2023-06-15
Ottavio Fatica: «Viaggio con Céline al termine della guerra»
Ottavio Fatica (Getty images)
Il traduttore del grande autore francese e di tanti classici: «Odiava il conflitto. La sua vita è stata una convalescenza infinita. Questo inedito è una prima versione ma è compiuto. Quando traduco sento la presenza fisica del fantasma dello scrittore morto. E combatto».Decano dei traduttori, poeta, Ottavio Fatica da ragazzino voleva essere Louis-Ferdinand Céline e così ha iniziato il mestiere che definisce di confine. A lui si devono le traduzioni di autori classici, tra questi Tolkien, Kipling, Melville, Frost e, non ultimo, il romanzo inedito Guerra, del suo amatissimo Céline, uscito di recente per Adelphi. Lei dà l’idea che la traduzione sia una sorta di un corpo a corpo col testo, qualcosa di molto potente. «È una sorta di vocazione. Da ragazzo leggevo in modo smodato per ampiezza e profondità. Al tempo stesso cominciavo a scrivere, nasceva, altresì, la mia attenzione verso la traduzione. Costellavo i miei libri di commenti, note a margine. Indugiavo: volevo e non volevo scrivere. A un certo punto, quando ho tradotto due testi brevi: Il matrimonio del cielo e dellinferno di William Blake e Tre balletti senza musica, senza gente, senza niente di Céline, ai quali ho aggiunto delle piccole prose poetiche, ispirandomi a Henri Michaux e Antonin Artaud, ho bussato ad Adelphi. Ero un ragazzino, anche Roberto Calasso era una giovane promessa della cultura. Adelphi avrebbe voluto pubblicare Céline ma non aveva ancora la forza editoriale di Einaudi e Bompiani che hanno comprato i titoli principali di Céline. Noi pubblicammo Il Dottor Semmelweiss, la tesi di laurea di Céline». Il traduttore e lo scrittore che si sta traducendo: non cè il rischio di uno sdoppiamento?«Nel mio lavoro bisogna sempre fare riferimento al corpo altrimenti si entra dentro a una vertigine e ci si perde. Se si ragiona con la lingua e il linguaggio in generale, si rimane nell’intermondo della traduzione, uno spazio vuoto. Invece, se si mette il corpo fisico davanti al volume e il traduttore resta un corpo fisico, di solito io traduco autori morti, hai la presenza fisica del fantasma dello scrittore e combatti. È uno strano doppio. Se continuiamo con la metafora del corpo: i pugili sono davanti allo specchio non per narcisismo ma per imparare la tecnica. Il traduttore fa la stessa cosa. Sta davanti a questo strano specchio. È uno sfasamento. Bisogna essere un po' suonati per farlo». Lei è stato protagonista di non poche polemiche rispetto ad alcune sue traduzioni di classici. La attaccarono per Moby Dick. «Qualcuno ha detto che avevo alzato troppo il tono. Ma se si legge Melville per davvero, si scopre che questo signore, nell’Ottocento, oltre a scrivere come un americano dell’Ottocento, cioè un po’ rozzo, voleva anche essere un uomo del Seicento, cercava di scrivere come i grandi del Seicento. Melville è un autore ricco, pieno, denso, aggrovigliato. Conosceva a memoria Shakespeare, cercava di scrivere come lui, leggeva sir Thomas Browne. Sapendo questo, ho dovuto attenermi a tutto lo spettro dei colori verbali. Hanno detto che la mia traduzione fosse troppo elevata ma Melville utilizzava terminologia tecnica e terminologia altissima e poi bassa in alcuni momenti. Non cè un livello medio in Melville. È stata la mia impresa più impegnativa». Ci furono molte polemiche anche per la traduzione de Il Signore degli Anelli. Ci furono articoli celebrativi della precedente traduzione di Vittoria Alliata di Villafranca e Quirino Principe; ci fu chi se la prese per i cambiamenti di nomi propri e toponomastica...«Cè stata una doppia polemica. C’era la destra che lo ha sempre ritenuto un suo autore e ha pensato che io ne facessi una traduzione per la sinistra. Naturalmente niente di più falso. L’altra polemica è quella del cosiddetto fandom, agguerrito in tutto il mondo e anche in Italia. Hanno visto nomi e luoghi cambiati e hanno gridato al tradimento. La critica dei fan si basava sul fatto che non andava toccato perché erano cresciuti con il loro peluche Tolkien e li capisco come capisco un bambino. Il risultato è che il libro vende e molti lo scoprono ora». Lei è anche un poeta. Nel suo libro Lost in Translation scrive della resa del traduttore davanti alla traduzione della poesia. Anche il traduttore si arrende a questa epifania?«Rilke diceva che c’era una lingua che accomunava tutti i poeti. Lei mi ha fatto pensare a un celebre passo di una conferenza di Heidegger dedicata all’inno Der Ister di Friedrich Hölderlin: dimmi cosa pensi del tradurre e ti dirò chi sei. Io rispondo: un endecasillabo e un settenario, perché in traduzione si pensa più alla parola che alla trama. Nel senso che lo scrittore pensa alla storia, laddove io vedo gli accenti disposti in una certa maniera o una frase allitterativa e cose simili. Quindi quando scrivi è come se scrivessi già in versi anche quando traduci la prosa. Come Monsieur Jourdain in Moliere che parlava in prosa senza saperlo, sento i pesi delle misure delle frasi». Veniamo ora a Céline. Escono i suoi inediti nell’epoca del trionfo del politicamente corretto e della cosiddetta cancel culture... «Céline è l’esatto opposto. È uno dei due massimi scrittori francesi modernisti. L’altro è Marcel Proust. Céline, anche a causa dei suoi errori umani, è stato dimenticato, relegato. La cassapanca ritrovata, che contiene più di seimila scritti, trafugata nascosta alla vedova per più di settant’anni, ha un valore letterario grandissimo. Per una vendetta nei confronti della vedova i lettori non hanno potuto leggerlo. Dopo la morte della vedova qualcuno si è presentato con questi scritti, quattro romanzi e pagine di lettere». Ci racconta questo primo libro inedito che è uscito in Italia, Guerra?«Guerra è un libro compiuto ma non rifinito. Cèline era uno che faceva una prima versione di getto, una seconda di getto, una terza di getto, ogni volta ricorreggeva, aggiungeva e toglieva, amplificava qualche episodio e ritoccava la versione. Guerra è rimasta una prima versione. In questo senso è interessante perché si assiste alla nascita dello scrittore Céline. L’episodio è biografico. La guerra lo segnò profondamente. Lo scrittore francese avvertirà sempre un frastuono nella testa in seguito a una grave lesione cerebrale. La maggior parte di questo libro riguarda la sua convalescenza, dopo che ha risalito le trincee ed è arrivato in ospedale. Convalescente è la parola che meglio definisce Céline. Lo è stato tutta la vita, convalescente dalla guerra. Le cose inaccettabili che ha detto durante la Seconda guerra mondiale, le ha dette perché trovava la guerra inaccettabile. Guerra è un torso michelangiolesco un po’ incompiuto e forse per questo ancora più bello. Céline scrive sempre sgrammaticato, parla sempre basso, l’uso del turpiloquio spontaneo, c’è la violenza. A questo, in Guerra, si aggiunge molto sesso spinto, esagerato, situazioni che potrebbero sembrare pornografiche tra un cadavere e una bomba. Chi crede di conoscere Céline rimarrà molto sorpreso». È stato emarginato da tutti in vita, soprattutto dagli scrittori.«In Céline c’è una visione e non credo che possa o debba piacere a tutti. Quando lo leggiamo e ci piace, lui sta facendo esattamente la stessa cosa di quando lo leggiamo e non ci piace. Lo paragonerei a un accumulatore di corrente: sentiva le cose nell’aria. La sua vita è stata una convalescenza finita con la sua vita stessa».
Nella prima mattinata del 28 ottobre 2025 la Guardia di Finanza e la Polizia di Stato hanno eseguito numerose perquisizioni domiciliari in tutta Italia ed effettuato il sequestro preventivo d’urgenza del portale www.voltaiko.com, con contestuale blocco di 95 conti correnti riconducibili all’omonimo gruppo societario.
Si tratta del risultato di una complessa indagine condotta dal Nucleo Operativo Metropolitano della Guardia di Finanza di Bologna e dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica per l’Emilia-Romagna, sotto la direzione del Pubblico Ministero Marco Imperato della Procura della Repubblica di Bologna.
Un’azione coordinata che ha visto impegnate in prima linea anche le Sezioni Operative Sicurezza Cibernetica delle varie Regioni e gli altri reparti territoriali della Fiamme Gialle nelle province di Bologna, Rimini, Modena, Milano, Varese, Arezzo, Frosinone, Teramo, Pescara, Ragusa.
L’operazione ha permesso di ricostruire il modus operandi di un gruppo criminale transnazionale con struttura piramidale tipica del «network marketing multi level» dedito ad un numero indeterminato di truffe, perpetrate a danno anche di persone fragili, secondo il cosiddetto schema Ponzi (modello di truffa che promette forti guadagni ai primi investitori, a discapito di nuovi investitori, a loro volta vittime del meccanismo di vendita).
La proposta green di investimenti nel settore delle energie rinnovabili non prevedeva l’installazione di impianti fisici presso le proprie abitazioni, bensì il noleggio di pannelli fotovoltaici collocati in Paesi ad alta produttività energetica, in realtà inesistenti, con allettanti rendimenti mensili o trimestrali in energy point. Le somme investite erano tuttavia vincolate per tre anni, consentendo così di allargare enormemente la leva finanziaria.
Si stima che siano circa 6.000 le persone offese sul territorio nazionale che venivano persuase dai numerosi procacciatori ad investire sul portale, generando un volume di investimenti stimato in circa 80 milioni di euro.
La Procura della Repubblica di Bologna ha disposto in via d’urgenza il sequestro preventivo del portale www.voltaiko.com e di tutti i rapporti finanziari riconducibili alle società coinvolte e agli indagati, da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva.
Nel corso delle perquisizioni è stato possibile rinvenire e sottoporre a sequestro criptovalute, dispositivi elettronici, beni di lusso, lingotti d’oro e documentazione di rilevante interesse investigativo.
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