2021-03-26
«Hong Kong non è un affare solo cinese. Per questo la Lega protesta in Aula»
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Xi Jinping (Ansa). Nel riquadro il deputato Paolo Formentini
Linea dura contro Pechino. È con questo convincimento che la Lega sta assumendo posizioni sempre più critiche nei confronti della Cina, a partire dai diritti umani. Una posizione netta che, mercoledì scorso, ha portato a un gesto politicamente forte. Durante l'audizione dell'ambasciatore cinese Li Junhua in commissione Esteri della Camera, i deputati del Carroccio Paolo Formentini, Vito Comencini, Alberto Ribolla ed Eugenio Zoffili hanno abbandonato l'aula in segno di protesta. Per capire appieno le motivazioni del gesto (oltre alla strategia geopolitica della Lega), La Verità ha deciso di intervistare lo stesso Formentini, vicepresidente della Commissione Esteri. Paolo Formentini, qual è stata la ragione che, come Lega, vi ha spinto a compiere un gesto così forte contro l'ambasciatore cinese? «C'è stata una lunga sequela di eventi che ci ha portato a quel gesto. E' partito tutto da quando erano stati ripresi i parlamentari italiani dall'ambasciata cinese perché avevano "osato" occuparsi di diritti umani in Cina e, nella fattispecie, di Hong Kong. La questione è proseguita con il flash mob all'esterno dell'ambasciata cinese la scorsa estate a Roma dove, con Matteo Salvini, siamo stati per difendere la libertà di Hong Kong. Appena conclusa la manifestazione, l'ambasciata ci redarguì, dicendo che le questioni di Hong Kong sono questioni interne e quindi paragonabili alle vicende italiane e, nella fattispecie, c'era un accenno molto critico ai decreti sicurezza. Con forza avevamo replicato, con Matteo Salvini, che una cosa è quello che succede in una dittatura comunista e un'altra è quella che succede in una democrazia. Ma soprattutto Hong Kong non è affare solo cinese, perché dovrebbe vigere ancora quella garanzia che vedeva per cinquant'anni dall'handover del 1997 tutelato il libero mercato e lo Stato di diritto: cosa che purtroppo non è successa con la legge sulla sicurezza nazionale. Quindi paragonare la legge sulla sicurezza nazionale ai decreti sicurezza è un abominio, perché – tra l'altro – quello relativo a Hong Kong era un accordo internazionale, non è quindi solo un affare interno». E l'audizione?«Durante l'audizione sono state usate parole come "menzogna", "bugie", in riferimento alle problematiche dei diritti umani in Cina, in particolare sullo Xinjiang. Quindi abbiamo ritenuto intollerabile questo atteggiamento».Temete ritorsioni, soprattutto alla luce delle recenti sanzioni cinesi contro alcuni europarlamentari?«Quando ciò è successo, come parlamentari della Lega abbiamo subito espresso vicinanza ai colleghi sanzionati dell'europarlamento e di singoli parlamenti nazionali, nonché agli studiosi: cito in particolare Adrian Zenz, che si è occupato della questione uigura, che io definisco come genocidio vero e proprio. Quando queste persone sono state sanzionate, abbiamo fatto sentire la nostra voce. Noi riteniamo di essere dei parlamentari di uno Stato democratico, di essere degli attori politici liberi. Quindi noi non dobbiamo sottostare a diktat di regime. Questo significherebbe far morire le nostre democrazie e l'Occidente. Quindi il nostro impegno continua ancora con più forza, perché non ci dobbiamo fermare, dobbiamo continuare a difendere le istituzioni democratiche che evidentemente sono sotto attacco». Più in generale, quali sono i fronti su cui l'Italia appare maggiormente vulnerabile rispetto alla Cina?«Lo abbiamo visto nella lunga battaglia, che sembra ora avviata a una conclusione felice, sull'infrastruttura del 5G: anche grazie alla Lega (e cito in particolare il lavoro al Copasir di Raffaele Volpi). Dobbiamo comunque ogni giorno difendere le nostre libertà e il nostro futuro, perché anche una sovraesposizione commerciale potrebbe crearci grandi problemi. Dove siamo a rischio? Lo siamo nelle catene di approvvigionamento: si è scoperto, con la pandemia, che tra il 70% e il 90% dei principi attivi dei medicinali era prodotto in Cina. Si è anche scoperto che, se andiamo a vedere con che cosa si fa la transizione verde, vediamo che il 90% delle terre rare è estratta e commercializzata dalla Cina. Questi sono i punti in cui l'Italia e l'Occidente dovrebbero riconquistare una propria indipendenza e libertà. Ma sarà possibile solo in compattezza con l'Unione europea e gli Stati Uniti». Ritiene che sia possibile cercare di sganciare la Russia dall'orbita cinese? «Come deputati della Lega, non ci stanchiamo di ripetere che siamo orgogliosamente parte dell'Occidente, orgogliosamente parte della Nato, che vediamo negli Stati Uniti un alleato fondamentale (per il passato e per il futuro). E' anche un riferimento altrettanto fondamentale per la difesa della democrazia. Ciò detto, ribadiamo anche che bisognerebbe riuscire a far sì, dal punto di vista geostrategico, che Cina e Russia non siano un tutt'uno».
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.
Antonella Bundu (Imagoeconomica)
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