2024-04-21
Aborto, il Vaticano si schiera con il governo
Il segretario di Stato, Pietro Parolin, dopo le polemiche per i pro life all’interno dei consultori: «Siamo a favore della vita e di tutti gli strumenti che possano affermarla». Intanto Stefano Bonaccini spara: «Ivg dimezzate in Emilia-Romagna». Ma i numeri dicono altro.«Noi siamo a favore della vita e anche di tutti quegli strumenti che possano permettere di affermare il diritto alla vita, soprattutto per le donne che si trovano in difficoltà», ha dichiarato il segretario di Stato della Santa Sede, Pietro Parolin. Le parole del cardinale confermano l’appoggio del Vaticano all’iniziativa del governo di inserire i comitati pro vita nei consultori, emendamento al decreto Pnrr approvato dalla Camera e che adesso passa al vaglio del Senato. Norma a costo zero, quindi l’accusa di Bruxelles di «misura inopportuna» è solo una provocazione politica.Non c’è alcuna volontà di stravolgere la 194, come è maggiormente conosciuta la legge del maggio 1978 contenente «Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza». Coloro che affermano il contrario e riempiono le pagine dei giornaloni con titoli a effetto, ma dal contenuto ridicolo, sanno di agire in malafede. Infatti, nessuno può smentire la finalità della 194. Lo Stato «riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio», recita la cosiddetta «legge sull’aborto». Sottolinea che l’interruzione volontaria della gravidanza (Ivg) «non è mezzo per il controllo delle nascite» e che «i consultori sulla base di appositi regolamenti o convenzioni possono avvalersi, per i fini previsti dalla legge, della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato».Il testo, approvato martedì scorso dall’Aula della Camera, prevede che le Regioni possano «avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, di soggetti del Terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità»: quindi, quale sarebbe il grave passo all’indietro che mina i «diritti delle donne ad abortire»? L’articolo 5 della 194 indica chiaramente: «Il consultorio e la struttura socio-sanitaria, oltre a dover garantire i necessari accertamenti medici, hanno il compito in ogni caso […] di esaminare con la donna […] le possibili soluzioni dei problemi proposti, di aiutarla a rimuovere le cause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza, di metterla in grado di far valere i suoi diritti di lavoratrice e di madre». Prevede che le informazioni sulle alternative possibili siano date anche in presenza del «padre del concepito, ove la donna lo consenta», ma sorvoliamo su questo punto per non aprire l’ennesima questione sul maschio che «sarebbe giusto tagliare fuori», a prescindere. L’articolo 2 già affermava che i consultori assistono la donna «contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza».Invece di strepitare contro una presunta limitazione del diritto di uccidere la creatura che si porta nel grembo, evitando ipocriti giri di parole, occorreva chiedersi come mai così poco si fa per aiutare una donna a compiere un atto di vita e a non dare la morte. Vogliamo guardare ai fatti, non alle mere dichiarazioni? Ieri, il governatore dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, si lamentava sull’edizione di Bologna di Repubblica: «Incredibile che il governo intervenga su questo, visto che negli ultimi vent’anni, almeno in Emilia-Romagna, le interruzioni di gravidanza si sono dimezzate, grazie alla prevenzione e all’informazione che già si fa».Non è proprio così. Nell’ultimo rapporto regionale, quello del 2022, risulta che il 25,8% delle Ivg compiute quell’anno nella Regione rossa, erano «ripetute», ovvero successive ad altri aborti; nel 2021 rappresentavano il 27,5%. Erano il 27% nel 2004, quindi non c’è stato un grosso calo della pratica abortiva in chi già aveva deciso di eliminare un figlio indesiderato.Altro che dimezzamento «grazie alla prevenzione e all’informazione». Pochi dati, ancora, a conferma che troppo poco si fa in sostegno della vita del nascituro, del diritto a una maternità assistita. Sempre in Emilia-Romagna, nel 2004, la percentuale di donne senza figli che aveva abortito era del 41,9% sul totale degli aborti. Nel 2022, questa percentuale si era abbassata solo al 40,3%. La percentuale di donne con due o più figli che aveva abortito era, nel 2004, del 30,8% sul totale, mentre nel 2022 è salita al 36%. Non appare proprio un bel segnale la crescita di ripetuti aborti, assurti a sistema di contraccezione. Senza contare che nel 2022 è passato a +48,1% rispetto all’anno precedente il numero di donne che non si sono presentate al controllo programmato dopo l’aborto farmacologico. Chi vigila sulla salute di queste donne? Eppure, la levata di scudi è solo per il supposto boicottaggio della 194. Utilizzando anche il collaudato sistema di denigrare chi la pensa diversamente. Dall’insulto verso i no vax, al ridicolizzare o mettere in cattiva luce chi difende il valore della vita. Un esercito di reazionari che agitano gadget con piedini di bambini mai nati e di feti di plastica, li descriveva ieri la Repubblica.Finanziati in modo occulto, pericolosamente legati all’estrema destra, gran brutta gente che si farebbe bene a ostacolare, bruciando o imbrattandone la sede come sta continuando a subire l’associazione Pro vita & famiglia; così pure stappando cartelloni e volantini che ricordano che la pillola abortiva mette a rischio la salute e la vita della donna e uccide il figlio nel grembo, o che «non una di meno» vale pure per le bimbe che si vogliono abortire.Dacia Maraini sulla Stampa ancora una volta tira in ballo «la libertà delle donne di decidere dei propri corpi». Dare la vita appartiene alla dimensione umana, sopprimerla non è un diritto.