2020-06-01
Veto greco su 4 regioni del Nord. Zangrillo: «Il virus non esiste più»
Quarantena per i turisti. Il primario del San Raffaele: «Basta terrorizzare il Paese».Le regioni italiane riaprono, con qualche incertezza, le frontiere europee riaprono con qualche distinguo. A cominciare dalla Grecia che dopo il no all'ingresso di turisti italiani, ma non a quelli di altri 29 Paesi, ieri mattina ha fatto retromarcia pubblicando sul sito dell'ambasciata greca a Roma un post dal titolo «La Grecia è di nuovo pronta ad accogliere il mondo». Escluse però 4 regioni italiane. Infatti la riapertura delle frontiere è condizionata: chi proviene da Veneto, Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna sarà sottoposto al tampone appena arrivato ad Atene, e a una quarantena obbligatoria di 7 giorni se il test è negativo, di 14 se risulta positivo. Per i turisti che provengono, per esempio, da Roma il tampone sarà fatto soltanto a campione. Le regole varranno dal 15 al 30 giugno. Infuriato il governatore veneto Luca Zaia: «La Grecia che mette al bando il Veneto mi pare allucinante. Mi chiedo cosa pensino i loro operatori, sono i nostri turisti che vanno lì. Sappiano che non ci vedono più. Comunque siamo a disposizione della comunità greca in maniera costruttiva per mostrare le carte. Se poi vogliono anche, chiamiamo il professor Andrea Crisanti, per fare un giro di tamponi a casa loro». Sulla stessa lunghezza d'onda l'assessore regionale al Turismo dell'Emilia Romagna, Andrea Corsini: «I greci non sono ben informati della nostra situazione sanitaria e non accettiamo di essere considerati degli untori». «Più di 20 Stati europei non vogliono turisti italiani (o impongono controlli e paletti) mentre alcuni giornali del Nord Europa addirittura ci insultano? Nessun problema. Abbiamo la fortuna e l'orgoglio di vivere nel Paese più bello del mondo», ha rincarato il leader della Lega Matteo Salvini. Frontiere chiuse di altri 22 Stati europei per i turisti italiani a cominciare dall'Austria che ci considera ancora un «focolaio». Critico il ministro degli Esteri, Luigi di Maio: «Se qualcuno pensa di trattarci come un lazzaretto sappia che non resteremo immobili. Esigiamo rispetto». Il ministro grillino sarà in missione in Germania il 5 giugno, in Slovenia il 6 e in Grecia il 9 per spiegare che l'Italia «è pronta a ricevere turisti stranieri e che agiremo con la massima trasparenza». Intanto da mercoledì cadrà l'obbligo della quarantena per chi arriva in Italia proveniente dall'area Schengen e dalla Gran Bretagna. Da mercoledì invece si circolerà liberamente tra Regioni, senza vincoli ed autocertificazione. Se per il ministro della salute Roberto Speranza, «L'emergenza non è finita. Determinanti i comportamenti individuali», ieri Alberto Zangrillo, primario del San Raffaele di Milano, ha affermato: «Basta terrorizzare il Paese. Abbiamo tamponi con carica virale bassissima: il virus dal punto di vista clinico non esiste più» (ieri 355 nuovi casi e 75 morti). Eppure non tutti i governatori sono d'accordo, guardano con timore i dati della Lombardia e vorrebbero più certezze e chiarezza. Il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, in testa, non comprende «il perché di un'apertura generalizzata e la non limitazione della mobilità nemmeno per le province ancora interessate pesantemente dal contagio», dicendosi comunque pronto ad accogliere chi arriverà nella regione annunciando però che saranno adottati, insieme ai protocolli di sicurezza già vigenti, controlli e test rapidi con accresciuta attenzione per prevenire per quanto possibile, il sorgere nella regione di nuovi focolai epidemici. In asse con De Luca, il presidente della Sardegna Solinas seppur la sua idea del passaporto sanitario sembra impraticabile. Anche Enrico Rossi, presidente della Toscana, è dubbioso: «Sembra che verrà riaperta tutta l'Italia. Se è così, mi adeguo. Ma non sono convinto. Mi chiedo per quale ragione la Lombardia, che ha un livello di positivi molto più alto di altre regioni, debba essere trattata come le altre, con il rischio di mettere nuovamente in giro i contagi. Più prudenza forse sarebbe stata opportuna per i Lombardi e per tutti gli italiani». Cauto l'assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D'Amato: «Ci sono troppe pressioni perché riparta il Nord, bisogna basarsi su evidenze scientifiche». Secondo Zaia invece per la riapertura serve un provvedimento nazionale: «Ci vorrà un Dpcm che interrompa il blocco».
Jose Mourinho (Getty Images)