2021-04-15
Zlatan nei guai col gioco d’azzardo. Come Penelope fa e disfa il Milan
Zlatan Ibrahimovic (Nicolò Campo/LightRocket via Getty Images)
Pochi giorni dopo il ristorante in zona rossa, l'accusano d'avere quote di un'agenzia di scommesse: rischia tre anni di squalifica. Immaginiamo due versioni di Zlatan Ibrahimovic. Nella prima lo vestiamo come Ulisse, eroe viaggiatore, scaltro, mai domo, possanza che lo rende simile agli dei, superandoli per coraggio e abilità, e se Ulisse si faceva chiamare Nessuno, Ibra è uno, nessuno e centomila. Atleta coscienzioso e inarrivabile, da quando c'è lui, il Milan è tornato a sognare. Poi però lo decoriamo con una parrucca vezzosa, mentre fa e disfa una tela intricata. Eccolo lì, più simile a Penelope. Non tanto per incarnare la pazienza della consorte virtuosa, quanto perché, da qualche tempo, le sue vicissitudini extra pallone - alcune in verità tutte da dimostrare - ne stanno offuscando le prodezze da fuoriclasse affamato di record. Gol ed equivoci si susseguono con ritmo forsennato. Una notizia di domenica scorsa lo vedeva al centro di un incidente diplomatico-gastronomico: è stato pizzicato nel ristorante dello chef Tano Simonato, a Milano, durante la zona rossa, con l'ex compagno di squadra Ignazio Abate e altre persone, seduto a un tavolo, con (pare) qualche bicchiere di vino. Un incontro di lavoro, si sono affrettati a precisare dall'entourage del calciatore, in cui i presenti non hanno toccato cibo. E però l'episodio è risultato indigesto, Ibra è uomo immagine nella campagna di Regione Lombardia per il rispetto delle norme di distanziamento sociale, per alcuni è stato il classico caso di chi predica bene e razzola maluccio. Poi dalla Svezia hanno calato il carico da novanta. Riporta il quotidiano scandinavo Aftonbladet che l'attaccante trentanovenne sarebbe proprietario di alcune quote del marchio Bethard, azienda di scommesse sportive con sede a Malta, per la precisione conserverebbe a suo nome circa il 10% delle azioni di Gameday Group Plc - che di Bethard è azionista unico -, stando alle dichiarazioni di Erik Sharp, amministratore delegato della società. E qui dribblare il potenziale vespaio sarebbe dura pure per un fenomeno dell'area di rigore. Il codice etico di Fifa e Uefa vieta ai calciatori iscritti alle loro competizioni la contiguità finanziaria con il mondo degli allibratori. L'ammenda, se il sospetto fosse confermato, sarebbe salata: 100.000 euro - bruscolini per un professionista del suo calibro - ma si potrebbe paventare addirittura una squalifica fino a tre anni dai campi da gioco. Un periodo lunghissimo persino per chi ha un ritratto in soffitta destinato a invecchiare al suo posto. Zlatan avrà tempo per meditare su come divincolarsi dall'accusa. Domenica prossima non sarà arruolabile dal Milan nel match contro il Genoa. Sconterà una squalifica per un cartellino rosso beccato sabato scorso durante Parma-Milan. Al minuto 60, dopo aver guidato i suoi col piglio di chi fa della supremazia fisica una promessa di sicura vittoria, è arrivato il battibecco con l'arbitro Maresca. «Mi sembra strano», avrebbe detto il leader rossonero, parole che alle orecchie del direttore di gara si sono trasformate in «Sei un bastardo». Un mezzo pasticcio, benché fonti arbitrali insistano nel sottolineare un atteggiamento di provocazione continua da parte del giocatore. Non sarebbe un inedito. Al pari dell'Ulisse sopra citato, a Ibrahimovic piace varcare le colonne d'Ercole della baldanza. I tifosi ricordano il derby di Coppa Italia del 26 gennaio scorso, vinto 2-1 dall'Inter. Scaramuccia con Romelu Lukaku nel primo tempo - vecchie ruggini tra i due hanno generato uno scambio di battute infuocate e un accenno a trasformare la sfida calcistica in confronto pugilistico -, ammonizione per entrambi. Nel secondo tempo è però giunta l'espulsione dello svedese per un fallaccio su un avversario, probabilmente frutto dell'eccesso d'adrenalina accumulata. L'agonismo è spettacolo, e Ibrahimovic, lo spettacolo, sa maneggiarlo con sapienza divisiva. L'esempio culmine è stato il Festival di Sanremo. Ospite speciale con cachet principesco devoluto in beneficenza, Zlatan è stato mattatore dell'evento televisivo a cui aveva accettato di partecipare prima di rinnovare il contratto con il Milan. Anche in quel caso, le polemiche sui social sono fioccate. Pensa troppo a sé stesso, dovrebbe rinunciare a Sanremo e concentrarsi sul momento delicato della squadra, sostenevano alcuni, tra i quali il suo ex allenatore Fabio Capello. Tra passaggi inaspettati in moto sull'autostrada - Ibra doveva arrivare in tempo al Teatro Ariston, ma un incidente aveva bloccato il percorso, dunque si è affidato al soccorso su due ruote di un tifoso rossonero sfegatato di passaggio - e canzoni sul palco con l'amico Sinisa Mihajlovic, Sanremo ha svelato il cuore di meringa e le buffe doti da presentatore dell'atleta dalla corazza inscalfibile. Intanto il Milan ha ripreso quota grazie al suo ritorno sul campo dopo alcuni infortuni. Ritorno coincidente con la convocazione nella nazionale svedese per le sfide di qualificazione ai prossimi Mondiali, precedente da record per un calciatore alla soglia dei 40 anni. Pure in quel caso, i tifosi sui social non hanno gradito: troppi impegni, rischia di farsi male di nuovo e di lasciare il Milan nelle pesti, ha scritto qualcuno. Il meccanismo della tela fatta e disfatta destinato a perpetuarsi. Attingendo pure dal passato. «Zlatan Ibrahimovic avrebbe sparato e ucciso un leone in Sudafrica nel 2011, durante una battuta di caccia», ha riportato il sito Expressen una settimana fa, cavalcando l'onda della protesta animalista. La vicenda non è stata per ora approfondita. Ma in tema felino, c'è chi rimarca uno dei motti storici del numero 11 rossonero: «I leoni non comparano sé stessi con gli umani». Di certo, del leone, Zlatan mantiene l'attitudine al confronto competitivo col reale. Dentro e fuori dallo stadio.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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