2023-10-12
Zaki anti Israele non va da Fazio. Ma dà tutte le colpe a Netanyahu
A Brescia un consigliere arabo che sostiene la sindaca dem pubblica accuse a Tel Aviv.Una mina vagante di nome Zaki. L’attivista egiziano adottato da Bologna sta procurando imbarazzi alla sinistra istituzionale e al circolino radical-televisivo. L’entusiasmo con il quale si è schierato dal primo minuto con la Palestina, definendo Benjamin Netanyahu «l’unico serial killer in questa guerra», diffondendo notizie contro Israele, nascondendo i massacri dei terroristi e di fatto accreditandosi sui social come tifoso di Hamas, si rivela di giorno in giorno un boomerang.I suoi atteggiamenti creano gastriti anche a personaggi dotati di stomaco di ferro come Fabio Fazio, che ieri ha fatto sapere di non volere più il giovane propagandista a Che tempo che fa, all’esordio domenica sera su La Nove. Per la ripartenza dopo l’uscita burrascosa dalla Rai aveva preparato una puntata arcobaleno delle sue ma ha dovuto rivedere la scaletta, ben consapevole che l’editore è la major americana Warner Bros-Discovery. Nello spiegare il taglio, Fazio se l’è cavata con un escamotage: «Siccome è scoppiata la guerra in Israele ho cambiato la prima puntata, non aveva senso non trattare l’attualità».Patrick Zaki avrebbe dovuto presentare il suo libro Sogni e illusioni di libertà edito da La Nave di Teseo, per la verità in tema con le drammatiche vicende mediorientali. Ma il conduttore lo ha cassato. «Ho chiesto a Elisabetta Sgarbi la cortesia di spostare l’ospite di una o due settimane». Questo nonostante il tentativo dell’attivista di rimontare la situazione con un post su X nel quale spiega che «nessuno può essere ritenuto come filo Hamas se sostiene la Palestina». Ma ormai il danno era fatto, e comunque al Tg1 Zaki in serata ha ribadito la sua tesi che «la situazione che stiamo vivendo è conseguenza delle politiche dell’attuale governo israeliano».L’ombra di Zaki si allunga anche sulla facciata della Loggia a Brescia, dove la sindaca piddina Laura Castelletti si è rifiutata di proiettare la bandiera con la stella di David in solidarietà al popolo aggredito. Il palazzo comunale era stato illuminato per perorare la liberazione del militante quando era in prigione al Cairo e il diverso trattamento ha scatenato le proteste dell’opposizione di centrodestra e dell’Associazione Italia-Israele. Dopo la notizia del niet diffusa dai media, ieri un silenzio imbarazzato percorreva tutta la città, medaglia d’oro della Resistenza e già martire per le vittime del terrorismo. Proprio a Brescia non dovrebbero esserci esitazioni sulla parte da difendere. Castelletti, messa con le spalle al muro, ha deciso di far proiettare sulla Loggia la bandiera della Pace, considerata però un passepartout per lavarsi la coscienza.«Riteniamo questa scelta molto grave e contraddittoria», spiega un comunicato di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega, «soprattutto se si pensa che la prassi di illuminare la facciata della Loggia avviene per questioni di minore gravità. Una decisione motivata dalla presenza in maggioranza di una forte componente ideologica anti israeliana». La coalizione che guida Brescia è composta da Pd, Azione ed è sostenuta da una minoranza ideologica che avrebbe mal tollerato il gesto umanitario. In consiglio comunale a sostegno del sindaco siedono infatti due arabi, definiti dal mainstream politicamente corretto «nuovi bresciani». Il primo è Arshad Mehmood detto Kadhar, pakistano di nascita, vicepresidente del Centro islamico locale. Nel 2021 fu al centro di una polemica per aver partecipato a un evento in città nel quale era stato invitato Abid Raza Kotla, leader di un’organizzazione jihadista bandita dall’Unione europea e dagli Usa. Il secondo è Iyas Ashkar, di nascita palestinese, che ha rilanciato su Facebook le parole di Luisa Morgantini, ex europarlamentare di Rifondazione Comunista. Eccole. «Basta con questa impunità di Israele. Siamo responsabili noi come comunità internazionale perché siamo stati così impotenti, omertosi, complici con la politica illegale che Tel Aviv conduce da anni rubando terra, acqua e risorse ai palestinesi». A Brescia è più facile vedere la sindaca con la keffiah che la bandiera israeliana sulla Loggia.