2020-03-10
A marzo in arrivo tasse per 13 miliardi: la priorità è sospenderle tutte subito
Non basta uno slittamento: bisogna assicurare liquidità alle imprese per tenerle vive e ai privati per pagare gli affitti. Le misure del Mef arriveranno tardi e non basteranno.Non tutti al governo hanno capito che la situazione attuale richiede parametri straordinari. Non vale nemmeno più il paradigma che separa le politiche espansive da quelle recessive che perseguono il pareggio di bilancio e i parametri europei. Le scelte che un governo sarà tenuto a fare nelle prossime settimane sono straordinarie. Purtroppo la nota del Mef di ieri mattina dimostra che ci sono un po' troppi marziani tra i giallorossi. In un momento in cui non ci sono letti negli ospedali e i medici sono e saranno tenuti a scegliere chi curare e cercare di salvare e chi abbandonare. Chi guida il ministero dell'Economia con un tempismo macabro tiene a ricordare che non si scardinano i parametri europei. «Come già ribadito nella relazione inviata al Parlamento, nel richiedere un'autorizzazione a incrementare l'indebitamento netto della pubblica amministrazione nel 2020», si legge nella nota, «il governo si è impegnato a riprendere il sentiero di consolidamento del bilancio e di riduzione del rapporto tra debito e Pil non appena ciò sarà possibile alla luce dell'evoluzione dell'epidemia in Italia e a livello internazionale». In sostanza aiuti all'economia, ma limitati per riprendere subito il cammino verso il deficit zero. Speriamo che il governo Conte non faccia nulla di quanto dichiarato ieri e come al solito faccia cadere gli annunci nel vuoto. Adesso servirebbe un governo diverso e capace di gestire l'emergenza e la parziale militarizzazione del Paese (se i prossimi giorni lo richiedessero), e il Paese attende pochi ma importanti interventi a favore di chi continua a lavorare e a sostegno di chi rischia di perdere il posto. Per prima cosa bisogna sospendere il pagamento delle tasse. Non slittarle ma sospenderle per lasciare ad aziende e privati la liquidità nel portafoglio. È l'aiuto immediato che consentirà agli imprenditori di non pagare le imposte dirette, di mantenere in cassa metà della liquidità necessaria a continuare a pagare gli stipendi anche se nei prossimi due mesi ci sarà un blocco dei pagamenti da parte dei fornitori. Lombardia e Veneto sono i due motori dell'Italia. Se saltano, salta l'intero Paese. Bisogna consentire anche a chi non ha contratti a tempo indeterminato di ricevere i flussi mensili. Stesso discorso per le partite Iva che altrimenti verranno sacrificate come dei bancomat. La moratoria dei mutui è una ottima cosa, ma chi paga l'affitto come fa senza il portafoglio adeguatamente irrorato? Dalle tabelle pubbliche sul sito del Mef si vede che solo il mese di marzo (dati del 2019 molto vicini a quelli del 2020) vale 13 miliardi di euro di gettito da imposte dirette, come l'Iperf e Ires. A fine marzo c'è una decina di scadenze. Solo di ritenute nel settore privato a fine marzo saremo costretti a versare qualcosa come 6 miliardi di euro. Esentare il Nord da consueto massacro fiscale, significa per lo Stato rinunciare spannometricamente a circa 7 miliardi. Se poi si prendono in considerazione le imposte indirette ci sono in ballo altri 16 miliardi. Di cui poco più di 10 sono di Iva e quindi sono difficili da toccare. Basterebbe però sospendere per un mese le accise e si taglierebbero in tutta Italia ben 2 miliardi di euro. Facile pensare che la metà venga pagata nelle due-tre regioni del Nord oggi colpite dal coronavirus. Un discorso simile, purtroppo, dovremmo farlo per aprile, mese in cui solo le imposte dirette salgono a 15 miliardi. In questo modo si attiva il circolo virtuoso della liquidità. Al momento, invece, il governo ha deciso di passare in Parlamento per chiedere un po' di flessibilità all'Europa con cui varare il tanto annunciato piano da 7,5 miliardi. «Si punta a garantire indennizzi a tutti i settori colpiti. Finora», spiegano alle agenzie fonti governative, «erano allo studio meccanismi di ristoro totale per tutte le attività della zona rossa ma ora si intende estendere gli indennizzi anche alle altre zone del Paese colpite da ordinanze restrittive del governo o delle singole Regioni. Per la sola zona rossa si era ipotizzato per le imprese un indennizzo del 100% delle perdita subita rispetto all'esercizio precedente in presenza di un calo del fatturato stimato di almeno il 25-30% ma visto che il blocco delle attività interessa ora tutto il Paese, riferiscono le stesse fonti, considerando le risorse disponibili, e compatibilmente con la gestione dell'emergenza sanitaria che cresce, il ristoro potrebbe essere solo parziale». Il governo, infine - ha spiegato ieri il viceministro dell'Economia, Antonio Misiani, sta lavorando poi a una moratoria molto ampia per i prestiti alle imprese e alle famiglie per garantire liquidità . «È in corso il dialogo con Bankitalia e si studia un meccanismo di parziale garanzia pubblica che aiuti il sistema bancario a sostenere questo intervento», ha detto. Allo stesso tempo si punta a rafforzare il Fondo di garanzia per il credito alle imprese e il sistema degli ammortizzatori sociali per garantire copertura anche ai lavoratori che non ne beneficiano. Interventi benvenuti, ma infinitamente tardivi e limitati per il dramma che migliaia di imprese e almeno 20 milioni di italiani si stanno apprestando a vivere. Quando queste misure annunciate entreranno in circolo sarà tardi. La liquidità serve subito. In Francia - dovremmo imparare - sono pronti a fare di testa propria. Come prima cosa ieri il ministro Bruno Le Maire ha chiesto all'Ue di cambiare le regole sulle sofferenze bancarie perché le banche d'Oltralpe siano libere di valutare i fidi anche al di fuori dei parametri precostituiti e decisi dagli euroburocrati per tempi teorici di prosperità.
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