2025-05-27
Il centrodestra non sottovaluti il segnale
Il risultato di ieri non stupisce. Ma se a settembre la maggioranza si dividesse e perdesse Veneto e Marche, tirerebbe la volata all’opposizione. E nella primavera del 2026 si vota a Milano e Roma: vincere è possibile, però i candidati vanno scelti per tempo.Che il centrodestra rischiasse di perdere Genova si sapeva almeno dalla fine di ottobre dello scorso anno, cioè da quando si votò per decidere il presidente della Liguria. Infatti, la vittoria di Marco Bucci, sindaco per due mandati del capoluogo ligure, fu accompagnata da un dato sorprendente. Il governatore aveva battuto il candidato del centrosinistra nella zona di Imperia e della Spezia, ma non sotto la Lanterna. Nei carruggi, tra lui e l’ex ministro del Pd il distacco superò i settemila voti a favore del secondo, che peraltro non è neppure genovese ma spezzino. Insomma Genova, che è stata a lungo in mano a socialisti, comunisti e perfino in quelle di un marchese rosso come Marco Doria (pur se discendente di una nobile casata non esitò a iscriversi al partito di Nichi Vendola), con Silvia Salis è tornata alle origini, chiudendo la parentesi di una giunta moderata ed efficiente. Tuttavia, se anche non desta sorpresa il risultato in Liguria, così come non lo desta quello in Romagna, con la vittoria al primo turno del candidato progressista a Ravenna, qualche riflessione è comunque necessaria. Non tanto per darsi da fare in vista dei ballottaggi che si terranno fra due settimane a Taranto e Matera (e dove la sinistra è avanti), quanto perché a settembre si voterà in sei Regioni d’Italia e il centrodestra non pare avvantaggiato. Tornati dalle vacanze, gli italiani saranno chiamati a scegliere il governatore di Veneto, Marche, Campania, Toscana, Puglia e Valle d’Aosta. Lasciamo perdere la più piccola delle sei, dove vige lo Statuto speciale ed esistono alcune formazioni politiche locali. E accantoniamo anche Toscana, Puglia e Campania, dove da molti anni primeggia la sinistra e dove le speranze di mettere fine al predominio sono ridotte. Pensiamo piuttosto a Veneto e Marche, entrambe governate dal centrodestra. A parte un breve periodo tra il 1993 e il 1994, la Regione guidata da Luca Zaia non ha mai avuto un presidente che fosse espressione della sinistra. Il Doge, come lo chiamano a Palazzo Balbi, a Venezia è in carica da 15 anni. E prima di lui c’era il dimenticato Giancarlo Galan. Venticinque anni almeno sotto il segno dei moderati. Però adesso il monopolio vacilla, perché la sostituzione di Zaia, imposta dalla legge, rischia di mandare in pezzi la maggioranza di centrodestra. Non è ancora chiaro chi verrà candidato alla presidenza e se l’incarico toccherà a un leghista o a qualcuno del partito del premier. Al punto che non è esclusa la possibilità che il centrodestra si presenti con più nomi, uno per ogni partito che fa parte della coalizione, con Zaia a sorreggere un suo delfino per poter rientrare dalla finestra dopo essere uscito dalla porta. La vittoria non sembrerebbe in discussione perché a sinistra non hanno candidati credibili. Tuttavia, le certezze traballano.Nelle Marche, un tempo feudo progressista, Francesco Acquaroli, esponente di Fratelli d’Italia, cerca la riconferma, ma l’ex sindaco di Pesaro Matteo Ricci, ora europarlamentare del Pd, punta a scalzarlo e si sta dando un gran da fare. In altre parole, la campagna per il rinnovo dei consigli regionali in sei Regioni parte male perché la sinistra, che è in campagna elettorale per il referendum dell’8 e 9 giugno, mira a strappare un successo per candidarsi a governare il Paese. Elly Schlein dicono che si senta elettrizzata e si prepari al 2027, con la speranza però di riuscire ad accorciare la legislatura, grazie a uno di quei tranelli che a Roma sono bravissimi ad allestire. Nel frattempo, dopo il voto sul Jobs act e quello per le Regioni, nella primavera del 2026 si terranno le elezioni a Milano e Roma, entrambe in mano alla sinistra. Riconquistarle sarebbe importante, ma per riuscirci non si potrà pensare certo all’ultimo minuto a chi candidare, come accaduto in passato. Soprattutto, non ci si può dividere, come successe nella Capitale quattro anni fa.Dunque? Urge riflettere sulla sconfitta di Genova, non per fare mea culpa, ma almeno per preparare la vittoria alle regionali e alle prossime amministrative. Infatti, più si temporeggia e più si rischia.
Thierry Sabine (primo da sinistra) e la Yamaha Ténéré alla Dakar 1985. La sua moto sarà tra quelle esposte a Eicma 2025 (Getty Images)
La Dakar sbarca a Milano. L’edizione numero 82 dell’esposizione internazionale delle due ruote, in programma dal 6 al 9 novembre a Fiera Milano Rho, ospiterà la mostra «Desert Queens», un percorso espositivo interamente dedicato alle moto e alle persone che hanno scritto la storia della leggendaria competizione rallystica.
La mostra «Desert Queens» sarà un tributo agli oltre quarant’anni di storia della Dakar, che gli organizzatori racconteranno attraverso l’esposizione di più di trenta moto, ma anche con memorabilia, foto e video. Ospitato nell’area esterna MotoLive di Eicma, il progetto non si limiterà all’esposizione dei veicoli più iconici, ma offrirà al pubblico anche esperienze interattive, come l’incontro diretto con i piloti e gli approfondimenti divulgativi su navigazione, sicurezza e l’evoluzione dell’equipaggiamento tecnico.
«Dopo il successo della mostra celebrativa organizzata l’anno scorso per il 110° anniversario del nostro evento espositivo – ha dichiarato Paolo Magri, ad di Eicma – abbiamo deciso di rendere ricorrente la realizzazione di un contenuto tematico attrattivo. E questo fa parte di una prospettiva strategica che configura il pieno passaggio di Eicma da fiera a evento espositivo ricco anche di iniziative speciali e contenuti extra. La scelta è caduta in modo naturale sulla Dakar, una gara unica al mondo che fa battere ancora forte il cuore degli appassionati. Grazie alla preziosa collaborazione con Aso (Amaury Sport Organisation organizzatore della Dakar e partner ufficiale dell’iniziativa, ndr.) la mostra «Desert Queens» assume un valore ancora più importante e sono certo che sarà una proposta molto apprezzata dal nostro pubblico, oltre a costituire un’ulteriore occasione di visibilità e comunicazione per l’industria motociclistica».
«Eicma - spiega David Castera, direttore della Dakar - non è solo una fiera ma anche un palcoscenico leggendario, un moderno campo base dove si riuniscono coloro che vivono il motociclismo come un'avventura. Qui, la storia della Dakar prende davvero vita: dalle prime tracce lasciate sulla sabbia dai pionieri agli incredibili risultati di oggi. È una vetrina di passioni, un luogo dove questa storia risuona, ma anche un punto d'incontro dove è possibile dialogare con una comunità di appassionati che vivono la Dakar come un viaggio epico. È con questo spirito che abbiamo scelto di sostenere il progetto «Desert Queens» e di contribuire pienamente alla narrazione della mostra. Partecipiamo condividendo immagini, ricordi ricchi di emozioni e persino oggetti iconici, tra cui la moto di Thierry Sabine, l'uomo che ha osato lanciare la Parigi-Dakar non solo come una gara, ma come un'avventura umana alla scala del deserto».
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