2019-08-24
Il premier dell'inciucio? Un principe delle poltrone
È Enrico Giovannini il premier in pectore della coalizione Pd-M5s. Noto per accumulare cadreghe in enti e cda di ogni tipo, capitanò la commissione dei professoroni che studiò per quattro mesi il modo di ridurre gli stipendi degli onorevoli. Risultato? «Impossibile».Siccome il governo della vergogna nasce (se nasce) solo per salvare gli stipendi dei parlamentari, ecco che s'avanza l'uomo giusto per presiederlo: Enrico Giovannini. L'economista è schizzato di colpo in testa a tutti i totopremier. La sua foto ieri compariva immancabile su ogni quotidiano. «In pole c'è Giovannini», titolava La Stampa. «Tra i papabili Giovannini», faceva eco Il Messaggero. «Giovannini per Palazzo Chigi», insisteva Repubblica. «La carta Giovannini», s'entusiasmava il Corriere. E bisogna capirli: quest'uomo divenne famoso nel 2011 quando guidò per quattro mesi una commissione che aveva un solo compito, cioè quello di studiare come tagliare le retribuzioni di onorevoli e senatori. Risultato? Alla fine dei lavori, dopo settimane di discussioni, interventi dotti, calcoli statistici, formule astruse e papiri altisonanti, se ne uscì fuori con la soluzione definitiva. E cioè: «Impossibile». In una parola, disse Giovannini, tagliare gli stipendi dei parlamentari non si può. Semplicemente: non è fattibile. Rassicurati da questo precedente, è evidente che i peones guardano a quest'uomo con fiducia. È una guida futura verso la pagnotta (con successivo sempiterno vitalizio). Ma chi è costui? Romano, 62 anni compiuti a giugno, già ministro del Lavoro nel governo di Enrico Letta (dove non lasciò alcuna traccia memorabile), quindi saggio nella magnifica decina di Giorgio Napolitano (inutilmente, per altro), è stato anche presidente dell'Istat, capo dell'ufficio statistico dell'Ocse, membro dell'Ilo, esperto dell'Hleg e pilastro del Icse. Insomma dove c'è un acronimo lui si butta. E più gli acronimi sono assurdi più lui si trova a suo agio. Icse per esempio sta per Commissione indipendente per l'educazione alla sostenibilità, Hleg sta per Gruppo di esperti di alto livello per la misura delle performance economiche e del progresso sociale: qualcuno ne ha mai sperimentato l'utilità, se non per distribuire qualche poltroncina? Ma a Giovannini questo non importa. Lui procede diritto per la sua strada, acronimo dopo acronimo, gruppo di esperti dopo gruppo di esperti. In attesa di potere finalmente entrare in quello che non è ancora stato fondato ma che di certo è il suo vero obiettivo. E cioè il mitico Gspcds, Gruppo Supercazzola Prematurata Con Doppio Scappellamento. A destra. Ma soprattutto a sinistra. Essendo statistico di professione, il re del totopremier sa bene come si fa il calcolo delle probabilità. E infatti di probabilità non ne ha mai persa una. Manco al Monopoli: imprevisti e probabilità. Lui sempre le probabilità. C'è un comitato? Un consiglio scientifico? Un club riservato? Una consulenza ministeriale? La probabilità di trovarcelo dentro è altissima. Attualmente, per dire, risulta presidente della commissione «per la redazione sull'economia non osservata» al ministero delle Finanze; membro del comitato «per il capitale naturale» del ministero dell'Ambiente; presidente del comitato scientifico dell'Associazione europea sostenibilità e servizi finanziari (Assosef); membro del consiglio direttivo dell'Istituto affari internazionali (Iai), membro di vari comitati di redazione di riviste scientifiche, membro di vari consigli d'amministrazione di fondazioni e Ong, membro di Aspen institute, della Società italiana di statistica e infine pure del comitato esecutivo del mitico Club di Roma, il cenacolo degli ecologisti super chic che già negli anni Settanta dicevano «la specie umana sarà estinta nel 2010» (dei gretini ante litteram, insomma). Chiedo scusa se ho dimenticato qualcosa. Data la ricchezza delle poltrone, è impossibile stargli dietro. E infatti, che sbadato, stavo per omettere uno degli incarichi più importanti: membro dell'Advisory board di Unicredit. Poteva mancare una banca nella collezione di cadreghe? Per quanto uno sia green, non si può stare sempre al verde… Alla fine più che Giovannini, verrebbe da chiamarlo Prezzemolini. Il missirizzi del palazzo, insomma, l'ercolino sempre in piedi delle élite. E fa abbastanza sorridere pensare che uno così, uno passato da Enrico Letta a Napolitano, da Unicredit ai templi del potere, sia il principale candidato a presiedere una governo sostenuto da quei Cinque stelle che dicevano di voler rinnovare completamente la classe politica (e per la verità avevano anche cominciato a farlo). Però, ecco, non è nemmeno l'aspetto più stridente. L'aspetto più stridente è un altro. Infatti i grillini che si battono da sempre (meritevolmente) contro la casta, e che ancora adesso mettono al primo punto delle loro richieste la riduzione del numero dei parlamentari, finirebbero con il sostenere l'uomo che sul fronte del taglio dei costi della politica fece, come abbiamo ricordato, la più colossale figura di palta che la storia repubblicana ricordi. La vicenda merita di essere raccontata bene. Era il settembre 2011. Enrico Giovannini fu nominato (sempre per il calcolo delle probabilità) presidente di una commissione che doveva studiare come tagliare gli stipendi dei parlamentari. Insieme a lui vennero chiamati a farne parte giuristi, costituzionalisti, economisti, luminari, bocconiani, dottoroni, professoroni, avvocatoni, cervelloni di ogni tipo, roba che mancavano solo Pico della Mirandola e Archimede Pitagorico e poi facevano l'en plein. Lavorarono tosto per quattro mesi. Riunioni, discussioni, elaborazioni. L'obiettivo era fare una media statistica degli stipendi dei parlamentari dell'Unione europea per poi adeguare quelli italiani. Risultato? Alla fine di dicembre, gli scienziati uscirono dal conclave provati. Distrutti. Avevano prodotto un documento di 37 pagine, pieno di formule impossibili (dico sul serio, roba tipo: Roct=Rlt + Osi*pOsLit=Cli – Osi*pOsdit. Oppure: Vrt=Vgt*PilGt+Vft*PilFt/PilGt+PilFt eccetera), di ragionamenti sofisticati e di formule dotte. Ma per dire cosa? Per dire che, alla fine, ecco, per farla breve, «gli stipendi dei parlamentari non si possono tagliare». Meraviglioso, no? I cervelloni fumanti (e fumosi), dopo cotanto studio, scoprirono infatti che sì, è vero, gli onorevoli italiani guadagnavano più dei loro colleghi europei ma che «nonostante l'impegno profuso la commissione non è in condizione di effettuare il calcolo di nessuna delle medie di riferimento con l'accuratezza richiesta dalla legge». Capito? Non sono stati in grado di effettuare il calcolo. Nonostante «l'impegno profuso». Insegnano economia e statistica, ma evidentemente hanno problemi con le operazioni aritmetiche. A parte la moltiplicazione delle loro poltrone, s'intende. E siccome a presiedere la commissione c'era il mitico Prezzemolini-Giovannini, ecco che la sua candidatura a premier in questa fase diventa assai allettante. Se bisogna scendere in campo per salvare gli onorevoli stipendi dei parlamentari, infatti, di lui ci si può fidare. Con questo precedente, è una garanzia.