2023-11-24
«Viaggi pagati dai palestinesi all’inviata Onu»
Francesca Albanese (Ansa)
Nuove accuse di Un Watch contro Francesca Albanese: «Le lobby anti israeliane hanno finanziato il suo tour in Australia: codice violato, va rimossa». La replica: «Falso». Alla funzionaria, criticata in passato da Piero Fassino, era già stato rinfacciato un conflitto d’interessi.Il recente viaggio australiano della relatrice speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi occupati, Francesca Albanese, sarebbe stato pagato da organizzazioni locali filopalestinesi. È questa l’accusa lanciata dalla Ong Un Watch. In particolare, il suo direttore esecutivo, Hillel Neuer, ha scritto una lettera indirizzata al segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, puntando il dito contro la relatrice speciale, già nota per le sue controverse posizioni assai critiche nei confronti di Israele. «Siamo profondamente preoccupati per le gravi violazioni delle regole delle Nazioni Unite e della basilare etica professionale da parte di Francesca Albanese», si legge nella missiva. «Il suo recente viaggio in Australia come relatrice speciale è stato sponsorizzato da noti gruppi di lobby palestinesi in quel Paese: l’Australian friends of Palestine association e l’Australia Palestine advocacy network, così come il Free Palestine Melbourne e i Palestinian christians in Australia», ha proseguito Neuer. «Nell’ambito di questo viaggio, la signora Albanese ha tenuto l’annuale Edward Said memorial lecture ad Adelaide e ha fatto apparizioni sui media, incluso un discorso al National press club, in cui ha ripetutamente fatto eco alla narrazione di Hamas, sostenendo che il diritto di Israele all’autodifesa era “inesistente”», prosegue la lettera. Secondo Neuer, il comportamento della Albanese violerebbe l’articolo 3 del codice di condotta del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. «La sponsorizzazione del viaggio della signora Albanese da parte dei lobbisti costituisce una forma di favore, regalo o remunerazione palesemente vietata ai sensi dell’articolo 3», ha sostenuto il direttore di Un Watch, secondo cui alcune delle suddette realtà filopalestinesi hanno anche «esortato» la Albanese «a citare in giudizio un’organizzazione che ha denunciato le sue dichiarazioni pro Hamas». Non solo. L’account X ufficiale della Ong ha evidenziato che il viaggio australiano della Albanese sarebbe stato «costoso». Neuer ha quindi concluso la missiva, chiedendo a Guterres di destituire la relatrice. «Alla luce delle gravi violazioni delle norme delle Nazioni Unite e dell’etica basilare di cui sopra, la esortiamo ad agire per rimuovere immediatamente la signora Albanese dalla sua posizione di relatrice speciale», ha scritto. In particolare, nella sua lettera, Neuer fa soprattutto riferimento alle controverse parole che la diretta interessata ha pronunciato a Canberra lo scorso 14 novembre, quando - stando a quanto riportato dalla testata The Australian - ha de facto negato il diritto di Israele ad autodifendersi. «Israele non può rivendicare il diritto di autodifesa contro una minaccia che proviene da un territorio che occupa, da un territorio che è sotto occupazione belligerante», ha dichiarato. Queste parole hanno attirato alla Albanese delle polemiche, che guarda caso hanno scatenato la difesa dell’Australia Palestine advocacy network e dall’Australian friends of Palestine association. Ieri, la Albanese ha replicato dal proprio account X, accusando Neuer di «affermazioni vergognosamente false». «Il mio viaggio in Australia è stato pagato dall’Onu nell’ambito della attività del mio incarico», ha aggiunto la relatrice. Non è comunque la prima volta che Un Watch ravvisa criticità nella condotta della Albanese. Nel marzo 2022, la Ong pubblicò un rapporto in cui sostenne che la diretta interessata non aveva rivelato un «conflitto di interessi personale», riferendosi al fatto che suo marito, Massimiliano Calì, aveva «prestato servizio come consigliere economico del ministero dell’Economia nazionale dello Stato di Palestina a Ramallah». «Lavorando per il governo del presidente palestinese, Mahmoud Abbas, il marito della Albanese scrisse un report intitolato “I costi economici dell’occupazione israeliana per il territorio palestinese occupato”», proseguì Un Watch nel suo documento, che è stato rilanciato due settimane fa dal giornalista Antonino Monteleone. Una circostanza che ha innescato la reazione della Albanese. «Mio marito non è mai stato assunto e pagato dall’Autorità palestinese», ha dichiarato, parlando inoltre di «patriarcato» e accusando Un Watch di essere un «dileggiatore di qualsiasi voce critica delle politiche di Israele nel territorio palestinese occupato».Eppure accuse di faziosità alla relatrice erano arrivate già prima della crisi attualmente in corso a Gaza. A luglio 2022, durante un’audizione parlamentare, la Albanese venne criticata dall’allora presidente della commissione Esteri della Camera, il dem Piero Fassino. «Un rappresentante delle Nazioni Unite ha un dovere di maggiore terzietà di quella che lei ha espresso nel suo testo, che rispetto naturalmente ma che ho trovato per molti aspetti una lettura unilaterale», le disse Fassino. Perplessità sulle posizioni della Albanese furono espresse, in quell’occasione, anche dal vicepresidente della commissione, il leghista Paolo Formentini, che ieri ha detto alla Verità: «Da un lato c’è un movimento terroristico che vuole annientare l’unica democrazia del Medio Oriente con una terribile volontà genocida, dall’altro c’è uno Stato che si vuol difendere dai terroristi e che cerca di risparmiare in ogni modo la popolazione civile». La vicenda della Albanese si inserisce in un quadro di tensione tra le Nazioni Unite e lo Stato ebraico. A ottobre, l’ambasciatore d’Israele all’Onu, Gilad Erdan, aveva invocato le dimissioni di Guterres, dopo che quest’ultimo aveva affermato che l’attacco di Hamas «non era venuto dal nulla».
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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