
Intesa siglata dal Comitato diritti umani del Parlamento, che però ne era all’oscuro.Un accordo di «cooperazione» tra il Comitato diritti umani del Parlamento europeo presieduto da Pier Antonio Panzeri e il Comitato nazionale dei diritti umani del Qatar. Firmato in una delle sale di rappresentanza del Parlamento di Bruxelles, alla presenza di funzionari del Parlamento. Mai ufficializzato formalmente, ma in seguito al quale il Paese del Golfo ha organizzato una serie di conferenze bilaterali con i simboli dell’Ue. Offrendo ai partecipanti - anche parlamentari - voli in business e soggiorni in hotel di lusso a Doha. È il cappello formale che ha permesso all’emirato di legarsi a Bruxelles e di un accordo simile si era parlato nei primi giorni dell’inchiesta, senza che fosse possibile trovare una conferma. Mostra la permeabilità delle istituzioni europee. Anche se, per il Parlamento, quell’accordo non esiste. Adesso Politico.eu è venuto in possesso di una copia di quel testo ed è possibile ricostruire la sua genesi e gli avvenimenti successivi alla sua firma.La firma è del 26 aprile 2018. Oltre alla firma di Panzeri, allora presidente del Subcomitato diritti umani (Droi, nel linguaggio dell’Ue), c’è quella di Ali bin Smaikh Al-Marri, presidente del Comitato qatarino. Il comitato rivendica nel proprio sito l’indipendenza dal governo. Sta di fatto che lo stesso Al-Marri è stato poi nominato ministro del Lavoro. Proprio mentre nel mondo montava l’indignazione per le condizioni di lavoro nei cantieri del Mondiale 2022.Quel giorno del 2018, Al-Marri ha parlato davanti al comitato Droi, rivendicando i progressi del Qatar per la tutela dei diritti umani pur ammettendo che ci sono ancora ostacoli da superare. Panzeri annuncia ai parlamentari la firma di un accordo con Al-Marri. Annuncia che fornirà una copia ai colleghi, ma la copia non arriverà mai. Il giorno della firma, Panzeri è appena tornato da una visita «privata» proprio in Qatar, dove era accompagnato dal suo assistente Francesco Giorgi. Anche lui adesso indagato nell’inchiesta belga sulla corruzione al Parlamento europeo. Anche l’invito di Al-Marri per parlare davanti al Comitato, ricorda un ex europarlamentare, non era stato condiviso con gli altri membri come di prassi.Il testo del memorandum è estremamente vago. Fa riferimento alla «cooperazione» e allo «scambio di esperienze» nel settore dei diritti umani e nell’applicazione delle convenzioni internazionali in materia. Un anno dopo quell’accordo, nel 2019, il Qatar co-organizza con l’Ue la prima conferenza a Doha con i simboli e le bandiere del Parlamento europeo. O forse organizza da solo, dato che anche questo a Bruxelles non risulta. Il tema scelto: «Combattere l’impunità». Lo stesso nome che Panzeri sceglierà per la sua Ong, quella al centro dello scandalo della corruzione. A legare la conferenza con l’accordo dell’anno precedente è lo stesso Panzeri, nel corso di una conferenza stampa a Doha per presentare l’iniziativa. All’edizione successiva, nel febbraio del 2020, parteciperanno circa 300 persone. Voli in business pagati dal Qatar e soggiorno al Ritz-Carlton di Doha. La star è Eva Kaili, allora vicepresidente del Parlamento Ue, che dal palco ringrazia Panzeri per l’organizzazione. Tra i presenti: il socialista belga Marc Tarabella, l’italiana del Pd Alessandra Moretti, il popolare Cristian-Silviu Busoi. Nessuno di loro ha dichiarato il viaggio al Parlamento, come previsto dal regolamento. Moretti, raggiunta da Politico, ha spiegato che «era un evento organizzato dal Parlamento, quindi il Parlamento sapeva della mia partecipazione».L’accordo che per Bruxelles non esiste per Doha è comunque valido. Lo scrive lo stesso Al-Marri nel maggio 2021 a Maria Arena, l’europarlamentare che ha preso il posto di Panzeri al Comitato Droi. E che nel gennaio scorso sarà costretta a dimettersi. Dopo che è emersa una sua gita a Doha nel 2022, anche questa non dichiarata. L’occasione? Un «workshop» organizzato dal Comitato qatarino dei diritti umani.
Antonio Scurati (Ansa)
Eccoli lì, tutti i «veri sapienti» progressisti che si riuniscono per chiedere all’Aie di bandire l’editore «Passaggio al bosco» dalla manifestazione «Più libri più liberi».
Sono tutti lì belli schierati in fila per la battaglia finale. L’ultima grande lotta in difesa del pensiero unico e dell’omologazione culturale: dovessero perderla, per la sinistra culturale sarebbe uno smacco difficilmente recuperabile. E dunque eccoli, uniti per chiedere alla Associazione italiana editori di cacciare il piccolo editore destrorso Passaggio al bosco dalla manifestazione letteraria Più libri più liberi. Motivo? Tale editore sarebbe neofascista, apologeta delle più turpi nefandezze novecentesche e via dicendo. In un appello rivolto all’Aie, 80 autori manifestano sdegno e irritazione. Si chiedono come sia possibile che Passaggio al bosco abbia trovato spazio nella fiera della piccola editoria, impugnano addirittura il regolamento che le case editrici devono accettare per la partecipazione: «Non c’è forse una norma - l’Articolo 24, osservanza di leggi e regolamenti - che impegna chiaramente gli espositori a aderire a tutti i valori espressi nella Costituzione italiana, nella Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione europea e nella Dichiarazione universale dei diritti umani e in particolare a quelli relativi alla tutela della libertà di pensiero, di stampa, di rispetto della dignità umana? Poniamo quindi queste domande e preoccupazioni all’attenzione dell’Associazione italiana editori per aprire una riflessione sull’opportunità della presenza di tali contenuti in una fiera che dovrebbe promuovere cultura e valori democratici». Memorabile: invocano la libertà di pensiero per chiedere la censura.
Olivier Marleix (Ansa)
Pubblicato post mortem il saggio dell’esponente di spicco dei Républicains, trovato impiccato il 7 luglio scorso «Il presidente è un servitore del capitalismo illiberale. Ha fatto perdere credibilità alla Francia nel mondo».
Gli ingredienti per la spy story ci sono tutti. Anzi, visto che siamo in Francia, l’ambientazione è più quella di un noir vecchio stile. I fatti sono questi: un politico di lungo corso, che conosce bene i segreti del potere, scrive un libro contro il capo dello Stato. Quando è ormai nella fase dell’ultima revisione di bozze viene tuttavia trovato misteriosamente impiccato. Il volume esce comunque, postumo, e la data di pubblicazione finisce per coincidere con il decimo anniversario del più sanguinario attentato della storia francese, quasi fosse un messaggio in codice per qualcuno.
Roberto Gualtieri (Ansa)
Gualtieri avvia l’«accoglienza diffusa», ma i soldi andranno solo alla Ong.
Aiutiamoli a casa loro. Il problema è che loro, in questo caso, sono i cittadini romani. Ai quali toccherà di pagare vitto e alloggio ai migranti in duplice forma: volontariamente, cioè letteralmente ospitandoli e mantenendoli nella propria abitazione oppure involontariamente per decisione del Comune che ha stanziato 400.000 euro di soldi pubblici per l’accoglienza. Tempo fa La Verità aveva dato notizia del bando comunale con cui è stato istituito un servizio di accoglienza che sarà attivo dal 1° gennaio 2026 fino al 31 dicembre 2028. E ora sono arrivati i risultati. «A conclusione della procedura negoziata di affidamento del servizio di accoglienza in famiglia in favore di persone migranti singole e/o nuclei familiari o monogenitoriali, in possesso di regolare permesso di soggiorno, nonché neomaggiorenni in carico ai servizi sociali», si legge sul sito del Comune, «il dipartimento Politiche sociali e Salute comunica l’aggiudicazione del servizio. L’affidamento, relativo alla procedura è stato aggiudicato all’operatore economico Refugees Welcome Italia Ets».
2025-12-03
Pronto soccorso in affanno: la Simeu avverte il rischio di una crisi strutturale nel 2026
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iStock
Secondo l’indagine della Società italiana di medicina d’emergenza-urgenza, dal 2026 quasi sette pronto soccorso su dieci avranno organici medici sotto il fabbisogno. Tra contratti in scadenza, scarso turnover e condizioni di lavoro critiche, il sistema di emergenza-urgenza rischia una crisi profonda.
Il sistema di emergenza-urgenza italiano sta per affrontare una delle sue prove più dure: per molti pronto soccorso l’inizio del 2026 potrebbe segnare una crisi strutturale del personale medico. A metterne in evidenza la gravità è Alessandro Riccardi, presidente della Simeu - Società italiana di medicina d’emergenza-urgenza - al termine di un’indagine che fotografa uno scenario inquietante.






