2023-10-18
Volevano la jihad in Italia: presi due egiziani
Arrestati dalla polizia per aver indottrinato altri islamici via Internet e raccolto fondi per sostenere l’Isis, a cui avevano giurato fedeltà. Vivevano a Monza e Sesto San Giovanni, in chat si esaltavano: «Io ho già sparato, uccidiamo ebrei e crociati».Non avevano in mente di progettare un attentato a breve, ma allo stesso tempo minacciavano di morte «ebrei» e «crociati», finanziando con 4.000 euro, inviati dall’Italia, lo Stato Islamico, i terroristi in Yemen e persino l’Autorità palestinese nella striscia di Gaza. Reclutavano nuovi adepti sul Web, tramite gruppi su Facebook, Telegram e Whatsapp, con la missione di portare avanti l’ortodossia islamica radicale, soprattutto per ciò che riguarda la costrizione delle donne a portare il niqab e il disprezzo per gli uomini musulmani “naturalizzati”». Sul web minacciavano l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e soprattutto l’attuale, Giorgia Meloni. «Non ti preoccupare per noi, sappiamo benissimo come zittirli e fermarli al momento giusto… viviamo con loro da banditi… pronti a colpirli a ciabattate». Scrivevano senza farsi troppi problemi in chat o rispondendo a post su Facebook. E il termine «banditi», in arabo, sta a significare anche sicari, teppisti, incaricati di colpire un avversario, per lo più politico, «all'interno della logica di un regime autoritario». Parlavano anche di armi, perché, diceva uno dei due: «Sparare con una arma da fuoco ti fa avere un cuore di ferro, qualsiasi persona che spara diventa rigida, con quella da fuoco. Perché io ho sparato, ed all’inizio avevo paura ma dopo mi sono abituato, hai capito?». Per questo motivo ieri notte sono stati arrestati Alass Refaei, 44 anni il 24 ottobre, e Gharib Hassan Nosair, 49 anni, entrambi egiziani residenti a Monza e Sesto San Giovanni, con cittadinanza italiana da almeno 20 anni, ma ancora radicati con il loro paesi di origine: sono accusati di terrorismo. Muratori, impiegati nel settore edile, i due - che all’apparenza non destavano alcun sospetto ma avevano invece giurato fedeltà allo Stato islamico -, si tenevano in contatto con i combattenti dell’Isis al confine tra Siria e Iraq. Le moschee non sembrano più i luoghi di ritrovo dei terroristi, ora c’è il Web. Per questo gestivano da anni chat con centinaia di persone in Italia e all’estero, con il ruolo di assoldare e istigare i cosiddetti lupi solitari. Come Abdesalem Lassoued, l’attentatore tunisino arrivato a Lampedusa nel 2011 e che lunedì sera ha ucciso due persone a Bruxelles prima della partita Belgio-Svezia. Negli scambi di messaggi non si risparmiavano. In alcuni incitavano a «uccidere gli ebrei. Uccideteli ovunque li troviate». E ancora: «Oh ebrei scimmie! Il nostro imminente appuntamento è a Gerusalemme». Oppure se la prendevano con i cristiani («Gli ebrei, i crociati i loro tirapiedi dei tiranni ci stanno combattendo sotto il pretesto che siamo terroristi criminali che sono al di fuori delle loro leggi»), ma anche con gli islamici moderati perché «distruggere le basi della religione e apparire simili ai miscredenti (cristiani ed ebrei) sottovaluta il popolo dell’islam». Erano iscritti a un canale su Telegram dove vengono riportate notizie di propaganda militare della «Brigata di Nasser Salaheddine Liwa al-Tawhid», che guida la resistenza palestinese contro Israele. L’indagine, portata avanti dal pm Alessandro Gobbis insieme a Digos e polizia postale, è iniziata a fine 2021 ed è ancora in corso. «È un momento particolare, sabato c’è stato un episodio connotato da caratteri di estemporaneità, ma spia di una situazione di tensione sotto gli occhi di tutti», ha spiegato il capo della Procura Marcello Viola, ricordando l’arresto di Ibrahim Tawfik, l’uomo di 33 anni che era stato fermato in viale Monza dopo aver aggredito tre passanti brandendo un Corano e urlando «Allah è grande, oggi muoiono tutti». I due egiziani arrestati condividevano persino immagini di bambini dell’Isis che sparano alla polizia siriana. Oppure commentavano così i video del giornalista egiziano Motaz Matar: «La jihad con l’arma è la soluzione. A che cosa è servita la pace dei fratelli musulmani, i Murgiti di questa epoca». Era soprattutto il più giovane, padre di un figlio piccolo che veniva indottrinato quotidianamente, a promuovere atti di violenza con finalità di terrorismo su ogni tipo di piattaforma Web. Pubblicava ovunque immagini raffiguranti esecuzioni capitali e sommarie, perpetrate dai fedeli dello Stato Islamico che finanziava. Sayad Abu Usama, per esempio, uno dei nomi in rubrica dell’arrestato, chiedeva via Whatsapp un aiuto economico per la liberazione della sorella ed i suoi tre figli dal campo di Al-Hawl, nel Nord-Est della Siria, al confine con l’Iraq, posto sotto il controllo delle autorità curde affiliate alla coalizione internazionale anti-Isis nel quale sono ospitate più di 70.000 persone, tra cui oltre 11.000 familiari, in gran parte mogli e figli di combattenti Isis di diverse nazionalità provenienti da Siria e Iraq. E Refai lo salutava dicendogli: «Col volere di Allah il generoso». Secondo l’Agenzia di sicurezza statunitense Ncis (Naval Criminal Investigative Service), Sayad Abu Usama è nato l’8 giugno 1996, è membro dell’Isis, coinvolto nell’attività di assistenza finanziaria rivolta alle donne del cosiddetto Stato islamico. Verso la fine del mese di maggio 2020 avrebbe preso sotto la sua tutela tre donne non identificate nel campo di Al-Hawl, tutte con figli, i cui mariti sarebbero detenuti a Baghuz, Siria. Ci sono tracce dei pagamenti, come per l’altro indagato. Come riporta Fabrizio Filice, il giudice che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare, gli indagati hanno inviato somme di denaro per un totale di 4.000 euro verso beneficiari collocati in Yemen e Palestina, a Kan Yunis, città della Striscia di Gaza. Stando alle indagini i beneficiari non sono né amici né parenti ma persone «operanti in territori sotto l’influenza dello Stato Islamico (Yemen e Autorità Palestinese)» si legge nell’ordinanza.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.