2024-09-24
Le cifre dei raid coi walkie-talkie: «Ci sono 879 morti e 1.700 evirati»
La nuova frontiera del conflitto è l'impiego di dispositivi esplosivi per sabotare le comunicazioni e colpire i terroristi (Getty)
I numeri nel report degli 007 di Hezbollah. Ora teme anche l’Iran. Israele: bombe «mirate» contro il numero tre dei miliziani. Giallo sulla sua sorte e su quella di Yahya Sinwar. Gli Usa: lavoriamo alla de-escalation in Libano.Resta alle stelle la tensione tra Israele ed Hezbollah. Ieri, l’Idf ha reso noto di aver colpito per via aerea oltre 1.000 obiettivi di Hezbollah nella parte meridionale del Libano e nella Valle della Beqa: area, quest’ultima, che si ritiene ospiti i magazzini di armi dell’organizzazione terroristica sciita. È stato inoltre effettuato un bombardamento di precisione sulla stessa Beirut per eliminare Ali Karaki: comandante del fronte meridionale di Hezbollah, che, stando a Sky News Arabia, sarebbe stato ucciso. Rimane comunque il giallo. Secondo il ministero della Sanità libanese, si sarebbero registrate complessivamente almeno 274 vittime. Un funzionario dell’esercito israeliano ha comunque fatto sapere all’Associated Press che non sarebbero al momento sul tavolo piani per un’imminente invasione del Libano via terra.Dal canto suo, il ministero degli Esteri iraniano ha condannato gli attacchi aerei di ieri, minacciando Gerusalemme di «conseguenze pericolose». Tutto questo, mentre Hezbollah, sempre ieri, ha lanciato contro Israele almeno 210 razzi (di cui una decina a lungo raggio contro gli insediamenti in Cisgiordania). Nel frattempo, un funzionario israeliano ha detto al Times of Israel che lo Stato ebraico sarebbe aperto all’ipotesi di un cessate il fuoco, se Hezbollah accettasse di tenere negoziati. «Negli ultimi giorni, abbiamo distrutto ciò che Hezbollah ha costruito in 20 anni. Nasrallah resta solo al vertice, intere unità della Forza Radwan sono state messe fuori combattimento e decine di migliaia di razzi sono stati distrutti», ha affermato il ministero della Difesa israeliano. «Ho promesso che avremmo cambiato l’equilibrio di potere nel Nord: è esattamente ciò che stiamo facendo», ha frattanto dichiarato Benjamin Netanyahu, che, oltre a esortare i civili libanesi a evacuare in attesa della fine delle operazioni militari, già l’altro ieri, riferendosi agli attacchi contro Hezbollah della scorsa settimana, aveva detto: «Se Hezbollah non ha recepito il messaggio, vi prometto che lo recepirà».A questo proposito, La Verità è stata in grado di visionare quello che dovrebbe essere il report interno della stessa Hezbollah dedicato alla valutazione statistica preliminare dei danni causati dalle esplosioni dei cercapersone e dei walkie-talkie, verificatesi la settimana scorsa. Secondo il documento, che prendiamo comunque con le pinze, il numero delle vittime sarebbe molto più alto delle 26 rese ufficialmente note: il rapporto parla infatti di 879 «martiri». Una cifra così elevata si sposa con quanto scritto, il 19 settembre scorso, dalla testata i24news, la quale, citando «rapporti israeliani», ha riferito che le sole esplosioni dei cercapersone avrebbero causato «decine di morti, se non di più» tra i militanti di Hezbollah.Il documento sottolinea poi che oltre 1.700 individui avrebbero subito danni al sistema riproduttivo, visto che portavano il cercapersone all’altezza della cintura. Si riscontrerebbero infine circa 500 casi di cecità e oltre 2.000 di amputazione degli arti. Non sorprende quindi che, secondo Reuters, le Guardie della rivoluzione abbiano ordinato ai loro miliziani di sbarazzarsi dei dispositivi elettronici, mentre l’ambasciatore iraniano in Libano, Mojtaba Amani, ha definito «un onore» le ferite riportate a seguito delle esplosioni dei cercapersone. Tra l’altro, un deputato di Teheran, Ahmad Ardestani, ha ipotizzato che l’incidente in elicottero, in cui trovò la morte a maggio l’allora presidente iraniano Ebrahim Raisi, possa essere stato causato proprio dal suo cercapersone.Resta intanto avvolta nel mistero la sorte del leader di Hamas, Yahya Sinwar. Vista la prolungata assenza di comunicazioni da parte sua, Israele sta valutando l’ipotesi che possa essere rimasto ucciso nel corso dei bombardamenti su Gaza. Tuttavia - almeno fino a ieri sera - il Times of Israel riferiva che non ci sono ancora prove sufficienti a dimostrazione della sua morte. L’intelligence israeliana ha fatto comunque sapere di ritenere che i recenti messaggi di congratulazioni al presidente algerino Abdelmadjid Tebboune, attribuiti a Sinwar, non sarebbero stati in realtà scritti da lui.Nel mentre, Teheran ha annunciato di essere pronta a riprendere i colloqui sul nucleare in occasione dell’Assemblea generale dell’Onu a New York, «se le altre parti saranno disposte». Ricordiamo che l’amministrazione Biden è storicamente favorevole a ripristinare il controverso accordo sul nucleare con l’Iran: un accordo che, di contro, ha sempre suscitato i (non infondati) timori di Israele e dell’Arabia Saudita. Non a caso, l’attuale Casa Bianca ha perso notevolmente influenza sul Medio Oriente. E, nonostante ci provi da mesi, ancora non riesce a mediare un accordo per il cessate il fuoco.Ieri, un funzionario israeliano ha reso noto al Times of Israel che Washington avrebbe consegnato una nuova proposta di intesa sugli ostaggi: una proposta che, differentemente dalla precedente, non sarebbe divisa in tre fasi. Dal canto suo, lo stesso Joe Biden ha detto di star «lavorando per la de-escalation» in Libano. Il punto è che difficilmente Israele accetterà una mediazione americana con un inquilino della Casa Bianca che è ormai un’anatra zoppa e che, soprattutto, si è ben guardato dal ripristinare la politica della «massima pressione» su quell’Iran, che è il principale finanziatore tanto di Hamas quanto di Hezbollah. Come che sia, ieri il Pentagono ha annunciato che schiererà un «piccolo numero» di personale militare aggiuntivo in Medio Oriente, mentre il presidente iraniano, Masoud Pezeshkian, ha accusato Gerusalemme di puntare ad allargare il conflitto nella regione. In tutto questo, sempre ieri, l’inviato francese per il Libano, Jean-Yves Le Drian, ha avuto un incontro a Beirut con il comandante dell’esercito libanese, Joseph Aoun.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)