2024-10-01
A sorpresa l’inflazione Ue all’1,8%. Tutto pronto per il taglio dei tassi
Non ci sono più alibi per la Lagarde: denaro meno caro per rilanciare l’economia.Come previsto l’inflazione in Europa è scesa sotto l’obiettivo Bce del 2% fermandosi a settembre all’1,8%. Mai così bassa da giugno 2021. Ad agosto era al 2,2% e il nuovo calo toglie alla Bce ogni alibi per il nuovo taglio dei tassi già nella riunione del 17 ottobre. Rispetto ad agosto quando i prezzi erano saliti del 2,2% il calo è significativo. La discesa dell’inflazione a settembre è legata soprattutto al calo dei prezzi dell’energia (-6%, dal -3% di agosto). In particolare il petrolio è sceso nel terzo trimestre del 17% segnando il risultato peggiore del 2024. Nelle ultime ore c’è stato un piccolo rimbalzo legato alle tensioni in Medioriente. Tuttavia fino a quando la Cina non darà segnali forti di ripresa è difficile immaginare un recupero dell’oro nero. Ma non è solo il calo del petrolio che raffredda i prezzi. Sono diminuiti anche i prezzi relativi all’inflazione core, cioè quella al netto di energia, cibo e tabacco (+2,7%, dal +2,6% di agosto), e il carovita nei servizi (+4%, dal +4,1% di agosto). L’inflazione dovrebbe risalire a fine anno a causa di effetti base legati ai prezzi dell’energia, per poi scendere di nuovo nel 2025. La Bce vede un ritorno duraturo dell’inflazione al 2% dalla seconda metà del 2025, ma gli analisti stimano una discesa più rapida. Per Capital Economics «sembra ora molto probabile che, dopo un temporaneo rimbalzo nei prossimi tre mesi, l’inflazione complessiva rimarrà bassa. Secondo le nostre previsioni, nel 2025 la media sarà di appena l’1,6%». Nell’audizione all’Europarlamento Christine Lagarde era stata abbastanza assertiva: «Gli ultimi sviluppi rafforzano la fiducia che l’inflazione tornerà al target in modo tempestivo. Ne terremo conto nella prossima riunione di politica monetaria» È raro un messaggio di questo tipo su una riunione specifica: la presidente della Bce ha voluto indicare una direzione ai mercati, anche se la banca centrale resta «dipendente dai dati». Il governatore finlandese Olli Rehn, considerato un «falco», negli anni della vice presidenza della Commissione Ue, si è detto a favore di un taglio questo mese: «I recenti dati statistici ci hanno confermato che l’inflazione sta rallentando. Questo significa, almeno ai miei occhi, che ci sono più motivi per abbassare rapidamente i tassi Il recente indebolimento delle prospettive di crescita dell’Eurozona fa pendere la bilancia nella stessa direzione». Mantenendo i tassi alti troppo a lungo, Francoforte rischia non solo di bloccare del tutto l’economia dell’Eurozona, già quasi ferma, ma anche di far scendere l’inflazione sotto l’obiettivo (simmetrico) del 2%. Nel giro di una settimana Isabel Schnabel, falco del comitato esecutivo Bce, ha cambiato il linguaggio delle presentazioni pubbliche, mostrando una preoccupazione in aumento per la crescita. I dati economici hanno colto di sorpresa i falchi, finora focalizzati sui rischi di inflazione, ormai sempre meno visibili.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 24 ottobre con Carlo Cambi