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2018-11-03
A scuola si costruisce la «società meticcia»
LV
La distorsione ideologica e politica dei libri di testo agisce a più livelli, ma c'è un tema su cui la propaganda - dalle elementari fino alle superiori - è martellante: l'immigrazione. Partiamo dalle medie, dove è diffuso il testo di educazione civica Le regole dello stare insieme di Alberto Pellegrino, pubblicato da Bulgarini. A pagina 46, il prezioso volume si occupa di razzismo e di migranti. Sentite con che lucidità affronta l'argomento: «Le migrazioni», racconta, «hanno sempre avuto un ruolo importante nello sviluppo economico, politico e sociale della popolazione. Tuttavia, un'immigrazione massiccia e incontrollata può avere gravi ripercussioni sociali e politiche nei Paesi di accoglienza, provocando tensioni etniche e religiose, disagi sociali e scontri anche a livello politico». Fin qui, tutto bene. Ma il testo prosegue: «Non sono quindi sufficienti le misure a favore dell'integrazione, ma devono essere adottati tutti i provvedimenti necessari per impedire qualsiasi manifestazione di razzismo e xenofobia, cioè di avversione verso gli stranieri e verso ciò che proviene dall'estero». Ah, ecco. Non basta integrare gli immigrati, bisogna anche bastonare i razzisti. Notate la sottigliezza: chi si oppone all'immigrazione selvaggia è, automaticamente, un razzista e uno xenofobo.
Andiamo avanti. Il libro spiega che «il fenomeno migratorio verificatosi nell'Europa occidentale ha portato alla formazione di un nuovo pluralismo etnico e culturale. […] Purtroppo, parallelamente a queste trasformazioni culturali e religiose, si è assistito alla ripresa di una cultura razzista, xenofoba e intollerante, che in passato era stata condannata a ampiamente rifiutata. Generalmente il razzismo prevede l'esaltazione delle differenze fisiche e culturali, in base alle quali viene identificato il “diverso", che diventa un nemico da fronteggiare e rendere “innocuo"». I razzisti, chiarisce il testo, sono di vario tipo. Ci sono i fanatici che parlano di differenze razziali, poi c'è «una categoria più vasta di persone le quali, di fronte al fenomeno dell'immigrazione, provano smarrimento, irritazione e paura: smarrimento nei confronti di chi è “diverso" per colore della pelle, cultura e religione; irritazione verso chi “invade" il nostro “territorio" e non rispetta le regole sociali e quelle del mercato del lavoro; paura nei confronti di chi viene ritenuto socialmente pericoloso. Queste persone aspirano alla chiusura totale delle frontiere e all'espulsione degli stranieri».
Certo, chi è contrario all'immigrazione di massa è spaventato, confuso, arrabbiato. Uno che non ragiona bene, che non capisce. «Fortunatamente però», si legge nel libro, «esiste anche una minoranza che pur riconoscendo le difficoltà connesse alle nuove forme di convivenza, ritiene necessario impegnarsi per arrivare a un'integrazione culturale e sociale fra gruppi etnici diversi». Ah, già, che fortuna: esiste il Pd, esiste Laura Boldrini. Queste sì che sono brave persone con le idee giuste.
Attenti, però, perché mica è finita qui. Poco dopo, a pagina 49, si torna sull'argomento. C'è un capitoletto intitolato «Il cammino verso una società multietnica». Nelle poche righe che lo compongono si spiega che, a volte, l'integrazione è molto, molto difficile, anche perché gli immigrati cercano con ogni mezzo di conservare la propria identità culturale e linguistica, come «forma di difesa contro l'isolamento e l'emarginazione». Sapete perché succede? «A volte l'irrigidimento dei gruppi extracomunitari è una risposta a manifestazioni di intolleranza e di razzismo oppure al sorgere di movimenti ideologici e politici a sfondo razzista, che suscitano sentimenti di paura e di ulteriore chiusura». Ovvio: se l'integrazione è difficile è colpa dei «razzisti».
Il bello, tuttavia, viene nella conclusione. Il testo per i ragazzini delle medie, infatti, scrive chiaro e tondo: «È tuttavia necessario iniziare il cammino verso una società multietnica, multiculturale e multireligiosa, pacificata dalla nascita di una cultura scaturita da una sintesi di valori e di costumi fra loro diversi». Capito? È «necessario», nientemeno, creare una società multietnica e multireligiosa. E chi si oppone è xenofobo.
Dalle medie passiamo alle superiori, per la precisione al manuale di «grammatica e scrittura» chiamato Fare il punto. Competenti in italiano di Anna Ferralasco, Anna Maria Moiso e Francesco Testa (pubblicato da Pearson). Qui, in teoria, la propaganda immigrazionista proprio non dovrebbe entrare. Eppure… L'impostazione ideologica del manuale è chiarissima. Tantissimi dei testi proposti per i vari esercizi di analisi, per dire, sono tratti da Repubblica. Nel capitolo «La struttura e le tecniche di esposizione» c'è perfino un brano copiato e incollato dal sito di Roberto Saviano, intitolato «Uno scrittore sotto scorta». Gli studenti imparano la grammatica, ma pagina dopo pagina sono punzecchiati da piccole suggestioni politiche. In questo modo, la propaganda è meno evidente, ma forse ancora più efficace. Facciamo un esempio.
A pagina 214 si parla di pronomi relativi e pronomi misti. Bisogna individuarli all'interno di un breve testo. E, guarda un po', il testo in questione si intitola «Libertà di movimento», è corredato da una foto di migranti e recita: «Chiunque abbia desiderio o necessità di spostarsi deve poterlo fare. Chi vuole migliorare la propria condizione e realizzarsi deve essere libero di circolare». Insomma, una celebrazione delle frontiere aperte.
A pagina 599, ecco un altro esercizio. Qui lo studente deve individuare «il problema, la tesi e l'antitesi». Il testo scelto spiega che «la maggior parte degli italiani […] sono convinti che il tasso di criminalità degli stranieri è 5-6 volte superiore a quello dei nostri connazionali e che, senza di loro, il nostro Paese sarebbe senz'altro più sicuro. A smontare questa convinzione è uno studio presentato da Caritas/Migrantes». In realtà, è verissimo che gli stranieri commettano più reati degli italiani, come dimostrano, fra gli altri, i dati diffusi dall'autorevole Luca Ricolfi. Ma il testo aggiunge: «La colpa di tale visione distorta della realtà è da ricercare soprattutto nelle notizie e informazioni diffusi da giornali e tg e nelle campagne elettorali di alcuni partiti politici». Ottimo, qui si unisce l'utile al dilettevole: lo studente impara la grammatica e allo stesso tempo si indottrina. Cose che nemmeno nei migliori regimi.
Compito per lo studente: elenca tutti i benefici portati dall'immigrazione
Compito per casa: «Sottolinea nel testo gli effetti positivi che le migrazioni hanno avuto nel passato e nel presente e riportane almeno quattro nell'elenco sottostante». Subito dopo, ecco quello che viene definito «compito di realtà»: si chiede di «raccontare la storia di un migrante» in occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Questi esercizi sono contenuti nel secondo volume di L'occhio della Storia. Corso integrato di storia e geografia (Laterza) firmato da Andrea Giardina e Claudio Cerreti. Il tomo in questione si rivolge agli studenti delle superiori. È un libro fresco fresco di pubblicazione, visto che la prima edizione è del 2018. I contenuti, però, sono sempre i soliti. Ovvero propaganda immigrazionista a tappeto. A farla da padrone, ancora una volta, sono le tirate a favore della società meticcia, sparse un po' dappertutto nel volume. A pagina 96, per esempio, subito dopo un capitolo dedicato alla storia di Roma, si spiega che «oggi la scuola deve favorire l'integrazione dei figli degli immigrati e quindi la creazione di una società plurietnica e multiculturale».
A pagina 142, invece, si parla di demografia. E indovinate un po' che cosa si afferma... Ovvio: che gli stranieri ci pagano le pensioni. Nei prossimi anni, dicono gli autori, in Italia non ci saranno abbastanza persone in grado di sostenere il sistema previdenziale, «a meno che non prosegua una immigrazione abbastanza consistente da ingrossare le classi in età lavorativa».
La parte migliore, tuttavia, comincia a pagina 281, nel capitolo intitolato «Migrazioni: incontri di popoli». Subito si illustra la «perenne mobilità degli esseri umani». Ovvio: siamo tutti migranti. Molto interessante il focus dedicato agli stranieri in Italia, in cui si precisa che «i cosiddetti “immigrati clandestini"» sono «per la maggior parte entrati in Italia legalmente, con un normale visto d'ingresso, ma poi non lo hanno rinnovato o non hanno chiesto il permesso di soggiorno». Ah, davvero? Curioso.
Quanto agli arrivi con i barconi, invece, si precisa che «su questi temi ci sono purtroppo cattiva informazione, molto allarmismo e dati spesso difficili da interpretare». Già, cattiva informazione come quella che fa questo libro...
Alla fine del capitolo si trova una pagina riassuntiva che sintetizza i concetti principali. Tra le altre cose, spiega: «I migranti sono una risorsa per i Paesi di origine perché ne alimentano l'economia inviando denaro, le cosiddette “rimesse". I migranti sono una ricchezza anche per il Paese che li riceve perché rivitalizzano la struttura demografica - con nuovi nati e un incremento della popolazione giovanile - e sostengono l'economia».
I «meticciamenti», inoltre, «hanno rappresentato una risorsa significativa per lo sviluppo del genere umano: più vulnerabili appaiono agli studiosi i sistemi sociali chiusi, che si sottraggono a questo processo di “mescolamento"». La propaganda, però, non è ancora finita. A pagina 338 si parla di invasioni barbariche, presentate come «migrazioni dei popoli germanici». Scrivono gli autori: «Questo fenomeno migratorio ha contribuito alla costruzione di quel mondo romano-barbarico che è alla base della nostra Europa, quella stessa Europa che oggi si sente spaventata e minaccia dall'arrivo di masse di migranti e rifugiati». Subito dopo, gli studenti sono invitati a informarsi sul fatto che «il presidente dell'Ungheria Victor Orban (si scrive Orbán, ndr) «ha intrapreso una politica di contenimento dei migranti, innalzando una sorta di muro di filo spinato lungo i confini del suo Paese». Proprio cattivo, questo ungherese...
Infine, la perla: a pagina 463 c'è la foto della locandina del Festival Sabir, cioè la kermesse pro migranti organizzata da Arci, Caritas, Cgil, Asgi e numerose altre associazioni (in pratica è una passerella per le Ong). Oltre alla propaganda, dunque, c'è pure la marchetta agli amici attivisti. Il tutto a beneficio degli studenti italiani.
Francesco Borgonovo
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Un libro di testo delle medie spiega che oggi è «necessario iniziare il cammino» verso una nuova civiltà che sia «multietnica, multiculturale e multireligiosa». Chi si oppone alle frontiere aperte esprime una «cultura razzista, xenofoba e intollerante». Compito per lo studente: elenca tutti i benefici portati dall'immigrazione. Il manuale del liceo celebra l'accoglienza pure negli esercizi. E fa pubblicità al festival pro Ong organizzato da Arci e Caritas. Lo speciale contiene due articoli. La distorsione ideologica e politica dei libri di testo agisce a più livelli, ma c'è un tema su cui la propaganda - dalle elementari fino alle superiori - è martellante: l'immigrazione. Partiamo dalle medie, dove è diffuso il testo di educazione civica Le regole dello stare insieme di Alberto Pellegrino, pubblicato da Bulgarini. A pagina 46, il prezioso volume si occupa di razzismo e di migranti. Sentite con che lucidità affronta l'argomento: «Le migrazioni», racconta, «hanno sempre avuto un ruolo importante nello sviluppo economico, politico e sociale della popolazione. Tuttavia, un'immigrazione massiccia e incontrollata può avere gravi ripercussioni sociali e politiche nei Paesi di accoglienza, provocando tensioni etniche e religiose, disagi sociali e scontri anche a livello politico». Fin qui, tutto bene. Ma il testo prosegue: «Non sono quindi sufficienti le misure a favore dell'integrazione, ma devono essere adottati tutti i provvedimenti necessari per impedire qualsiasi manifestazione di razzismo e xenofobia, cioè di avversione verso gli stranieri e verso ciò che proviene dall'estero». Ah, ecco. Non basta integrare gli immigrati, bisogna anche bastonare i razzisti. Notate la sottigliezza: chi si oppone all'immigrazione selvaggia è, automaticamente, un razzista e uno xenofobo. Andiamo avanti. Il libro spiega che «il fenomeno migratorio verificatosi nell'Europa occidentale ha portato alla formazione di un nuovo pluralismo etnico e culturale. […] Purtroppo, parallelamente a queste trasformazioni culturali e religiose, si è assistito alla ripresa di una cultura razzista, xenofoba e intollerante, che in passato era stata condannata a ampiamente rifiutata. Generalmente il razzismo prevede l'esaltazione delle differenze fisiche e culturali, in base alle quali viene identificato il “diverso", che diventa un nemico da fronteggiare e rendere “innocuo"». I razzisti, chiarisce il testo, sono di vario tipo. Ci sono i fanatici che parlano di differenze razziali, poi c'è «una categoria più vasta di persone le quali, di fronte al fenomeno dell'immigrazione, provano smarrimento, irritazione e paura: smarrimento nei confronti di chi è “diverso" per colore della pelle, cultura e religione; irritazione verso chi “invade" il nostro “territorio" e non rispetta le regole sociali e quelle del mercato del lavoro; paura nei confronti di chi viene ritenuto socialmente pericoloso. Queste persone aspirano alla chiusura totale delle frontiere e all'espulsione degli stranieri». Certo, chi è contrario all'immigrazione di massa è spaventato, confuso, arrabbiato. Uno che non ragiona bene, che non capisce. «Fortunatamente però», si legge nel libro, «esiste anche una minoranza che pur riconoscendo le difficoltà connesse alle nuove forme di convivenza, ritiene necessario impegnarsi per arrivare a un'integrazione culturale e sociale fra gruppi etnici diversi». Ah, già, che fortuna: esiste il Pd, esiste Laura Boldrini. Queste sì che sono brave persone con le idee giuste. Attenti, però, perché mica è finita qui. Poco dopo, a pagina 49, si torna sull'argomento. C'è un capitoletto intitolato «Il cammino verso una società multietnica». Nelle poche righe che lo compongono si spiega che, a volte, l'integrazione è molto, molto difficile, anche perché gli immigrati cercano con ogni mezzo di conservare la propria identità culturale e linguistica, come «forma di difesa contro l'isolamento e l'emarginazione». Sapete perché succede? «A volte l'irrigidimento dei gruppi extracomunitari è una risposta a manifestazioni di intolleranza e di razzismo oppure al sorgere di movimenti ideologici e politici a sfondo razzista, che suscitano sentimenti di paura e di ulteriore chiusura». Ovvio: se l'integrazione è difficile è colpa dei «razzisti». Il bello, tuttavia, viene nella conclusione. Il testo per i ragazzini delle medie, infatti, scrive chiaro e tondo: «È tuttavia necessario iniziare il cammino verso una società multietnica, multiculturale e multireligiosa, pacificata dalla nascita di una cultura scaturita da una sintesi di valori e di costumi fra loro diversi». Capito? È «necessario», nientemeno, creare una società multietnica e multireligiosa. E chi si oppone è xenofobo. Dalle medie passiamo alle superiori, per la precisione al manuale di «grammatica e scrittura» chiamato Fare il punto. Competenti in italiano di Anna Ferralasco, Anna Maria Moiso e Francesco Testa (pubblicato da Pearson). Qui, in teoria, la propaganda immigrazionista proprio non dovrebbe entrare. Eppure… L'impostazione ideologica del manuale è chiarissima. Tantissimi dei testi proposti per i vari esercizi di analisi, per dire, sono tratti da Repubblica. Nel capitolo «La struttura e le tecniche di esposizione» c'è perfino un brano copiato e incollato dal sito di Roberto Saviano, intitolato «Uno scrittore sotto scorta». Gli studenti imparano la grammatica, ma pagina dopo pagina sono punzecchiati da piccole suggestioni politiche. In questo modo, la propaganda è meno evidente, ma forse ancora più efficace. Facciamo un esempio. A pagina 214 si parla di pronomi relativi e pronomi misti. Bisogna individuarli all'interno di un breve testo. E, guarda un po', il testo in questione si intitola «Libertà di movimento», è corredato da una foto di migranti e recita: «Chiunque abbia desiderio o necessità di spostarsi deve poterlo fare. Chi vuole migliorare la propria condizione e realizzarsi deve essere libero di circolare». Insomma, una celebrazione delle frontiere aperte. A pagina 599, ecco un altro esercizio. Qui lo studente deve individuare «il problema, la tesi e l'antitesi». Il testo scelto spiega che «la maggior parte degli italiani […] sono convinti che il tasso di criminalità degli stranieri è 5-6 volte superiore a quello dei nostri connazionali e che, senza di loro, il nostro Paese sarebbe senz'altro più sicuro. A smontare questa convinzione è uno studio presentato da Caritas/Migrantes». In realtà, è verissimo che gli stranieri commettano più reati degli italiani, come dimostrano, fra gli altri, i dati diffusi dall'autorevole Luca Ricolfi. Ma il testo aggiunge: «La colpa di tale visione distorta della realtà è da ricercare soprattutto nelle notizie e informazioni diffusi da giornali e tg e nelle campagne elettorali di alcuni partiti politici». Ottimo, qui si unisce l'utile al dilettevole: lo studente impara la grammatica e allo stesso tempo si indottrina. Cose che nemmeno nei migliori regimi. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/a-scuola-si-costruisce-la-societa-meticcia-2617489968.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="compito-per-lo-studente-elenca-tutti-i-benefici-portati-dall-immigrazione" data-post-id="2617489968" data-published-at="1765783751" data-use-pagination="False"> Compito per lo studente: elenca tutti i benefici portati dall'immigrazione Compito per casa: «Sottolinea nel testo gli effetti positivi che le migrazioni hanno avuto nel passato e nel presente e riportane almeno quattro nell'elenco sottostante». Subito dopo, ecco quello che viene definito «compito di realtà»: si chiede di «raccontare la storia di un migrante» in occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Questi esercizi sono contenuti nel secondo volume di L'occhio della Storia. Corso integrato di storia e geografia (Laterza) firmato da Andrea Giardina e Claudio Cerreti. Il tomo in questione si rivolge agli studenti delle superiori. È un libro fresco fresco di pubblicazione, visto che la prima edizione è del 2018. I contenuti, però, sono sempre i soliti. Ovvero propaganda immigrazionista a tappeto. A farla da padrone, ancora una volta, sono le tirate a favore della società meticcia, sparse un po' dappertutto nel volume. A pagina 96, per esempio, subito dopo un capitolo dedicato alla storia di Roma, si spiega che «oggi la scuola deve favorire l'integrazione dei figli degli immigrati e quindi la creazione di una società plurietnica e multiculturale». A pagina 142, invece, si parla di demografia. E indovinate un po' che cosa si afferma... Ovvio: che gli stranieri ci pagano le pensioni. Nei prossimi anni, dicono gli autori, in Italia non ci saranno abbastanza persone in grado di sostenere il sistema previdenziale, «a meno che non prosegua una immigrazione abbastanza consistente da ingrossare le classi in età lavorativa». La parte migliore, tuttavia, comincia a pagina 281, nel capitolo intitolato «Migrazioni: incontri di popoli». Subito si illustra la «perenne mobilità degli esseri umani». Ovvio: siamo tutti migranti. Molto interessante il focus dedicato agli stranieri in Italia, in cui si precisa che «i cosiddetti “immigrati clandestini"» sono «per la maggior parte entrati in Italia legalmente, con un normale visto d'ingresso, ma poi non lo hanno rinnovato o non hanno chiesto il permesso di soggiorno». Ah, davvero? Curioso. Quanto agli arrivi con i barconi, invece, si precisa che «su questi temi ci sono purtroppo cattiva informazione, molto allarmismo e dati spesso difficili da interpretare». Già, cattiva informazione come quella che fa questo libro... Alla fine del capitolo si trova una pagina riassuntiva che sintetizza i concetti principali. Tra le altre cose, spiega: «I migranti sono una risorsa per i Paesi di origine perché ne alimentano l'economia inviando denaro, le cosiddette “rimesse". I migranti sono una ricchezza anche per il Paese che li riceve perché rivitalizzano la struttura demografica - con nuovi nati e un incremento della popolazione giovanile - e sostengono l'economia». I «meticciamenti», inoltre, «hanno rappresentato una risorsa significativa per lo sviluppo del genere umano: più vulnerabili appaiono agli studiosi i sistemi sociali chiusi, che si sottraggono a questo processo di “mescolamento"». La propaganda, però, non è ancora finita. A pagina 338 si parla di invasioni barbariche, presentate come «migrazioni dei popoli germanici». Scrivono gli autori: «Questo fenomeno migratorio ha contribuito alla costruzione di quel mondo romano-barbarico che è alla base della nostra Europa, quella stessa Europa che oggi si sente spaventata e minaccia dall'arrivo di masse di migranti e rifugiati». Subito dopo, gli studenti sono invitati a informarsi sul fatto che «il presidente dell'Ungheria Victor Orban (si scrive Orbán, ndr) «ha intrapreso una politica di contenimento dei migranti, innalzando una sorta di muro di filo spinato lungo i confini del suo Paese». Proprio cattivo, questo ungherese... Infine, la perla: a pagina 463 c'è la foto della locandina del Festival Sabir, cioè la kermesse pro migranti organizzata da Arci, Caritas, Cgil, Asgi e numerose altre associazioni (in pratica è una passerella per le Ong). Oltre alla propaganda, dunque, c'è pure la marchetta agli amici attivisti. Il tutto a beneficio degli studenti italiani. Francesco Borgonovo
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 15 dicembre con Flaminia Camilletti
Meloni ha poi lanciato un altro attacco all’opposizione a proposito di Abu Mazen, presidente della Palestina: «La sua bella presenza qui ad Atreju fa giustizia delle accuse vergognose di complicità in genocidio che una sinistra imbarazzante ci ha rivolto per mesi». E ancora contro la sinistra: «La buona notizia è che ogni volta che loro parlano male di qualcosa va benissimo. Cioè parlano male di Atreju ed è l’edizione migliore di sempre, parlano male del governo, il governo sale nei sondaggi, hanno tentato di boicottare una casa editrice, è diventata famosissima. Cioè si portano da soli una sfiga che manco quando capita la carta della Pagoda al Mercante in fiera, visto che siamo in clima natalizio. E allora grazie a tutti quelli che hanno fatto le macumbe». L’altra stilettata ironica a proposito del premio dell’Unesco che riconosce la cucina italiana come bene immateriale dell’umanità: «A sinistra non è andato bene manco questo. Loro non sono riusciti a gioire per un riconoscimento che non è al governo ma alle nostre mamme e nonne, alle nostre filiere, alla nostra tradizione, alla nostra identità. Hanno rosicato così tanto che è una settimana che mangiano tutti dal kebabbaro. Veramente roba da matti». Ricordando l’unità della coalizione, Meloni ha sottolineato che questa destra «non è un incidente della storia» rivendicando le iniziative adottate in tre anni di esecutivo. Il premier ha poi toccato i temi di attualità e a proposito dell’equità fiscale rivendicata dall’opposizione ha scandito: «Non accettiamo lezioni da chi fa il comunista con il ceto medio e il turbo capitalista a favore dei potenti. Oggi il Pd si indigna perché gli Elkann vogliono vendere il gruppo Gedi e non ci sarebbero garanzie per i lavoratori però quando chiudevano gli stabilimenti di Stellantis ed erano gli operai a perdere il posto di lavoro, tutti muti. Anche Landini sul tema fischiettava». Non sono mancati i riferimenti ai temi caldi del centrodestra: immigrazione, riforma della giustizia, guerra in Ucraina ed Ue con il disimpegno di Trump e il Green Deal.
Sul palco anche i due vicepremier. «La mia non vuole essere solo una presenza formale, ma una presenza per riconfermare un impegno che tutti noi abbiamo preso nel 1994» ha detto il leader di Fi Antonio Tajani. «Ma gli accordi di alleanze fatte soprattutto di lealtà e impegno, devono essere rinnovati ogni giorno. La ragione di esistere di questa coalizione è fare l’interesse di ciascuno dei 60 milioni di cittadini italiani. E lo possiamo fare garantendo, grazie all’unità di questa coalizione, stabilità politica a questo Paese». Per il leader leghista Matteo Salvini “c’è innanzitutto l’orgoglio di esserci dopo tanti anni. Ci provano in tutti i modi a far litigare me e Giorgia. Ma amici giornalisti, mettetevi l’anima in pace: non ci riuscirete mai». Poi il ministro dei Trasporti ha assicurato che farà «di tutto» per avviare i lavori per il Ponte sullo Stretto, ha rilanciato sull’innalzamento del tetto del contante e sull’impegno anti maranza e infine ricordato come il governo stia facendo un buon lavoro nella tassazione delle banche.
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C'è un'invenzione che si deve agli aviatori, anzi, a un minuto personaggio brasiliano stanco di dover cercare l'orologio nel suo taschino mentre pilotava l'aeroplano.
Getty Images
Se a causa degli scandali, il supporto alla resistenza ucraina mostra vistose crepe, con più della metà degli italiani che non è intenzionata a sostenere militarmente le truppe che cercano di respingere l’armata russa, non è che i soldati che da quasi quattro anni combattono sembrano poi pensarla in modo molto diverso. Sul Corriere della Sera ieri è stata pubblicata un’immagine in cui si vedono militari in divisa sfatti dalla fatica. Tuttavia, a colpire non è la stanchezza dei soldati, ma la loro età. Si capisce chiaramente che non si tratta di giovani bensì di anziani, considerando che comunque l’età media dei militari è superiore ai 40 anni. Uomini esausti, ma soprattutto anagraficamente lontani da un’immagine di agilità e forza. Intendiamoci, a volte gli anni portano esperienza e competenza, soprattutto al fronte, dove serve sangue freddo per non rischiare la pelle. Ma non è questo il punto: non si tratta di pensionare i militari più vecchi, ma di reclutare i giovani e questo è un problema che la fotografia pubblicata sul quotidiano di via Solferino ben rappresenta. Il giornale, infatti, ci informa che 235.000 militari non si sono presentati ai loro reparti e quasi 54.000 sono già stati ufficialmente dichiarati disertori. In pratica, un soldato su quattro del milione mobilitato pare non avere alcuna intenzione di imbracciare un fucile. Per quanto le guerre moderne si combattano con l’Intelligenza artificiale, con i satelliti e i droni, poi alla fine la differenza la fanno sempre gli uomini. A Pokrovsk, la città che da un anno resiste agli assalti delle truppe russe, impedendo agli uomini di Putin di dilagare nel Donbass, se non ci fossero reparti coraggiosi che continuano a respingere gli invasori, Mosca avrebbe già visto sventolare la sua bandiera sui tetti delle poche costruzioni rimaste in piedi dopo mesi di bombardamenti devastanti.
Il tema delle diserzioni, della fuga all’estero di centinaia di migliaia di giovani che non vogliono morire sotto le bombe, è tale che in Polonia e Germania, ma anche in altri Paesi confinanti, si sta facendo pressione per impedire l’arrivo di ulteriori fuggiaschi. Se si guarda al numero di chi non ha intenzione di combattere si capisce perché è necessario raggiungere una tregua. Quanto ancora potrà resistere l’Ucraina in queste condizioni? A marzo comincerà il quinto anno di guerra. Un conflitto che rischia di non avere precedenti, per numero di morti e per la devastazione. E soprattutto uno scontro che minaccia di trascinare in un buco nero l’intera Europa, che invece di cogliere il pericolo sembra scommettere ancora sulle armi piuttosto che sulla tregua. C’è chi continua a invocare una pace giusta, ma la pace giusta appartiene alle aspirazioni, non alla realtà.
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