2020-08-29
Zingaretti ci ricasca. Camici sequestrati, a rischio 2,8 milioni
Nicola Zingaretti (Getty images)
La Regione Lazio, dopo le mascherine pagate e mai consegnate, revoca un altro contratto di fornitura per sistemi di protezione. Nella saga dei dispositivi di protezione ordinati dalla Regione Lazio per contrastare il Covid 19, siamo passati dal karate al ju jitsu, ma la solfa non cambia. Ad aprile scoprimmo che nella vicenda della Eco tech, la ditta di lampadine che avrebbe dovuto fornire 7,5 milioni di mascherine Ffp2 e Ffp3 alla Regione Lazio mai consegnate, pur avendo incassato quasi 15 milioni di euro di anticipo, di cui almeno 11 non ancora restituiti il collegamento con la giunta di Nicola Zingaretti era un karateka, tal Ivan Gilardi. Adesso è sorto un problema con oltre 147.000 camici sequestrati su ordine della Procura di Taranto e importati dalla Internazionale biolife Srl (Ib) di cui è socio il cinquantaquattrenne brindisino Raffaele Buovolo, cintura nera sesto dan di ju jitsu.Il 27 marzo la Regione ordina alla società pugliese una fornitura per 3 milioni di Ffp2 (al prezzo di 3 euro l'una) e 3 milioni di mascherine chirurgiche (a 0,60 al pezzo) e paga un anticipo del 20 per cento (2.160.000 euro) del preventivo di 10,8 milioni di euro. L'1 aprile sempre l'agenzia regionale della Protezione civile commissiona 1 milione di tute isolanti (da 8 euro l'una, più Iva) e altrettanti camici impermeabili (da 6 euro), versando un acconto di 2,8 milioni di euro sui 14 milioni (più Iva) del conto finale. Per entrambe le forniture la consegna è prevista tra il 30 marzo e l'8 aprile. Ma se le mascherine sono arrivate a inizio agosto, con un ritardo di oltre 4 mesi, camici e tute no. Anzi ne sono arrivati 147.940 che, però, il 26 agosto sono stati sequestrati.Il 12 maggio l'agenzia delle Dogane di Bari aveva fermato in zona franca un carico di 134.000 tute sbarcato dalla Turchia, contestando la messa in commercio di materiale con certificazioni non conformi. E aveva segnalato la questione alla Procura di Taranto. Che ha aperto un fascicolo. Dall'azienda su questo primo incidente spiegano: «Abbiamo potuto visionare il verbale con le contestazioni solo dopo tre mesi. Abbiamo dato tutte le spiegazioni e ci aspettiamo di riavere la nostra merce in tempi brevi».A giugno l'amministratore della Ib Giacomo De Bellis viene affiancato da un procuratore, Luciano Giorgetti, e il 31 luglio, circa un mese prima del sequestro dei camici, l'assetto societario viene rivoluzionato: gli azionisti di maggioranza De Bellis e Antonio Formaro, cedono il 75 per cento delle quote alla Ruggiero costruzioni di Sant'Antonio Abate (Napoli) e il 10 alla Advance italian technology (che sale così al 20), una ditta con sede a Chirpan controllata da Buovolo, il maestro di ju jitsu, e dalla cognata bulgara. Ma le modifiche non fermano le indagini che mercoledì hanno portato al sequestro dei camici stoccati presso i magazzini romani della Protezione civile. Il procuratore facente funzione Maurizio Carbone e il pm Antonio Natale hanno iscritto sul registro degli indagati con l'accusa di truffa aggravata 4 persone: l'amministratore De Bellis (che mantiene il 5 per cento delle quote), l'ex socio Formaro, Buovolo e il responsabile commerciale Francesco Oliverio perché «con artifici e raggiri, consistiti nell'aver trasmesso all'Agenzia della protezione civile del Lazio una certificazione di conformità falsa afferente alla fornitura di camici inducevano in errore la stessa agenzia sulla regolarità della fornitura, assicurandosi così un ingiusto profitto per euro 2.800.000», con l'aggravante del «danno patrimoniale di rilevante gravità». Il sequestro dei camici è stato ritenuto indispensabile per «effettuare ulteriori accertamenti tecnici per risalire alla loro provenienza e ulteriormente accertarne la conformità».Dopo aver ricevuto la visita dei militari della Guardia di finanza e aver preso atto del decreto, il direttore della Protezione civile regionale, Carmelo Tulumello, ha firmato una determina di revoca della fornitura, come ha denunciato Roberta Angelilli di Fratelli d'Italia. In essa il dirigente sottolinea che «le ragioni poste a fondamento del sequestro disposto dall'autorità giudiziaria si pongono quale ulteriore motivazione per quale dover procedere alla risoluzione del contratto (…) risultando gravemente e irrimediabilmente leso il necessario rapporto di fiducia che deve intercorrere tra stazione appaltante e appaltatore». La determina è un lungo elenco di comunicazioni che annunciavano l'arrivo di tute e camici, mai giunti a destinazione.Alla fine del documento Tulumello intima la restituzione dei 2,8 milioni di anticipo e di altri 1,4 milioni di euro di penali, 10.000 per ogni giorno (140) di ritardo nella consegna. Ieri la Regione ha, però, fatto sapere di non aver subito «alcuna conseguenza finanziaria poiché l'acconto di 2,8 milioni di euro versato per la fornitura di camici è stato interamente coperto». L'agenzia di Protezione civile del Lazio, infatti, per rientrare dell'anticipo «non ha saldato una fornitura di mascherine, autorizzate e conformi, provenienti della stessa società». Dal conto andranno stornati altri 1,3 milioni di sanzioni per la ritardata consegna delle mascherine. In conclusione ai 10,8 milioni di euro che la Ib dovrebbe incassare saranno sottratti quasi 5 milioni di anticipi e 2,7 milioni di penali.Dopo la revoca l'Ib ha inviato alla Regione le proprie controdeduzioni, in cui lamenta di essersi trovata «a dover subire, nello stato di emergenza, truffe, malversazioni, perdite di denaro e deperimento dei prodotti» ed evidenzia che «il nuovo management ha fatto sì di adempiere a tutti gli impegni». Il procuratore della società, Giorgetti, anconetano, giornalista e autore tv, chiosa: «Il tutto è scaturito dalla generale confusione che regna nel mondo delle dogane a volte aggravata da una forte incompetenza. Quei camici sono stati liberati dalla dogana di Roma2, mentre la dogana di Bari sostiene che le certificazioni siano false. Si mettano d'accordo». Confusione che sarebbe stata generata da «circolari attuative prive di chiarezza». Continua Giorgetti: «Sta di fatto che ancora una volta si causano danni alle imprese mettendo a rischio posti di lavoro».Nelle controdeduzioni la Ib diffida la Regione «ad applicare qualsiasi tipo di compensazione» e le intima di «provvedere al pagamento immediato dei crediti» vantati dall'azienda e ancora «ingiustificatamente pendenti». Mancati versamenti che «hanno causato fastidiosi solleciti e messa in mora da parte dei fornitori». Quindi il procuratore fa sapere che se entro la settimana non arriverà il saldo della fattura del 12 agosto da 8.640.000 di euro relativa alla consegna delle mascherine, la Ib provvederà alla messa in mora della agenzia della Protezione civile. In effetti l'intimazione al pagamento entro lunedì 31 agosto è partita ieri via pec. L'ennesimo grattacapo per Zingaretti.Ha collaborato Giuseppe China
Il cpr di Shengjin in Albania (Getty Images)