2024-12-06
A perdere sono anche i macroniani nostrani
Spiazzati i giornali e i politici che a sinistra avevano fatto a gara nell’elogiare la strategia dell’inquilino dell’Eliseo. Ma il vero sconfitto è Sergio Mattarella, grande sponsor del Trattato del Quirinale e tessitore di rapporti speciali con un leader inadeguato.No, l’Ultima cena di Gesù con la drag queen, vanto della cerimonia di apertura delle Macroniadi, non gli ha portato bene. Nessuno ha tradito Emmanuel Macron, più che altro beffato da sé stesso e dalla propria spavalderia. E tanto meno lo hanno tradito i tanti amici italiani, dai giornaloni alle coccarde tricolori del centrosinistra, da Sandro Gozi a Stefano Bonaccini, passando per Lia Quartapelle, Ivan Scalfarotto, Raffaella Paita e, naturalmente, Elly Schlein. Tutti a lodare il «coraggio» del presidente francese nel volare a elezioni anticipate dopo la sconfitta alle Europee e a complimentarsi per i risultati del secondo turno, in cui Macron «ha fatto muro contro le destre». Ma il capo dei macroniani d’Italia è quello che parla di meno, Sergio Mattarella. Nel weekend dell’Immacolata sarà a Parigi per la trionfale riapertura di Notre Dame e sarà ospitato con tutti gli onori da un Macron mai così in basso nella sua parabola politica. Nel centrosinistra ci sono varie leggende su quanto sia pericoloso essere nel mirino di Romano Prodi e delle sue profezie. L’ex premier dell’Ulivo da sempre ama poco Macron e il 12 giugno scorso, tre giorni dopo le elezioni europee che avevano sancito il trionfo di Marine Le Pen e di Jordan Bardella, commenta a caldo lo scioglimento delle Camere francesi: «Quando si assiste a delle mosse impreviste è difficile spiegarle. In Francia i risultati sono cattivi ma non si discostano dalle previsioni». E della mossa di Macron dice con ironia: «Una grande strategia geniale non la vedo e a mio giudizio quello che ha fatto Macron è sbagliato». I suoi eredi della sinistra non l’hanno ascoltato. Le elezioni anticipate volute dall’inquilino dell’Eliseo si tengono il 30 giugno e il 7 luglio. La grande affermazione del «nemico pubblico» Front National spinge moderati, macroniani, socialisti e sinistra a fare una serie di giochi di sponda nei collegi per minimizzare la sconfitta. Risultato raggiunto, a pena però di affidarsi poi a un governo balneare. L’11 giugno, dopo l’euroscoppola di Macron, il primo a cantare nel Pd è Stefano Bonaccini. Il presidente dell’Emilia-Romagna, su La7, spiega al telepopolo: «Non darei per scontato il trionfo della Le Pen. Credo che Macron abbia fatto bene a scommettere sulle elezioni, d’altra parte non c’erano ragioni politiche per proseguire». Subito dopo il primo turno, il primo luglio, arriva Lia Quartapelle, capogruppo del Pd in commissione Affari Esteri: «Macron ha giocato una partita molto pericolosa, che molti in Francia hanno fatto fatica a capire. Ma dalle urne emerge che, come nel resto d’Europa, la destra estrema prende un terzo dei voti, ma i due terzi dei francesi votano le altre forze, i socialisti, i repubblicani tradizionali, i liberali, i verdi, l’estrema sinistra di Mélenchon». E quindi? «La dinamica è avviata, guai per la Francia e per l’Europa se si sbagliano le mosse», ammonisce la consorte di Claudio Martelli. Il 7 luglio, dopo che i francesi sono tornati alle urne, tocca a un’altra esperta del calibro di Raffaella Paita suonare trombe e trombette. La coordinatrice dei renziani annuncia che «anche in Francia il centro riformista si dimostra vivo e decisivo: la mossa di Macron si è rivelata vincente per impedire agli estremisti di Bardella e Le Pen di ottenere la maggioranza assoluta. E pensare che c’è chi lo dava per morto». Inutile infierire oggi su queste maldestre parole. Però va ricordato che sempre Prodi, pochi giorni dopo, spiega che «Macron ha fatto l’apprendista stregone e ora è complicato formare un governo» (11 luglio al Corriere della Sera). Il suo ex allievo e assistente Sandro Gozi, oggi eurodeputato macroniano, invece twittava felice che «la notizia della morte del centro e del macronismo era grandemente esagerata». Mentre l’italovivo Ivan Scalfarotto, il 7 luglio, punta il dito: «L’assalto alle istituzioni dell’estrema destra, che dopo le Europee sembrava fatto, è fallito: chi da un mese dava dell’irresponsabile a Macron, insomma, si sbagliava di grosso». Sei mesi di instabilità politica, in piena recessione economica e crisi di bilancio, non sono irresponsabili. Sono semplicemente lunari. Anche il segretario Schlein, in più riprese, ha appoggiato la folle scommessa di Macron e l’8 luglio, dopo il secondo turno, dettava felice alle agenzie: «Il risultato delle elezioni in Francia dimostra che la destra si può battere». Certo, ma a che prezzi? E nominare premier un vecchio arnese gollista come Michel Barnier è «una cosa di sinistra?». Di sicuro, per tutta l’estate i giornali italiani hanno reso omaggio al coraggio e alla sfrontatezza di Macron, con Repubblica che il 6 luglio magnificava «la strategia di Macron: far bruciare Bardella, poi un patto repubblicano». In politica estera però, ci sono i passanti e ci sono i registi. Da noi nel centrosinistra il regista è uno solo, il presidente Sergio Mattarella, macronista della prima ora. Tre anni fa, l’inquilino del Colle ha firmato volentieri il Trattato del Quirinale, che nella migliore delle ipotesi è pura propaganda e nella peggiore è un’elegante forma di neocolonialismo francese, visti i rapporti di forza nella difesa, nell’auto, nella finanza, nelle banche e nelle assicurazioni. Mattarella e Macron si incontrano regolarmente e sono sempre abbracci e minuetti a favore di telecamere. Quando ci furono ruggini tra Giorgia Meloni e il presidente francese, il capo dello Stato italiano ha mediato e ricucito in ogni modo. E sabato Mattarella salterà la prima della Scala per volare a Parigi nella cattedrale di Notre Dame a salutare l’amico Emmanuel. Che però forse, dopo questo devastante 2024, farebbe meglio ad andare a Lourdes.
Jose Mourinho (Getty Images)