2019-10-31
Simbolo di una generazione: il club della Vespa Piaggio compie 70 anni
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Compie settant'anni il Vespa Club Italia mentre Piaggio festeggia 18 milioni di esemplari nel mondo. E tra modelli rari e popolari, gruppi social e ricambi globalizzati, ogni generazione dal dopoguerra a oggi ha il modello icona della sua epoca, legata indissolubilmente a canzoni e film.Soltanto tre anni dopo l'invenzione dell'ingegnere aeronautico Corradino D'Ascanio, che odiava le moto perché doveva scavalcare il telaio per salire, e proprio mentre l'Italia stava ricominciando a motorizzarsi, spontaneamente i gruppi di vespisti d'ogni regione si trovarono a Pontedera per fondare il Vespa Club Italia. Era fine di ottobre del 1949 e dopo sei versioni con motore 98cc, la Vespa più nuova sul mercato era la 125cc, sempre con faro basso, caratteristica che la Vespa terrà fino al 1953, quando arriverà la 125U. Non sono solo queste le differenze tra quelle versioni, e chi fa parte del Vespa Club le conosce tutte, possiede schemi, ricambi, ogni tipo di documentazione per sistemare la sua, poco importa che sia un perfetto e quotato esemplare d'epoca, oppure semplicemente quella che aveva da ragazzo e che conserva gelosamente. «Per fortuna son vespista» mi dice un po' seccato Alfredo, 70 anni, quando passa uno scooter moderno velocissimo, possiede una dozzina di Vespa e da quando è in pensione si occupa di sistemarle per chi ha bisogno.Oggi i club italiani sono 49 e i soci 200.000, ma pensando all'effetto di quelle due ruote sulla società italiana, impossibile dimenticare che nel 1949 stavano rivoluzionando la mobilità personale, erano già sinonimo di libertà, di più facili rapporti sociali, un fenomeno che avrebbe caratterizzato più epoche unendo in un'unica passione popoli, culture lontane e generazioni diverse, un fascino che ha toccato anche i nativi digitali come Ivan, 19 anni, su una Arcobaleno del 1983. Sorride e mostra anche il filmato pubblicitario dell'epoca sul suo telefonino di ultima generazione: una breve commedia, una coppia di giovani, lei che perde l'autobus e lui la carica per inseguirlo, con la musica tormentone di quell'anno: i Culture Club con Boy George cantavano Karma Chameleon, «l'amore sarebbe più semplice se i tuoi colori fossero come quelli dei miei sogni». Fu un record di vendite per la Vespa e per il disco.Stefano, 50 anni, ne ha invece una del 1961 che ha trovato abbandonata in un giardino. L'ha portata via tanto sporca e arrugginita da non distinguerne le parti, ci ha lavorato quasi tre anni e ora la usa per le passeggiate del fine settimana. La sua non è stata fabbricata in Italia ma ad Augsburg, in Germania, nientemeno che dalla Messerschmitt, quella dei caccia, che la produsse su licenza fino all'anno successivo.Oggi ci sono zone d'Italia dove la Vespa è ancora il più diffuso mezzo per spostarsi, e non soltanto con esemplari moderni. Come a Genova, dove il Comune, con il Decreto traffico del settembre scorso, ha rischiato di bloccarle nel nome dell'ecologia, includendole con poca sensibilità e genericamente nello stop dei motori "a due tempi". Apriti cielo, sui social si è scatenata una reazione violentissima e persino l'attore Luca Bizzarri, anch'egli genovese, ha postato un messaggio nel quale annunciava che avrebbe acceso la sua Vespa anche in giardino, piuttosto che non sentirne più il caratteristico rumore. Risultato: marcia indietro del Comune almeno per i mezzi storici iscritti negli appositi registri (quelli oltre i 30 anni d'età con Certificato di Rilevanza Storica), che nel caso della Vespa significa salvare migliaia di modelli "PX" risalenti fino alla fine degli anni Ottanta.«Bloccano le Vespa e non pensano che una sola nave, in un giorno, inquina come tutte le Vespa di questa città accese insieme per mesi», fa notare Michela, 28 anni, voltandosi con la sua cascata di riccioli rossi mentre è in sella a una ET3 Primavera del 1976, «È l'eredità di mio nonno, dorme in camera mia, e se resta sotto le stelle è perché con lei ci sono anch'io». È informatissima riguardo il reperimento di pezzi originali, oggi prodotti in ogni angolo del Pianeta su licenza del fornitore originale, si trovano online e arrivano in pochi giorni.Al Museo Piaggio di Pontedera intanto, sabato 26 ottobre, la Fondazione Piaggio ha festeggiato i settant'anni di associazionismo Vespa accogliendo i delegati dei Vespa Club italiani, arrivati accompagnati da amici vespisti, un esercito di oltre 200 esemplari che hanno ripercorso lo stesso itinerario da Viareggio, quando i fondatori incontrarono Enrico Piaggio in persona. Subito dopo nacquero i Vespa Club di Belgio, Francia, Germania, Olanda e Svizzera. Il fenomeno si estese in pochi mesi a tutto il continente tanto da portare alla costituzione del Vespa Club Europa, al quale aderirono subito tutti gli altri paesi europei e, successivamente, a una Federazione che raccolse i Vespa Club di ogni angolo della Terra. Il successo di quelle due ruote e di quel motore protetto da uno scudo d'acciaio, con il motore racchiuso da un guscio allungato, aveva varcato gli oceani già prima degli anni Sessanta e oggi ha raggiunto i diciotto milioni di esemplari al mondo.Marchio globale, icona di stile che gli Usa conosceranno con Audrey Hepburn in Vacanze Romane e guideranno col nome di Vespa Allstate 125, capolavoro di design permanentemente esposto al MoMa di New York e alla Triennale di Milano. Impossibile quantificare il numero degli appassionati di Vespa, le pagine internet e i gruppi social dedicati allo scooter più diffuso e famoso al mondo. «Per piacere!» esclama perentorio un ventenne, «Gli altri sono scooter, lei è la Vespa».