2025-01-09
Riportata a casa. Rimessi a cuccia
Cecilia Sala e Giorgia Meloni (Ansa)
I leader di sinistra, a partire da Matteo Renzi, insieme ai giornali progressisti, avevano descritto una gestione caotica del caso. E chi sperava in tempi lunghi, per inchiodare l’esecutivo, prova ad aggrapparsi a presunti riscatti.E adesso, con la liberazione di Cecilia Sala grazie a una straordinaria opera di collaborazione fra diplomazia e servizi italiani gestita personalmente dal presidente del Consiglio, chi consolerà i leader dell’opposizione privati dell’argomento chiave per fare polemica contro Giorgia Meloni? Provate a rileggervi le dichiarazioni di alcuni leader della sinistra e anche a riguardarvi le critiche che i giornaloni hanno mosso a Palazzo Chigi. Per giorni abbiamo dovuto sorbirci le lezioncine di Matteo Renzi, il quale spiegava che per ottenere la scarcerazione della giornalista del Foglio era indispensabile riunire le opposizioni e informarle della situazione. Per raggiungere l’obiettivo, mentre sciava sulle piste di Cortina, il senatore semplice di Scandicci si dichiarava perfino disposto a interrompere le vacanze, ma allo stesso tempo accusava il governo di aver lasciato la vicenda principalmente nelle mani degli uomini dei servizi segreti. «La disponibilità del sottosegretario Mantovano a riferire al Copasir è il minimo sindacale, ma è del tutto insufficiente ad affrontare la complessità del problema», scriveva proprio lo stesso Renzi pochi giorni fa in una lettera alla Verità. «Davvero per la premier questa vicenda riguarda solo le agenzie di intelligence per cui individua la sede del Copasir come luogo di confronto?». Il disappunto del fondatore di Italia viva è tracimato su più organi di stampa, insieme con quello del resto dell’opposizione, di Elly Schlein e Giuseppe Conte, pronti ad accusare i vertici di Palazzo Chigi di non aver allertato Cecilia Sala dopo l’arresto disposto dalla Procura di Milano del tecnico informatico da cui è scaturita la rappresaglia nei confronti della giornalista. Inesperienza, inefficienza, ritardi eccetera. Ovviamente dalle stesse persone che difendono l’autonomia della magistratura, ma che se c’è la possibilità di far polemica sono perfino pronti a sostenere che il governo avrebbe dovuto influenzare l’azione della Procura, magari per ottenere, se non l’inottemperanza alla richiesta di arresto del cittadino con passaporto elvetico e iraniano, almeno la sua immediata rimessa in libertà.Per cercare di sfruttare cinicamente il caso, soprattutto dopo la mossa a sorpresa del viaggio di Giorgia Meloni a Mar-a-Lago, per incontrare (e probabilmente informare) Donald Trump, a sinistra hanno provato, con la collaborazione di alcuni giornali, a montare un conflitto interno alla maggioranza e ai vertici dei nostri apparati di sicurezza. Prima con le accuse al presidente del Consiglio di aver agito da sola, senza informare i partner e i nostri apparati diplomatici. Poi approfittando delle dimissioni di Elisabetta Belloni dal vertice del Dis, il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, ovvero la struttura di coordinamento delle agenzie di intelligence. In pratica, si volevano mettere in luce l’impreparazione e anche la confusione all’interno del governo, denunciando l’incapacità di ottenere in tempi brevi la scarcerazione di Cecilia Sala. Purtroppo per i leader politici alla Renzi e per i giornali della parrocchia progressista, ma meglio, molto meglio, per Cecilia Sala e i suoi familiari, le cose sono andate diversamente. Il blitz negli Stati Uniti e le mosse concordate tra diplomatici e 007 (a Teheran si è recato personalmente il capo dell’Aise, il generale Giovanni Caravelli), hanno ottenuto la liberazione, senza neppure attendere che il rientro della giornalista coincidesse con quello del tecnico informatico arrestato su richiesta degli Stati Uniti.Ovviamente il circo degli speculatori sulla pelle degli altri non si è arrestato neppure ieri. Incassato il successo personale di Giorgia Meloni, sui siti già rimbalzava la domanda di rito: che cosa è stato pagato in cambio? Quali accordi segreti avrebbe stretto il presidente del Consiglio con l’Iran e anche con gli Stati Uniti? Segnalo soltanto che nel passato sono stati rapiti da vari tagliagole alcuni giornalisti, tra i quali Giuliana Sgrena del Manifesto e Daniele Mastrogiacomo di Repubblica, oltre a varie vispe terese, tra le quali Simona Pari e Simona Torretta, Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, ma nessuno cercò di andare fino in fondo per capire che cosa si fosse dato in cambio. Anzi, quando un giornale scrisse che per l’inviato del quotidiano ai tempi di proprietà di Carlo De Benedetti fosse stato pagato un riscatto di 9 milioni, a smentire ci pensò direttamente il ministro degli Esteri, Massimo D’Alema. A riprova che alla fine tutto torna.
Il segretario agli interni britannico Shabana Mahmood (Ansa)
Ecco #DimmiLaVerità del 18 novembre 2025. Il nostro Maurizio Caverzan commenta la morte delle gemelle Kessler e ci riporta ai tempi della tv di quegli anni.
Gattuso e la Nazionale lasciano San SIro al termine del match perso per 4-1 contro la Norvegia (Ansa)
(Arma dei Carabinieri)
L’organizzazione era strutturata per assicurare un costante approvvigionamento e una capillare distribuzione della droga nelle principali piazze di spaccio del capoluogo e della provincia, oltre che in Veneto e Lombardia. Il canale di rifornimento, rimasto invariato per l’intero periodo dell’indagine, si trovava in Olanda, mentre la gestione dei contatti e degli accordi per l’invio della droga in Italia era affidata al capo dell'organizzazione, individuato nel corso dell’attività investigativa. L’importazione della droga dai Paesi Bassi verso l’Italia avveniva attraverso corrieri ovulatori (o “body packer”) i quali, previa ingestione degli ovuli contenenti lo stupefacente, raggiungevano il territorio nazionale passando dalla Francia e attraversando la frontiera di Ventimiglia a bordo di treni passeggeri.
Lo schema operativo si ripeteva con regolarità, secondo una cadenza settimanale: ogni corriere trasportava circa 1 chilogrammo di droga (cocaina o eroina), suddiviso in ovuli termosaldati del peso di circa 11 grammi ciascuno. Su ogni ovulo era impressa, con pennarello, una sigla identificativa dell’acquirente finale, elemento che ha permesso di tracciare la rete di distribuzione locale. Tutti i soggetti interessati dal provvedimento cautelare risultano coinvolti, a vario titolo, nella redistribuzione dello stupefacente destinato alle piazze di spaccio cittadine.
Dopo due anni di indagini, i Carabinieri sono stati in grado di ricostruire tutta la filiera del traffico di stupefacenti: dal fornitore olandese al promotore che in Italia coordinava la distribuzione alla rete di corrieri che trasportavano la droga in ovuli fino ai distributori locali incaricati dello spaccio al dettaglio.
Nel corso delle indagini è stato inoltre possibile decodificare il linguaggio in codice utilizzato dagli indagati nelle loro comunicazioni: il termine «Top» era riferito alla cocaina, «Spa» all’eroina, «Pantaloncino»alle dosi da 5grammi, mentre «Fogli di caramelle» si riferiva al contante. Il sequestro di quaderni contabili ha documentato incassi giornalieri e movimentazioni di denaro riconducibili a un importante giro d’affari, con pagamenti effettuati tramite bonifici internazionali verso conti correnti nigeriani per importi di decine di migliaia di euro.
Il Gip del Tribunale di Venezia ha disposto la custodia cautelare in carcere per tutti i venti indagati, evidenziando la «pericolosa professionalità» del gruppo e il concreto rischio di fuga, considerati anche i numerosi precedenti specifici a carico di alcuni appartenenti all’organizzazione.
L’esecuzione dei provvedimenti restrittivi e delle perquisizioni è stata condotta con il concorso di Carabinieri di rinforzo provenienti da tutti i Comandi Provinciali del Veneto, con il supporto dei Reparti Mobili e Speciali dell’Arma, delle Unità Cinofile Antidroga e del Nucleo Elicotteri Carabinieri, che hanno garantito la copertura aerea durante le operazioni.
L’Operazione «Marshall» rappresenta un importante risultato dell’attività di contrasto al narcotraffico internazionale e alle organizzazioni criminali transnazionali, confermando l’impegno costante dell’Arma dei Carabinieri nel presidio del territorio e nella tutela della collettività.
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