2025-03-11
A Milano lascia l’assessore alla casa. Faida nei dem sul nome del sostituto
Giuseppe Sala e Guido Bardelli
Guido Bardelli si dimette, ma contesta la divulgazione dei suoi messaggi con Giovanni Oggioni, ex vice della commissione paesaggio. La Elly Schlein vuole l’ultima parola sulla scelta del successore. Beppe Sala non si scusa per il blocco edilizio. Mentre il sindaco di Milano Beppe Sala si difende dalle accuse di aver violato le leggi sull’urbanistica (e non rinuncia al Salva Milano), nel dietro le quinte di palazzo Marino va in scena una vera e propria guerra interna al centrosinistra su chi dovrà prendere il posto dell’assessore alla Casa Guido Bardelli. È una battaglia che parte da Roma, con il Pd di Elly Schlein che vuole avere l’ultima parola sulla decisione, ma che passa anche da Milano e tocca tutti i partiti della maggioranza di palazzo Marino che anche nei loro interventi di ieri in consiglio hanno fatto capire di avere idee completamente diverse sull’argomento. E intanto il centrodestra compatto, da Fratelli D’Italia alla Lega, chiede le dimissioni del primo cittadino. Del resto nel suo intervento Sala non si è scusato con la cittadinanza per la paralisi del settore urbanistico. Anzi ha voluto ribadire di non aver violato le leggi, nonostante le decine di inchieste sui progetti edilizi e soprattutto l’arresto per corruzione dell’ex vicepresidente della commissione paesaggio Giovanni Oggioni. Così come Bardelli, che ha annunciato le dimissioni («Rimetto il mio mandato a beneficio della libertà e serenità di tutti»), chiedendo poi che «sia rispettata la segretezza della corrispondenza come dice la Costituzione». Si tratta di un riferimento ai messaggi contenuti nell’ordinanza di custodia cautelare tra lui e lo stesso Oggioni (prima di diventare assessore) e pubblicati dai quotidiani, dove ci si augurava di far cadere la giunta Sala. Il vuoto lasciato da Bardelli ha scatenato subito le prima schermaglie tra le anime politiche ma anche tecniche della città. C’è chi si aspetta nelle prossime ore una presa di posizione del sindaco, che dovrebbe trovare una sintesi, anche se al momento tutti sembrano andare in ordine sparso. Circolano infatti da giorni i nomi più disparati. Dall’ex segretario regionale del Pd Pietro Bussolati all’ex sindaco di Cormano Roberto Cornelli, passando per Fabio Pizzul e Emanuele Fiano. Sono tutti profili politici sponsorizzati dai dem, per inserire una figura in giunta che abbia un filo diretto con la segretaria Schlein. La situazione in città non sta andando bene, le elezioni si avvicinano e il Pd vuole cercare di non perdere il vantaggio sul centrodestra registrato anche alle ultime Europee. Ma la questione non è così semplice. C’è anche un altro partito che spinge. È quello del Politecnico di Milano, l’Università che in queste settimane è finita sui quotidiani perché molti suoi professori e ricercatori sono stati coinvolti nelle inchieste sull’urbanistica. D’altra parte, dal presidente della Triennale Stefano Boeri fino a Cino Zucchi o a Paolo Mazzoleni, sono almeno una decina i professori universitari indagati dalla Procura nelle inchieste sul «sistema» dell’urbanistica milanese. A circolare per il posto di Bardelli ci sono così anche i nomi di Matteo Bolocan, presidente del centro studi Pim, e Gabriele Pasqui, docente di Politiche urbane nell’ateneo di piazza Leonardo, o ancora Elena Granata, altra docente dell’ateneo. Tra i tanti nomi fatti c’è poi quello di Alessandro Maggioni, presidente del cda del Consorzio Cooperative Lavoratori (che ha già detto di non essere disponibile) e quello dell’architetto Federica Verona, esperta di sviluppo delle periferie. In sostanza è una lista lunghissima. Carlo Monguzzi dei Verdi, tra i più critici di Sala e del provvedimento Salva Milano in questi mesi, ha ribadito che, come assessore al posto di Bardelli, «dovrebbe essere nominato un urbanista che si è sempre dichiarato contrario» a quello che nel centrodestra hanno ribattezzato Salva Sala. Di diverso parere ancora è invece Alessandro Giungi, altro consigliere comunale del Pd, che invece ha ribadito come, secondo lui, «l’assessore non dovrebbe aver alcun conflitto di interesse. Così come noi consiglieri comunali non possiamo stare nei consigli di amministrazione, così dovrebbe essere lo stesso anche per il nuovo assessore alla Casa». Per Enrico Marcora di Fratelli D’Italia, è giunto il momento per Sala «di dimettersi e di non fare come in Expo, quando ha addossato la responsabilità ad altri». Mentre il capogruppo di Fdi Riccardo Truppo chiede le dimissioni del primo cittadino e rilancia il provvedimento parlamentare in stallo al Senato «Se il sindaco si dimette è possibile che il Salva Milano avrà un suo cammino. Non si può permettere di avere però il Salva Sala e una maggioranza in Comune che non sa in che direzione portare la città». Ma nel frattempo continuano anche le indagini della procura di Milano. Le ultime novità riguardano la trasparenza di palazzo Marino online. A quanto ricostruito dai magistrati, un link sul sito del Comune di Milano che riportava informazioni e parti del Piano Regolatore sulle aree del centro storico, dove sorgerà un albergo da 199 camere di Rimond con un aumento delle volumetrie in violazione della legge, sarebbe stato a un certo punto disattivato. Erano informazioni a cui dovevano avere accesso i cittadini. A spiegarlo è stato un dirigente del Comune, non indagato, sentito a inizio dicembre. Secondo i pm anche questo link disattivato sarebbe stato un inquinamento probatorio da parte di Oggioni. «Ma se un cittadino avesse necessità di visionarle a parte l’archivio cartaceo come può fare?». E il dirigente testimone ha risposto: «Tramite accesso agli atti. Sul sito del Comune non è più possibile. Questi elaborati non sono più attuali e non servono più». In realtà riguardavano procedure in itinere. Per questo la Gdf è stata costretta a recuperarli il 23 dicembre scorso.