2018-06-01
Domani è il 2 giugno più pazzo di sempre
È un po' difficile festeggiare questa Repubblica, rimasta per giorni con tre premier e nessun governo. Piccola proposta: le nostre Forze armate sfilino davanti ad adolescenti sorridenti e vestiti di tricolore, simbolo di unità vera e di speranzaPiù che fare la festa della Repubblica, sembrano fare la festa alla Repubblica. Mai come in queste ore, infatti, i preparativi della parata avanzano tra ali di imbarazzo. E per tutto ieri ci si è domandati con un filo di sconcerto: ma chi sarà il presidente del Consiglio che salirà sul palco d'onore? Paolo Gentiloni? Giuseppe Conte? Carlo Cottarelli? Pippo? Pluto? Peppa Pig? Gig robot d'acciaio con le sue alabarde spaziali? E in rappresentanza della Difesa? Chi siederà lassù? Ancora Roberta Pinotti, ministro uscente con tanto di scatoloni già chiusi in ufficio? O il suo successore, ammesso che se ne trovi uno e che faccia in tempo a giurare? E il capo dello Stato? Continuerà a ricevere Matteo Salvini e Luigi Di Maio anche mentre fa il saluto ai Granatieri di Sardegna? O mentre applaude la fanfara dei bersaglieri? Ci immaginiamo la scena: «Scusi, Cottarelli, si nasconda dietro lo stendardo dei Lancieri di Montebello, così se sparisce non se ne accorge nessuno». «E lei Conte? Ma sì, certo che possiamo consultarci mentre sfila il Col Moschin. Ma poi, mi raccomando, non metta nel curriculum che ha guidato le missioni militari in Afghanistan…». Il programma dei festeggiamenti, come ogni anno, è intensissimo: si comincia oggi alle 15, con il cambio della guardia d'onore, poi ci sarà il concerto delle 18, poi il tradizionale incontro delle 19 nei giardini del Quirinale. Domani si riparte presto: alle 9.15 al Milite ignoto, quindi la parata alle 10, e dalle 15 alle 19 apertura al pubblico del Quirinale con esibizione delle bande militari. Un calendario così fitto che viene da chiedersi: a) ma che diavolo ci sarà tanto da festeggiare quest'anno?; e soprattutto b) quando potranno trovare spazio i necessari passaggi istituzionali per la formazione del nuovo governo? Di notte? Ma sicuro, dev'essere così: il giuramento del nuovo governo quest'anno si effettuerà dopo le 23, anziché l'abito scuro si va in pigiama, e per brindare sarà servita la camomilla. Tanto se ne accorge nessuno. E, in ogni caso, è meno sconveniente di quello che abbiamo visto finora.Diciamoci la verità: non si era mai visto un 2 giugno così imbarazzante. Una Repubblica e per giorni tre premier e nemmeno un vero governo. E poi la girandola dei sussurri, il su e giù del Quirinale, incontri e giravolte, impeachment dati e ritirati, il presidente della Repubblica che colleziona errori e figuracce, i sindaci della Lega che disertano la parata, le foto del capo dello Stato tolte dai municipi, il primo partito italiano (5 stelle) che organizza una manifestazione parallela alla parata, il presidente della Camera (5 stelle) che si dissocia, il sindaco Virginia Raggi (5 stelle) che invece potrebbe partecipare sia alla parata sia alla manifestazione parallela (al mattino con Sergio Mattarella, al pomeriggio contro), il sindaco Chiara Appendino (5 stelle) che si defila, il Pd che apre il fronte dell'unità nazionale dando del fascista a Salvini (alla faccia dell'unità), Gentiloni che poteva essere ancora premier ma per finta, il professor Conte da Volturara Appula che adesso è «tornato» a essere premier, e il povero Cottarelli, già presidente del Consiglio incaricato, che se ne stava lì, ibernato da quattro giorni, a domandarsi angosciato: ma io che faccio domani? Finalmente ha ottenuto risposta: può stare a casa. Senza contare che risulta un po' difficile festeggiare la Repubblica dopo che il nostro presidente ha ammesso platealmente la sottomissione allo spread e alle Cancellerie straniere. Nei giorni scorsi giravano su Internet le foto della Freccia Tricolore che disegnava in cielo la bandiera di Germania. E poi una vignetta di Altan: il solito Cipputi con l'ombrello infilato nel deretano e una voce che dice «l'ombrello? non possiamo toglierlo se no scontentiamo i mercati». Risate amare. Mai come in queste ore la Repubblica è apparsa debole, indifesa, esposta agli attacchi violenti, ridicolizzata sui giornali, svillaneggiata dai commissari europei che sono arrivati a teorizzare la rieducazione degli elettori italiani attraverso gli indici di Borsa: noi possiamo andare orgogliosi delle nostre Forze armate, si capisce, e lo andremo sempre. Ma le Forze armate, ecco, possono andare orgogliose di coloro cui saranno costretti a rendere omaggio? Quelli che saliranno sul palco (cosiddetto) d'onore?Immaginiamo i sentimenti degli alpini della Julia o dei parà del Tuscania quando passeranno là sotto, davanti a quel palco delle cosiddette autorità, quelle che dovrebbe rappresentare il nostro Stato. E immaginiamo i sentimenti dei poliziotti, dei carabinieri, dei marinai, degli aviatori, e anche dei volontari e dei vigili del fuoco. E ci chiediamo: ma la parata, quest'anno, non si potrebbe fare per una volta senza palco d'onore? Lo diciamo sommessamente: noi alle tradizioni ci teniamo, alle Forze armate pure, siamo felici della festa di popolo, della gente che applaude, dei tricolori che sventolano e che si disegnano pure in cielo, alla faccia di Angela Merkel. L'unica cosa che non ci torna è quel palco che dovrebbe essere d'onore. E che invece oggi è quanto mai disonorato. Ci chiediamo: non lo si potrebbe togliere? O in alternativa riempire soltanto di ragazzini? Sarebbe bello, domani, vedere Mattarella in mezzo alla folla, Gentiloni e Cottarelli dove vogliono loro, Conte in ufficio a lavorare, nessuna autorità impettita a far la ruota da pavone in diretta tv (non è proprio il caso, ci pare). E i carabinieri a cavallo o gli alpini o i bersaglieri che sfilano, fanno il saluto militare e rendono omaggio non a qualche grisaglia impalcata ma a decine di adolescenti, solo loro, facce fresche, sorridenti e vestiti di tricolore, simbolo di unità vera e di speranza nazionale. Non sarebbe fantastico? Forse la Repubblica, domani, la ameremmo ancora un po' di più. E senza imbarazzi.
Il generale Salvatore Luongo e l'ad del Gruppo FS Stefano Antonio Donnarumma (Arma dei Carabinieri)
L’accordo prevede, in aderenza alle rispettive competenze ed attribuzioni, una collaborazione volta a prevenire e contrastare le infiltrazioni criminali e i reati contro la pubblica amministrazione, le violazioni ambientali, a vigilare sul rispetto della normativa in materia di collocamento della manodopera, previdenza e sicurezza nei luoghi di lavoro, ed a prevenire rischi, eventi o azioni che possano compromettere l’incolumità delle persone e l’integrità delle infrastrutture.
L’intesa rinnova e rafforza una collaborazione già avviata, con l’obiettivo di diffondere e promuovere la cultura della legalità, con particolare attenzione alle fasce più vulnerabili della società e di sviluppare ulteriori sinergie per assicurare la protezione delle risorse e dei servizi pubblici affidati alla gestione del Gruppo FS Italiane, nonché la sicurezza dei trasporti e la gestione delle emergenze.
Nell’ambito del protocollo, il Gruppo FS Italiane potrà promuovere e organizzare, con la collaborazione di rappresentanti dell’Arma dei Carabinieri, incontri, seminari e corsi di formazione a favore dei propri dipendenti.
Il Generale Salvatore Luongo, a margine dell’incontro, ha sottolineato che: «Quella di oggi rappresenta la firma di un protocollo di grande valore, perfettamente in linea con le strategie comuni dell’Arma dei Carabinieri e delle Ferrovie dello Stato Italiane», ricordando poi che tra le due istituzioni «Esiste una lunga tradizione di lavoro congiunto e che entrambe sono presenti in modo capillare su tutto il territorio nazionale, e in parte anche all’estero».
Concludendo, Luongo ha evidenziato che «Innovare questa intesa, fondata sulla condivisione di valori e ideali, significa compiere un ulteriore passo avanti per continuare a operare sempre meglio e con maggior efficienza, ognuno nei rispettivi compiti, grazie a un’integrazione sempre più stretta».
L'Amministratore Delegato del Gruppo FS Italiane, Stefano Antonio Donnarumma, ha dichiarato che «La firma di questo protocollo rappresenta un passo importante per rafforzare il presidio della legalità e la tutela della sicurezza nei nostri cantieri, nelle stazioni e lungo le infrastrutture che gestiamo. Lavorare accanto all’Arma dei Carabinieri significa poter contare su un presidio autorevole ed efficace, a garanzia di trasparenza, correttezza e rispetto delle regole. È un impegno che portiamo avanti con responsabilità, nella consapevolezza che solo attraverso la legalità si costruiscono infrastrutture solide, sicure e capaci di generare valore per l’intero Paese».
Nell’ambito della piena attuazione al protocollo, l’Arma dei Carabinieri opererà anche mediante il Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro, il Comando Carabinieri per la Tutela Ambientale e la Sicurezza Energetica, i Reparti territoriali e il Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari.
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Donald Trump (Getty Images)