2020-12-22
Virus cinese, variante inglese, follia italiana
Boris Johnson (Toby Melville - WPA Pool / Getty Images)
C'era una volta il paziente inglese, personaggio immaginario partorito dalla fantasia dello scrittore Michael Ondaatje. Adesso c'è la variante inglese, versione modificata del coronavirus partorita di là dalla Manica. I quotidiani di ieri abbondavano quanto a titoli sulla mutazione del Covid sviluppatasi in Gran Bretagna. Ora, noi non abbiamo nessuna intenzione di sottovalutare il rischio di un'ondata anglofona della pandemia. Tuttavia, ci preme far notare che all'inizio dell'emergenza, quando i contagi si erano sviluppati in Cina, si registrava sulla stampa un certo imbarazzo nel parlare di virus cinese. E adesso che l'epidemia ha mietuto quasi 2 milioni di morti e poco meno di 80 milioni di contagi certificati, l'origine della malattia sembra dimenticata. Nessuno sembra più ricordare che tutto è cominciato a Wuhan e non si trova un commentatore che rammenti come la diffusione nel mondo sia dovuta principalmente al silenzio colpevole con cui le autorità di Pechino hanno reagito nelle prime fasi della malattia. Il solo che ha provato a imputare a XiJinping e ai suoi collaboratori la responsabilità di aver diffuso la pandemia è stato ricoperto d'insulti, manco avesse detto una bestemmia. C'è da dire che Donald Trump per la grande stampa è colpevole a prescindere, principalmente di esistere e di aver smentito anni e anni di teorie con il birignao, mandando al macero le analisi radical chic di intere legioni di giornalisti. Anche Boris Johnson è colpevole senza alcuna attenuante. Tra i leader politici dell'Occidente è il primo a essersi ammalato e riteniamo che in tanti si siano augurati che il virus facesse il suo sporco lavoro anche con lui. Non solo perché il primo ministro di Sua Maestà in principio aveva tentennato, provando a battere la strada dell'immunità di gregge, ma anche perché lo strano personaggio si era intestardito a voler applicare alla lettera la decisione dell'elettorato britannico, portando l'Inghilterra fuori dall'Europa. Sì, se Trump è il puzzone detestato dalla grande stampa democratica del mondo, Johnson è il vice puzzone, che la maggior parte dei commentatori non vede l'ora che lasci Downing Street. Dunque, se è meglio essere cauti quando si parla di Cina, con la Gran Bretagna si può mollare il freno, descrivendo la gestione della pandemia come un vero e proprio disastro. Che poi Londra e dintorni abbiano più o meno gli stessi morti registrati in Italia nonostante i 6 milioni di abitanti in più, non induce ad alcuna riflessione. Sì, sebbene la sanità inglese non sia paragonabile a quella italiana, seppur Giuseppe Conte sia più brillante dell'omologo britannico e benché il nostro approccio alla pandemia sia un esempio nel mondo che non può certo essere accostato a quello londinese, abbiamo avuto lo stesso numero di contagi e di decessi. Anzi, vista la popolazione, la percentuale è più elevata da noi che Oltremanica. Ma queste sono considerazioni generali, che dovrebbero indurre prudenza e magari frenare gli allarmismi. In particolare, forse sarebbe anche il caso di fare tesoro di ciò che accadde tra gennaio e febbraio, con la prima ondata di coronavirus. Anche allora il ministro della Salute, Roberto Speranza, bloccò i voli in arrivo dalla Cina, convinto che bastasse lasciare a terra gli aerei per fermare l'epidemia. Ma il virus circolava da mesi e, come abbiamo scoperto poi, la sospensione dei collegamenti, invece di stoppare i contagi, ne ha favorito il dilagare attraverso altre vie. Le persone di ritorno da Pechino, infatti, non potendo prendere voli diretti, sceglievano quelli con scali in altri aeroporti, risultando giunti da Paesi diversi da quello asiatico. In poche settimane, dunque, ci siamo ritrovati con gli ospedali pieni. La stessa cosa rischia di succedere ora che la variante pare essere in circolo da settembre. Speranza ha ordinato domenica il divieto di atterraggio ai velivoli decollati da Londra e dintorni, ma questo non impedirà a chi voglia raggiungere il nostro Paese di trovare alternative al volo no-stop, e siccome non tutta l'Europa ha adottato misure simili alle nostre, i viaggiatori in arrivo dall'Inghilterra potranno entrare in Italia senza troppi problemi. Del resto, è quello che succedeva fino a ieri. Sebbene i passeggeri abbiano il dovere di sottoporsi al tampone appena entrati nel territorio nazionale e viga anche l'obbligo di rinchiudersi in casa per due settimane, nessuno si è mai preoccupato di controllare che ciò avvenisse. Risultato: senza una verifica all'ingresso, in aeroporto, chiunque fa ciò che gli pare, anche andarsene a spasso senza che nessuno lo impedisca e senza che siano state controllate le sue condizioni di salute. In fondo, che c'è da preoccuparsi? Abbiamo a che fare con la variante inglese, mica con quella cinese. Dunque, se scappa di mano, si può sempre dare la colpa a quel cialtrone di Johnson. Che così Speranza può dedicare il proprio tempo a scrivere un altro libro. Dopo il successo di Perché guariremo, volume sparito in mezza giornata dalle librerie, si attende Perché ci ammaliamo del noto infettivologo che si occupa della nostra salute. Quanto al volume Perché non se ne vanno, siamo costretti ad aspettare.