2018-09-07
A forza di islam a tutti i costi, le strade di Londra diventano antisemite
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Mentre l'Occidente appare quasi paralizzato e imbambolato dalle campagne «politically correct» e dalle prediche contro l'hate speech (con il presupposto, neanche tanto subliminale, che a dover essere represse siano le posizioni di destra, il presunto razzismo anti-immigrati e l'islamofobia), Londra e l'Inghilterra si svegliano assediate da un nemico che per alcuni era impensabile: l'antisemitismo.Un paio di giorni fa, di notte (i londinesi se ne sono accorti all'alba), in prossimità delle stazioni di Westminster, Waterloo e Bloomsbury, sono stati affissi poster con lo slogan "Israele razzista". La cosa singolare - le foto parlano chiaro - è che non si è trattato di affissioni pasticciate e dilettantesche, ma di poster affissi a regola d'arte, sia pure clandestinamente e senza autorizzazione. I manifesti sono stati ovviamente rimossi: erano stati affissi dai militanti filopalestinesi del gruppo London Palestine Action per protestare contro la decisione del Partito Laburista, presa la scorsa settimana, di accettare nel proprio codice di condotta la definizione di antisemitismo decisa dall'International Holocaust Remembrance Alliance.Ma alle sincere intenzioni dei Laburisti e di Jeremy Corbyn non crede proprio nessuno: anzi, sul leader di sinistra e sulla sua cerchia pende l'accusa di fomentare una pericolosa campagna antiebraica, dai risvolti letteralmente sconcertanti.Perfino in occasione dell'adozione della definizione di antisemitismo da parte del suo partito, Corbyn, in questo caso messo in minoranza dai suoi, aveva provato a far aggiungere una frasetta per continuare a giustificare «la descrizione di Israele, delle sue politiche e della sua fondazione come razziste per il loro impatto discriminatorio».Ben al di là delle parole, il quadro dei comportamenti di Corbyn lascia senza respiro. Sono uscite sue foto (scattate in Tunisia nel 2014) mentre depone una corona di fiori di fronte alla targa che onora il fondatore di Settembre Nero, il gruppo terroristico responsabile, tra l'altro, della strage di atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco del 1972. Corbyn ha dichiarato – per tutta risposta – che si trovava in quel cimitero solo per omaggiare le vittime di un bombardamento israeliano del 1985.Intanto, Scotland Yard ha aperto un'inchiesta su 45 dirigenti del Labour accusati di antisemitismo: uno è addirittura sospettato di aver definito gli ebrei un «cancro» e di aver aggiunto che non bisogna usare le camere a gas, perché il «gas è costoso e ci serve in Inghilterra».Sembra uno scherzo, ma c'è veramente poco da ridere: perfino l'ex grand wizard dei razzisti americani del Ku Klux Klan ha recentemente elogiato Corbyn per i suoi attacchi contro Israele, denunciando «l'nfluenza sionista su politici, media e governo». David Duke, che appunto guidava il KKK in Louisiana negli anni Settanta e aveva già apprezzato l'ascesa di Corbyn alla guida del Labour nel 2015, in una trasmissione radiofonica dei giorni scorsi è tornato sul tema, aggiungendo che «non è nell'interesse degli inglesi sostenere lo Stato ebraico».Intanto, secondo un sondaggio Survation commissionato da The Jewish Chronicle, ben più di un cittadino ebreo inglese su tre (per l'esattezza, il 38%) prenderebbe in considerazione l'ipotesi di emigrare se Corbyn diventasse primo ministro. Il presidente del Jewish Leadership Council, Jonathan Goldstein,, commentando il sondaggio-choc, ha dichiarato: «Se i membri della nostra comunità sono pronti a lasciare il Paese perché si sentono minacciati da un possibile primo ministro, questo dovrebbe preoccupare tutti, non solo gli ebrei».Aggiungete a tutto ciò le continue - e spesso estremamente controverse - dichiarazioni del sindaco di Londra (il musulmano laburista Sadiq Khan), le polemiche furiose (al grido: "islamofobia!") se qualcuno, nel dibattito pubblico, osa porre problemi sull'effettiva integrazione di molti islamici, lo stillicidio di attentati di marca islamista, e - infine - le ripetute rilevazioni secondo cui un numero consistente di islamici residenti in Inghilterra vorrebbero l'introduzione della sharia, e il quadro apparirà in tutta la sua inquietante completezza.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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