
I sondaggi dicono che i temi identitari «sfondano» a sinistra. Per i mandarini è la campana a morto e le offese un salvagente.Uno spettro si aggira per l'Europa: la democrazia. Aiuto, qui ci scappa la volontà dei popoli. Possibile? Che i popoli abbiamo una volontà? E che vogliano esprimerla? Che vogliano dire la loro? Che vogliano sottrarsi agli ordini del Palazzo (con la maiuscola)? Ma come si permettono? Perché non fanno i bravi? Perché non si mettono a cuccia? Perché non accettano di farsi ancora massacrare in silenzio, o invadere, o distruggere, come è deciso «colà dove si puote»? Perché all'improvviso si sono messi in testa di preferire quelli che li difendono, anziché quelli che difendono le lobby e la finanza? Come osano assecondare il loro spirito di sopravvivenza, anziché continuare a farsi prendere a calci in culo? Nelle stanze importanti, nei piani alti dell'Unione, sono giorni di brividi e paura. Lo spettro della democrazia (questa sconosciuta) si è affacciato alla porta di Bruxelles. E, evidentemente, ha scatenato il panico fra i parrucconi dell'establishment europeo. Ed è questo che spiega l'escalation di attacchi, i nervi che saltano, la «merde» pestata in lussemburghese, il cannoneggiamento anti Italia di mister fallimento perpetuo Pierre Moscovici, gli avvertimenti di Mario Draghi, l'agitarsi confuso di Cin Cin Juncker, i tentativi imbarazzanti di Emmanuel Macron, che doveva essere il campione della nuova Europa, la risposta definitiva all'avanzata dei populismi, e che invece sta mestamente raschiando il fondo dei sondaggi, oltre che il fondo del barile (vedasi lancio, come arma segreta, del reddito di cittadinanza). Sembrano formiche impazzite di fronte all'arrivo del temporale: si agitano in modo forsennato perché sanno che qualcosa sta per capitare.I sondaggi, d'altra parte, non lasciano spazio ai dubbi. Ancora ieri, l'ultimo di Demos, pubblicato da Repubblica, parlava di una fiducia record degli italiani nei confronti del governo: 62 per cento, mai successo prima. L'esatto contrario di quello che sta succedendo a Macron. Al vertice delle preferenze sempre Matteo Salvini, subito sotto il premier Giuseppe Conte, quindi Luigi Di Maio che conquista 15 punti, toccando il 57 per cento. La Lega è data oltre al 30 per cento, i 5 stelle al 29,4 per cento. Percentuali in costante ascesa, nonostante settimane di attacchi da parte dei vertici europei, della magistratura, dei mezzi d'informazione. E una crescita simile si sta verificando nelle forze cosiddette populiste del resto d'Europa, tanto da far temere che alle prossime elezioni per l'europarlamento, che si terranno nel prossimo maggio, esse potrebbero conquistare la maggioranza dei seggi. È questa la preoccupazione che toglie il sonno nei grattacieli che contano, dove ogni volta che chiudono gli occhi si vedono davanti, come un incubo, il volto di Orban e quello di Salvini che mandano in soffitta l'Ue fin qui conosciuta.Ora, però, c'è un piccolo particolare: a voler mandare in soffitta l'Ue fin qui conosciuta non sono quei due brutti ceffi qualunquisti, razzisti e populisti, come vengono descritti. Sono i cittadini europei. I quali ne hanno le palle piene dell'Europa dei diktat e dell'austerity, delle leggi Fornero e della Grecia distrutta, dei regali all'alta finanza e dei pensionati massacrati. Inspiegabilmente vorrebbero vivere in un sistema che tutela i loro interessi, anziché quelli delle agenzie di rating: sarà pure un'esigenza assurda, una pretesa folle, una richiesta esagerata, come tendono a raccontarci nei palazzi che contano. Ma a noi non sembra così. E, in ogni caso, è la richiesta che viene dai popoli. Non dai populisti.Ecco, lo choc che si sta vivendo a Bruxelles all'inizio del lungo periodo che ci porterà alle elezioni, è proprio questo: i populisti sono popolari. Hai voglia a definirli nei peggio modi, hai voglia a scatenare le paure, hai voglia a circondarli con i mostri del passato, hai voglia di richiamare Hitler, Mussolini, le guerre, le stragi, la fine del mondo, le cavallette, l'invasione degli alieni e l'armageddon finale. Niente: quelli continuano a guadagnare consensi. Un giorno dopo l'altro, un Paese dopo l'altro, Italia in testa. Gli europei non ne vogliono proprio sapere di «fare i bravi», non credono più alle favole, non s'inginocchiano a più recitare la preghierina sotto l'altare dell'Ue. Pare che all'improvviso vogliano, inspiegabilmente, decidere con la testa loro.E allora «colà dove si puote» rischia di diventare «colà dove si poteva». Tremano le cadreghe, vacillano le consorterie, e i principi della fede perdono la testa in pubblico, mentre in privato consultano febbrilmente gli aruspici sacri: che fare? L'Ue non è mai stata un'istituzione democratica, ma ora per la prima volta questa sua contraddizione viene esplicitata in modo evidente e portata alle estreme conseguenze. E nelle prossime settimane quest'Europa dei mandarini potrebbe essere posta davanti a una scelta drammatica: calpestare il voto dei cittadini e dunque rinunciare definitivamente alla democrazia. Oppure rinunciare definitivamente a sé stessa.
Sanae Takaichi (Ansa)
La conservatrice Sanae Takaichi vuole alzare le spese militari e saldare l’asse con Washington: «Avrò discussioni franche con Trump».
(Guardia di Finanza)
Sequestrate dalla Guardia di Finanza e dai Carabinieri oltre 250 tonnellate di tabacchi e 538 milioni di pezzi contraffatti.
I Comandi Provinciali della Guardia di finanza e dell’Arma dei Carabinieri di Torino hanno sviluppato, con il coordinamento della Procura della Repubblica, una vasta e articolata operazione congiunta, chiamata «Chain smoking», nel settore del contrasto al contrabbando dei tabacchi lavorati e della contraffazione, della riduzione in schiavitù, della tratta di persone e dell’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
Le sinergie operative hanno consentito al Nucleo di polizia economico-finanziaria Torino e alla Compagnia Carabinieri di Venaria Reale di individuare sul territorio della città di Torino ed hinterland 5 opifici nascosti, dediti alla produzione illegale di sigarette, e 2 depositi per lo stoccaggio del materiale illecito.
La grande capacità produttiva degli stabilimenti clandestini è dimostrata dai quantitativi di materiali di contrabbando rinvenuti e sottoposti a sequestro: nel complesso più di 230 tonnellate di tabacco lavorato di provenienza extra Ue e circa 22 tonnellate di sigarette, in gran parte già confezionate in pacchetti con i marchi contraffatti di noti brand del settore.
In particolare, i siti produttivi (completi di linee con costosi macchinari, apparati e strumenti tecnologici) e i depositi sequestrati sono stati localizzati nell’area settentrionale del territorio del capoluogo piemontese, nei quartieri di Madonna di Campagna, Barca e Rebaudengo, olre che nei comuni di Caselle Torinese e Venaria Reale.
I siti erano mimetizzati in aree industriali per dissimulare una normale attività d’impresa, ma con l’adozione di molti accorgimenti per svolgere nel massimo riserbo l’illecita produzione di sigarette che avveniva al loro interno.
I militari hanno rilevato la presenza di sofisticate linee produttive, perfettamente funzionanti, con processi automatizzati ad alta velocità per l’assemblaggio delle sigarette e il confezionamento finale dei pacchetti, partendo dal tabacco trinciato e dal materiale accessorio necessario (filtri, cartine, cartoncini per il packaging, ecc.), anch’esso riportante il marchio contraffatto di noti produttori internazionali autorizzati e presente in grandissime quantità presso i siti (sono stati infatti rinvenuti circa 538 milioni di componenti per la realizzazione e il confezionamento delle sigarette recanti marchi contraffatti).
Gli impianti venivano alimentati con gruppi elettrogeni, allo scopo di non rendere rilevabile, dai picchi di consumo dell’energia elettrica, la presenza di macchinari funzionanti a pieno ritmo.
Le finestre che davano verso l’esterno erano state oscurate mentre negli ambienti più interni, illuminati solo artificialmente, erano stati allestiti alloggiamenti per il personale addetto, proveniente da Paesi dell’Est europeo e impiegato in condizioni di sfruttamento e in spregio alle norme di sicurezza.
Si trattava, in tutta evidenza, di un ambiente lavorativo degradante e vessatorio: i lavoratori venivano di fatto rinchiusi nelle fabbriche senza poter avere alcun contatto con l’esterno e costretti a turni massacranti, senza possibilità di riposo e deprivati di ogni forma di tutela.
Dalle perizie disposte su alcune delle linee di assemblaggio e confezionamento dei pacchetti di sigarette è emersa l’intensa attività produttiva realizzata durante il periodo di operatività clandestina. È stato stimato, infatti, che ognuna di esse abbia potuto agevolmente produrre 48 mila pacchetti di sigarette al giorno, da cui un volume immesso sul mercato illegale valutabile (in via del tutto prudenziale) in almeno 35 milioni di pacchetti (corrispondenti a 700 tonnellate di prodotto). Un quantitativo, questo, che può aver fruttato agli organizzatori dell’illecito traffico guadagni stimati in non meno di € 175 milioni. Ciò con una correlativa evasione di accisa sui tabacchi quantificabile in € 112 milioni circa, oltre a IVA per € 28 milioni.
Va inoltre sottolineato come la sinergia istituzionale, dopo l’effettuazione dei sequestri, si sia estesa all’Agenzia delle dogane e dei monopoli (Ufficio dei Monopoli di Torino) nonché al Comando Provinciale del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco di Torino nella fase della gestione del materiale cautelato che, anche grazie alla collaborazione della Città Metropolitana di Torino, è stato già avviato a completa distruzione.
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In un tweet se la prende con «La Verità»: i danni collaterali con mRna non esistono.
Domenico Arcuri (Ansa)
L’investigatore della Gdf audito in Commissione. I giallorossi cercano solo di estorcergli un’assoluzione per l’ex commissario.






