostra discendenza non c’è. Questa è la verità. E che dire della terra? Dove sarebbe la nostra terra, quella che ti è stata promessa?Abramo: Non abitiamo forse in una terra?Sara: Ma non è mai «nostra».Abramo: Abbiamo animali e schiavi e viviamo dei frutti della terra.Sara: Sai bene che non è quello che volevamo.Abramo: È ciò che Dio ci ha dato. Smettila con le tue domande. Siamo noi che non capiamo: ci sarà un modo di concepire una discendenza che non è il nostro e una maniera di possedere una terra al di là dei modi consueti.Sara (sarcastica): Quindi il dio che hai incontrato nel deserto e che ti ha parlato in modo del tutto comprensibile, poi si esprimerebbe in termini così oscuri che noi non capiamo nemmeno se sta rispondendo o no?Abramo (mettendole una mano sulla bocca): Smettila, donna. Non sai che cosa dici. Dio non sbaglia e mi ha parlato. Si esprime come vuole perché è Dio e tutto ciò che accade è il suo modo di rispondere alle nostre domande. Va tutto bene così com’è, non abbiamo nulla di cui lamentarci. La realtà che Dio ci ha dato è il Suo perfetto linguaggio e noi dobbiamo essere contenti di ogni gioia e di ogni dolore, della salute e della malattia, di ogni parto e di ogni morte.Sara: E allora perché ti ha parlato?Abramo: Perché capissi che tutta la realtà è Sua parola.Sara (sarcastica): C’era bisogno di parlarti per capire questo? Gli amaleciti e gli hurriti lo capiscono quanto te. Che cosa credi che significhino i loro culti?Abramo: Ma io per la sua parola sono ramingo da anni.Sara (come sopra): Per non ottenere altro che la metà di ciò che essi hanno avuto restando a casa. Bel guadagno davvero!Abramo: Ti ho già detto come mi ardeva il cuore!Sara (come sopra): Ma non abbastanza da dar fecondità al tuo seme.Abramo (urlando): Taci! Dio ci ha punito per la tua miscredenza. Abbiamo fallito per colpa tua. Dio tace da allora e le tue viscere sono secche. Se fosse stata colpa mia, non avrei fatto nascere un figlio alla tua serva. Invece sono già tredici anni che Ismaele vive. Tutto è giusto e noi siamo colpevoli. La mia vera colpa è che dovrei fare a meno di te.Sara (come sopra): Non era un Dio d’amore?Abramo: Lo è. Un amore grande e perfetto.Sara: Se tutto è perfetto, perché gemi e lo chiami nel sonno? Perché vuoi risentire la Sua voce, se va bene questo silenzio? Perché non ti basta la realtà che hanno amaleciti e hurriti? Perché piangi come una femmina?Abramo (afferrandole le braccia e urlandole in faccia): Non permetterti di insultarmi, donna!Sara (divincolandosi e piangendo, arrabbiata, urlando in crescendo): Visto che non sai rispondere, usi la forza. Che dio è il tuo, che ti parla in dialetto e poi si nasconde dietro presagi vaghi? Se è il dio che ha scelto te, perché la nostra vita è così amara? Perché appassiamo senza frutto, possediamo senza sicurezza e godiamo senza gusto? Dillo, dato che per te è sempre tutto a posto! Ho buttato la mia vita dietro a te, uomo. Non pensi che sia ora, almeno, di dire: «ho sbagliato». Dillo per una volta, per una volta sola! (Un lungo silenzio, poi accarezzandolo) Io ti amo come ho sempre fatto e sono troppo vecchia per fuggire o per disperare. Mi devi solo dire la verità: è stato un colpo di sole del deserto. Oppure dobbiamo ammettere una possibilità più tremenda: Dio era venuto e poi ci ha abbandonato. Se così fosse, mio uomo, è colpa mia di sicuro e ti chiedo perdono. Ma non mi dire che tutto è a posto.Abramo (sedendosi e prendendosi la testa tra le mani): Dici spesso la verità anche se sei cattiva. Da molti anni Dio non mi parla più e da tredici, quando si palesò ad Agar nel sonno, Egli non compare più sulle nostre tende. La verità è che sono stanco anch’io e non ho risposte alle tue domande. Sono esausto del mentire a me stesso con ragionamenti. Una cosa sola resta: non ho sognato quella volta e tutta la realtà del mondo non basterebbe a colmare quell’abisso di nostalgia per la voce che squarciò per sempre la caverna in cui il mio spirito giaceva. Come vorrei che quella voce ci desse un altro segno, così carnale da non poter più dubitare, da non soggiacere più alle interpretazioni del nostro debole intelletto! Ti ho fatto fare una vita di fatica e di morte, donna. Non volermene. Almeno non abbiamo vissuto ciechi come tutti, procreando per non morire, per rimanere in altri, e possedendo per aver l’illusione di costruire, come se il tempo non divorasse ogni impero e accidente. Vado fuori a vedere le stelle e poi ci coricheremo insieme, come buoni fratelli. Se Dio non ci darà altri segni, non ci rimane che la nuda realtà. Che abbia ragione tu e non ci sia più nulla o abbia ragione io e la realtà sia tutto, che differenza fa? Ci addormenteremo senza sognare più la potenza del mio membro e la Dolcezza della Voce.(Esce dalla tenda)«Quando Abram ebbe novantanove anni, il Signore apparve e gli disse: Io sono Dio onnipotente Cammina davanti a me E sii integro. Porrò la mia alleanza fra me e te E ti renderò numeroso. Molto, molto. Questa è la mia alleanza che dovete osservare: vi lascerete circoncidere la carne del vostro membro e ciò sarà segno dell’alleanza tra me e voi».
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)