2024-03-13
Macron fa campagna contro la vita: ai macroniani d’Italia va tutto bene?
Mentre Parigi accelera su aborto, eutanasia e propone di mandare a morire i soldati europei a Kiev, da noi i fan del presidente fingono di non vedere. Ma sulla carta Renzi, Gelmini e Gentiloni ambiscono al voto cattolico.Il furore ideologico dell’Eliseo rischia di contagiare il Continente. Chi fa obiezione di coscienza o prova ad aiutare una donna che pensa di rifiutare suo figlio è in pericolo.Lo speciale contiene due articoli. Davanti alla morte, la scelta migliore è il silenzio. Devono aver pensato qualcosa di molto simile i macroniani d’Italia, a partire da Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, di fronte alla parabola necrofila del presidente francese. Negli ultimi giorni, Emmanuel Macron ha allungato un’ombra nera sull’Europa proponendo di mandare al fronte ucraino i nostri soldati. Non pago di aver costituzionalizzato l’aborto e di aver annunciato la volontà di favorire l’accesso all’eutanasia e al suicidio assistito. La vita, almeno ultimamente, gli fa improvvisamente orrore e a guardare i sondaggi del suo partito in Francia, forse, si può anche capire il momento cupo di Macron. In Italia sono ormai decenni che i voti della Chiesa non riempiono le urne, ma con l’affluenza media al 50% anche i consensi dei cattolici possono risultare, se non decisivi, quantomeno vitali per superare una soglia di sbarramento. Specie se si guarda alle formazioni centriste dei vari Renzi e alle ambizioni di un cattolico come Gentiloni, il commissario Ue agli Affari economici che sogna un rientro in Italia in grande stile e all’insegna del moderatismo filofrancese. Solo che di questi tempi Macron è scatenato e sembra quasi un antipapa. In difficoltà nella campagna elettorale per le Europee, marcato stretto dalle opposizioni sui fallimenti del suo governo nella lotta all’immigrazione clandestina e alle diseguaglianze sociali, il leader di En Marche! ha fatto inserire il diritto all’aborto nella Costituzione francese. Poi, quattro giorni fa, ha dichiarato che vuole iscrivere «la libertà di ricorrere all’aborto» anche «nella carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, dove più nulla è acquisito e tutto è da difendere». Una sottolineatura che riflette la sua paura di fronte alle posizioni dell’Ungheria e non solo. «Noi condurremo questa battaglia sul nostro continente», ha annunciato in una cerimonia pubblica in place Vendome, «dove le forze reazionarie attaccano prima e sempre i diritti delle donne prima di rivolgersi contro i diritti delle minoranze, di tutti gli oppressi, di tutte le libertà». Quindi, domenica scorsa, l’inquilino dell’Eliseo ha chiuso il cerchio (della morte) spiegando che vuole portare Bruxelles a facilitare l’accesso all’eutanasia e al suicidio assistito. Ovviamente non ha usato termini così crudi, ma si è trincerato dietro formule ipocrite come «aiuto attivo a morire». Dopo aver sistemato vecchi e bambini, ha pensato anche ai giovani del Vecchio continente, che vuole mandare a morire al fronte in Ucraina. Due settimane fa, dopo che aveva già ipotizzato l’invio di militari un mese prima, Macron ha di nuovo buttato un sasso nello stagno, affermando di «non escludere» l’opzione dell’impiego diretto dei soldati a disposizione di Volodymyr Zelensky. E così, mentre il Pontefice suggeriva al presidente ucraino di rivalutare la saggezza della «bandiera bianca», i sostenitori italiani di Macron piombavano nel mutismo di fronte alla sua micidiale tripletta aborto-eutanasia-guerra. Manca un bell’appello a favore delle droghe e poi il catalogo delle pompe funebri è completo. Ok, Renzi è notoriamente un «cattolico adulto», per dirla alla Romano Prodi, e nel 2016, da premier, andò in Rai da Bruno Vespa a dispensare lezioni di laicità: «Io sono cattolico ma ho giurato sulla Costituzione e non sul Vangelo». Eravamo prima della sue derive saudita ed emiratine, Stati dove il diritto alla vita è tutelato in modo assai originale. In ogni caso, in Italia, l’ex sindaco di Firenze sta molto attento a esprimersi su certi temi. Di Macron è sollecito sodale e sogna di sbancare in Europa grazie a un’alleanza con Renew Europe, tagliando la strada all’inciucione tra Popolari e Socialisti, che vogliono confermare Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione. Ma la svolta pro morte di Macron, almeno per ora, lo ha lasciato silente. Un altro che cammina rasente i muri, di questi tempi, è Paolo Gentiloni, che con Macron scrisse il famigerato Trattato del Quirinale. L’ex premier del Pd, come Enrico Letta, è un sostenitore del presidente francese, ma ama tenere buoni rapporti con le gerarchie vaticane. A Bruxelles molti segnalano che il piano di Macron per il dopo elezioni sia di giocare la carta Mario Draghi per la presidenza del Consiglio europeo (o addirittura per la Commissione) e di spedire l’amico Paolo a Roma, a guidare le nuove brigate internazionali contro Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Immaginare il curiale Gentiloni candidarsi premier con un programma sui «diritti» alla Macron è pura fantascienza. Il 17 febbraio, Gentiloni ha lodato la sua proposta di un esercito europeo, ma poi si è ammutolito. Inutile dire che anche Sandro Gozi, ex prodiano eletto parlamentare europeo in Francia, ha perso la parola di fronte alle ultime sortite dark dell’amato Emmanuel. Idem, per dire, un’altra simpatizzante come l’ex berlusconiana Mariastella Gelmini, oggi vicesegretario di Azione, guidata da Carlo Calenda. Forse sperano che l’amato Macron torni a concentrarsi sull’economia, sulla finanza e sulle banche.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/aborto-francia-macron-2667500687.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="parigi-ora-e-una-minaccia-per-tutti" data-post-id="2667500687" data-published-at="1710326974" data-use-pagination="False"> Parigi ora è una minaccia per tutti Il nostro tempo è contrassegnato da tanti deficit - economici, finanziari, energetici, medici, ecologici e altro ancora - ma il più diffuso e pericoloso è in assoluto il «deficit di buon senso». Se un dubbio poteva ancora esserci, la decisione del Parlamento francese di elevare a rango costituzionale la libertà di abortire - il che significa, in buona sostanza, il diritto d’aborto - ha fugato ogni incertezza: il furore ideologico ha cancellato la naturale dote del buon senso, che ci deve insegnare ad affrontare una questione così delicata come l’aborto, con il valore aggiunto della prudenza, nello sforzo di trovare un delicatissimo equilibrio fra «diritti» in gioco: il diritto alla vita del bimbo e il diritto di scelta della madre. Ora, in Francia, la ruspa ideologica ha fatto piazza pulita del diritto alla vita: il bambino non conta nulla, non ha alcun diritto, può e deve essere «smaltito» come materiale organico indesiderato, non deve neppure entrare nel dibattito culturale. La vita del bimbo non c’è, non esiste: punto e basta! Smettiamola con questi piagnistei sul bimbo indifeso e innocente, sulla creatura la cui unica colpa è di esistere; un bel colpo di spugna su ogni sentimento di naturale umanità e pietà: questo è il messaggio, nudo e crudo, che viene a infettare, prima che i Parlamenti di tutto il mondo, le coscienze di tutti gli uomini. Ma è anche un vergognoso colpo di spugna sul sentimento di civiltà di ogni popolo: una nazione che non sa prendersi cura dei suoi cittadini più deboli, al punto di considerare «diritto» la loro eliminazione, è indegna dell’appellativo «civile». Nel dicembre 2007, l’Assemblea generale dell’Onu, a grande maggioranza, votò la moratoria sulla pena di morte. La ragione di fondo fu che è da considerarsi inaccettabile che un uomo dia la morte a un altro uomo, anche se colpevole di crimini o delitti. A distanza di poco meno di 17 anni, mentre sono in corso terribili guerre e massacri, il Parlamento di uno Stato, civile ed europeo, pone come valore prioritario l’interruzione volontaria di gravidanza, cancellando la possibilità - anche solo remota - che si possa (e si debba) fare qualche tentativo per consentire a quel bimbo di poter vedere la luce. Di più: trattandosi di un diritto costituzionale, è categoricamente abolita ogni possibilità di obiezione di coscienza, da parte di chi quel «diritto» ha il «dovere» di renderlo concreto! Potrà un medico rifiutarsi di praticare aborti, perché in conflitto con la propria coscienza? Purtroppo è facile rispondere: assolutamente no, perché trattasi di diritto costituzionalmente protetto. Risuonano sempre più profetiche le parole di Madre Teresa di Calcutta: l’aborto è il più grande attentato alla pace. Se una nazione, un Parlamento, un popolo, una società attribuiscono all’aborto un valore così alto da richiedere la protezione della legge suprema dello Stato, dobbiamo prendere atto che non solo il buon senso, ma lo stesso senso umano naturale è stato avvelenato. Quel grande uomo che fu Carlo Casini, all’indomani dell’approvazione della legge 194/78, dichiarò che «non ci rassegneremo mai» a una legge che non protegge né il nascituro, né la mamma che non trova, di fatto, nessuno che l’aiuti a portare a termine la sua gravidanza, per quanto difficile sia, negandole la gioia di avere il suo bimbo tra le braccia. L’altro aspetto, davvero vergognoso del fatto francese, sta proprio qui: chiunque cerchi di aiutare una donna che sta pensando ad abortire, dando sostegni concreti - economici, sociali, lavorativi, contrattuali, assistenziali - per vivere dignitosamente con il suo bimbo, può essere imputato di aver violato nientemeno che la costituzione! Purtroppo il male contagia: dobbiamo tenere gli occhi ben aperti e porre ogni democratica opposizione a chiunque anche solo ventili l’idea di seguire l’esempio francese. Cominciando con il dire a chiare lettere, e numeri alla mano, che in Italia non esiste alcuna lista d’attesa per chi vuole interrompere la gravidanza e il tentativo di porre limiti all’obiezione di coscienza, perché mancherebbe il personale necessario, è assolutamente pretestuoso, perché concretamente infondato. È la strategia tipica della falsa comunicazione, ampiamente sfruttata nel 1978: falsi dati con lo scopo di ottenere quel che si vuole... fino al diritto di aborto in Costituzione.
Alice Weidel (Getty Images)