2022-05-06
Zelensky fa la pace con Berlino e sfida la parata dello zar in videoconferenza
Volodymyr Zelensky (Ansa)
Una «call» con i leader mondiali il 9 maggio e intanto invita Olaf Scholz a Kiev. Lorenzo Guerini fa infuriare ancora il M5s sulle armi.Germania e Ucraina sembrano rinsaldare il loro rapporto dopo la frattura delle scorse settimane, mentre in Italia il M5s attacca frontalmente il governo sulla questione delle forniture di armi a Kiev. In vista del 9 maggio, il giorno in cui Mosca celebra la vittoria sul nazismo, Berlino e Kiev ritrovano l’armonia, o almeno una parvenza di armonia, dopo che lo scorso 13 aprile il leader ucraino Volodymyr Zelensky si era rifiutato di accogliere il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, definito «persona non gradita», per le sue posizioni filorusse quando era ministro degli Esteri di Angela Merkel. Una posizione, quella di Zelensky, che aveva suscitato inevitabilmente la reazione irritata del cancelliere Olaf Scholz. La pressione sulla Germania, non perfettamente allineata alla linea ultrabellicista di Usa e Gran Bretagna, è fortissima. Ieri Zelensky e Steinmeier si sono sentiti al telefono: «Ho avuto una conversazione buona, costruttiva e importante», ha scritto Zelensky su Twitter, «con il presidente della Germania, Steinmeier. L’ho ringraziato per il forte sostegno all’Ucraina. Mi aspetto che venga intensificato. La leadership tedesca è importante per contrastare l’aggressione della Russia». Zelensky ha aggiunto di avere informato Steinmeier «della situazione al fronte e della situazione critica a Mariupol» e ha invitato sia lui che Scholz a Kiev. (Per ora pare confermata la visita del ministro degli Esteri). Steinmeier, ha fatto sapere la presidenza tedesca, ha sentito Zelensky per ricucire i rapporti rispetto agli «equivoci del passato» e ha espresso «la sua solidarietà, rispetto e sostegno al presidente ucraino per la coraggiosa lotta del popolo ucraino contro gli aggressori russi». «La Germania rimane un potente alleato dell’Ucraina», ha commentato il capo dell’ufficio presidenziale di Kiev, Andriy Yermak, «la speranza dei russi di dividere l’unità dell’Europa a sostegno dell’Ucraina è vana». Zelensky batte cassa: «Stiamo già preparando», ha detto ieri il leader ucraino, «un piano di ripresa e ricostruzione su larga scala per l’Ucraina dopo la guerra e abbiamo bisogno di un piano di sostegno internazionale strategico che sia un analogo moderno dello storico piano Marshall». Intanto in Italia diventa rovente la polemica sull’invio di armi a Kiev da parte del nostro governo. Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, è intervenuto davanti alle commissioni riunite Difesa di Senato e Camera: «Abbiamo assunto la decisione di secretare», ha detto Guerini, «la tipologia di sistema d’armamento ceduto in modo condiviso con l’Ucraina. Bisogna fare attenzione a non enfatizzare dal punto di vista comunicativo questi invii, avendo cura di non far percepire in termini provocatori da parte russa la nostra attività». Una affermazione paradossale, quella di Guerini, ai limiti della presa in giro: «L’Italia», ha aggiunto Guerini, «continuerà a supportare l’Ucraina nella sua difesa dall’aggressione russa anche con dispositivi in grado di neutralizzare le postazioni dalle quali la Russia bombarda indiscriminatamente le città e la popolazione civile». E meno male che non voleva provocare i russi: le parole di Guerini possono significare tutto e niente, anche che l’Italia stia fornendo a Kiev missili in grado di colpire, ad esempio, le navi di Mosca al largo delle coste ucraine o addirittura postazioni in territorio russo. Guerini dopo qualche ora è stato costretto a precisare che il suo riferimento è a «munizionamenti a cortissimo raggio funzionali al solo scopo difensivo e per proteggere città e cittadini», ma il M5s è andato all’assalto: «Il ministro Guerini», ha affermato il coordinatore del comitato sicurezza del M5s, Giuseppe Brescia, «ha parlato di armi per neutralizzare le postazioni russe. Dichiarazioni allarmanti, tanto da rendere necessaria una precisazione del Ministero a mezzo stampa. Purtroppo continuiamo a sentir parlare troppo di armi e poco di negoziati. Il governo», ha aggiunto Brescia, «deve chiarire se stiamo lavorando a un’escalation militare o a un’escalation diplomatica orientata a fermare la guerra». «È necessario e urgente», ha sottolineato il presidente del M5s, Giuseppe Conte, intervistato da Paolo Del Debbio a Dritto e Rovescio, su Rete4, «quanto invochiamo da giorni: che il premier Draghi e il ministro della Difesa vengano in parlamento e si confrontino con i rappresenti del popolo». Contro Guerini anche Alternativa: «Il nostro governo», hanno commentato i parlamentari del partito di opposizione in una nota, «ormai ha scelto di seguire scodinzolando ogni scellerata decisione presa dai signori della guerra di Washington e Londra». Intanto, si avvicina il 9 maggio e cresce la tensione. «La Russia», ha detto ieri la commissaria per i diritti umani del Parlamento ucraino, Lyudmila Denisova, «ha intenzione di far sfilare i nostri cittadini alla parata del 9 maggio a Mariupol come prigionieri». Cancellata invece la parata nei territori del Donbass: «E’ impossibile svolgere la parata della vittoria a Donetsk o a Luhansk il 9 maggio», ha dichiarato il vice capo dell’amministrazione presidenziale russa Sergei Kiriyenko.
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