2023-11-02
Villino e colletta: il deputato ci parli di quei soldi
Aboubakar Soumahoro (Ansa)
Aboubakar Soumahoro, l’onorevole con gli stivali sporchi di fango e la moglie agli arresti domiciliari per un’infinità di reati che vanno dalla frode in pubbliche forniture, alla bancarotta e all’auto riciclaggio, invoca la privacy. Lui, sempre pronto ad apparire in tv e sui giornali, nell’ora più buia per la sua famiglia invoca il blackout. Di fronte alle accuse della Procura di Latina, che ha imputato a moglie, suocera e cognato di far parte di un’organizzazione delinquenziale organizzata a livello familiare, il deputato dell’Alleanza rossoverde chiede il silenzio stampa. Tuttavia, pur consapevoli delle difficoltà che l’onorevole sta vivendo, non possiamo esimerci dal fare il nostro mestiere, che consiste nel porre domande. Una su tutte ci pare naturale dopo aver letto che i magistrati, oltre a sequestrare i conti correnti della famiglia (cioè della consorte e dei congiunti) al fine di recuperare almeno in parte i soldi pubblici che sarebbero stati distratti in danno della collettività e dei migranti, hanno disposto il blocco della villetta in cui vive la famiglia Soumahoro. È opportuno sapere che lo scorso anno la coppia ha comperato una residenza su due piani, comprensiva di taverna, vicino al mare di Roma. La compravendita, conclusasi nel giugno del 2022, è avvenuta al prezzo dichiarato di 360.000 euro, nonostante il precedente proprietario avesse comprato l’immobile 11 anni prima per 495.000 euro. Come mai un calo di valore di circa un quarto? Il venditore, alla domanda del nostro cronista, ha risposto che la crisi del mercato lo avrebbe indotto a correggere al ribasso la richiesta, rimettendoci 135.000 euro, anche se un analogo villino nei pressi dell’alloggio del deputato della sinistra ecologista era stato ceduto a un prezzo sensibilmente superiore. Certo, non tutti gli affari riescono con il buco. O meglio, qualche volta riescono se c’è di mezzo un uomo fortunato come Aboubakar Soumahoro, ossia un immigrato che, giunto dalla Costa d’Avorio, in Italia è riuscito a studiare, laurearsi, trovare lavoro come sindacalista dei braccianti, scrivere libri, andare ospite in tv e poi candidarsi per diventare un leader politico. Un uomo nato con la camicia, anzi con gli stivali, che quando si tratta di comprare casa, riesce a trovarne una a un ottimo prezzo. Il problema però non è quanto sia fortunato l’onorevole che ha fatto carriera come paladino degli umili. Ma come siano riusciti lui e la moglie a comprare un villino da 360.000 euro. Quando è scoppiato il bubbone della cooperativa che la famiglia della signora Soumahoro avrebbe usato come un bancomat, comprando vestiti e oggetti di lusso invece di curare i migranti come avrebbe dovuto e per cui era stata finanziata, il deputato di Verdi e sinistra si è difeso dicendo che la moglie era disoccupata e lui i soldi per comprare la casa li aveva ottenuti con un libro che aveva scritto. Certo, con le lacrime agli occhi Aboubakar aveva anche sostenuto il diritto all’eleganza della consorte, difendendo dunque le immagini sui social con i vestiti firmati. Tuttavia questo è un dettaglio, perché il nodo della faccenda è come sia stata pagata la villetta. I magistrati hanno messo sotto sequestro la parte che riguarda la signora, il Corriere della Sera invece si è chiesto da dove siano arrivati i soldi che hanno consentito a Soumahoro di comprare il 50 per cento della casa in cui vive. Per la metà di proprietà della moglie sarà la magistratura a chiarire come sia stata acquistata. Ma l’altro 50 per cento, quello intestato all’onorevole, come è stato saldato? In un’intervista, Soumahoro aveva giustificato la disponibilità finanziaria con la vendita di un libro che aveva scritto. Già, ma a quanto pare il volume ha venduto poche migliaia di copie e considerato che il prezzo non era stratosferico (13 euro), come si arriva alla cifra versata al rogito? Passi il mutuo, finanziato con lo stipendio da onorevole, ma il resto? Soumahoro con il best seller di cui è autore non ha di certo incassato decine di migliaia di euro. Perciò si torna alla domanda numero uno, che non è coperta dalla privacy: da dove arrivano quei soldi? E già che ci siamo, onorevole con gli stivali sporchi di fango, può farci sapere che fine ha fatto l’inchiesta sul denaro raccolto con una colletta in favore dei braccianti durante il Covid? La magistratura l’ha chiusa o la tiene aperta? E, soprattutto, che fine hanno fatto quei fondi?
Pier Luigi Lopalco (Imagoeconomica)
Nel riquadro la prima pagina della bozza notarile, datata 14 novembre 2000, dell’atto con cui Gianni Agnelli (nella foto insieme al figlio Edoardo in una foto d'archivio Ansa) cedeva in nuda proprietà il 25% della cassaforte del gruppo