2021-11-17
Zaia e Acquaroli però si smarcano: «Misura inutile e incostituzionale»
Luca Zaia e, nel riquadro, Francesco Acquaroli (Ansa)
Dubbi da Stefano Bonaccini. Matteo Salvini: «Non voglio pensare a nuove chiusure». Ira di Giorgia Meloni.L'idea di adottare eventuali nuove restrizioni solo per i non vaccinati non convince tutti i presidenti di Regione, al di là delle differenze di partito. Francesco Acquaroli, presidente delle Marche ed esponente di Fratelli d'Italia, alla Verità spiega: «Rispetto le idee di tutti, sono vaccinato con due dosi, farò la terza quando sarà il mio turno e penso che il vaccino ci stia permettendo di uscire dal tunnel delle chiusure, di tornare a vivere, di non rischiare la vita se si viene contagiati. Dopodiché, l'esperienza, la lettura dei dati, impongono alcune riflessioni. Io stesso, in questo momento, sono in isolamento, così come tutta la giunta, poiché uno degli assessori, vaccinato con due dosi, è risultato positivo. Il tema non è pensare a restrizioni per i non vaccinati, ma invitare con determinazione tutti a rispettare le regole. Inoltre, si dovevano mettere in campo altre azioni e risorse, ad esempio prevedere nelle scuole impianti di areazione meccanica controllata utili a frenare il contagio. Le Marche sono l'unica Regione ad aver investito per installare questi impianti nelle scuole. I vaccini», precisa il presidente, «sono fondamentali ma è altrettanto importante avere dei comportamenti responsabili. Dobbiamo sempre ricordare che il vaccino non ci rende immuni. Bisogna sensibilizzare tutti a non abbassare la guardia: evitare assembramenti, indossare la mascherina, lavarsi sempre le mani. È incontestabile che con i vaccini siamo tornati a vivere quasi normalmente, rispetto allo scorso novembre quando eravamo tutti chiusi. I numeri delle ospedalizzazioni sono diminuiti tantissimo, ma è anche vero che oltre il 25% dei ricoverati in terapia intensiva, nelle Marche, è vaccinato». Contrario al lockdown per i non vaccinati il presidente del Veneto, Luca Zaia, della Lega, che così scompagina il fronte «pro Austria» del Carroccio, da Massimiliano Fedriga ad Attilio Fontana: «Penso che in Italia», dice Zaia, «anche dal punto di vista costituzionale sia di difficile applicazione una norma come questa». Gli dà ragione il presidente emerito della Consulta, Cesare Mirabelli: «Mi pare un rimedio difficilmente praticabile», commenta il presidente emerito della Consulta, Cesare Mirabelli, «e, dal punto di vista normativo, molto rischioso come possibilità di giustificazione dei singoli divieti. Se la situazione è così vincolante per cui i non vaccinati non possono compiere una parte molto consistente dell'attività della loro vita lavorativa e di relazione», aggiunge Mirabelli, «allora questo giustificherebbe l'imposizione di un obbligo di vaccinazione non una sorta di lazzaretto domestico». Perplesso il governatore dell'Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, del Pd: «Non lo so, dovremmo discuterne». Il ministro per gli Affari regionali, Mariastella Gelmini, di Forza Italia, prende tempo: «Abbiamo raggiunto l'84% di cittadini che sono vaccinati con entrambe le dosi. Per adesso ci fermiamo qui». Ma Stefano Patuanelli, ministro dell'Agricoltura del M5s, la contraddice: «È un'ipotesi su cui si lavora».«Mi rifiuto di pensare al lockdown», incalza (soprattutto i suoi) il leader della Lega, Matteo Salvini, «mi rifiuto di pensare a nuove chiusure, nuove limitazioni». Si scopre aperturista l'ex premier Giuseppe Conte, ex uomo delle chiusure: «Sono contrario a operare ulteriori strette». Gira il dito nella piaga Giorgia Meloni, presidente di Fdi: «Siamo la nazione che ha usato il green pass in modo più energico: mi sarei aspettata che, a fronte di quella scelta, non si sarebbe parlato di nuove restrizioni. Qualcosa non ha evidentemente funzionato».
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