2023-01-07
Al vescovo in trincea per difenderlo Legnini aveva appena dato altri 42 milioni
Alla diocesi di Spoleto-Norcia prima dell’addio del commissario assegnati fondi record rispetto alle altre danneggiate dal sisma.Ma come mai un presule, un uomo della Chiesa, alla notizia della sostituzione del commissario alla ricostruzione post sisma si è messo a sparare a palle incatenate contro il governo, perfino con un linguaggio poco sorvegliato, con toni più da politico che da pastore di anime? Dal punto di vista di un prelato, infatti, poco o nulla sarebbe dovuto cambiare con il normale avvicendamento tra il vecchio commissario vicino al Pd, Giovanni Legnini, e il suo successore, il senatore di Fdi Guido Castelli. Anzi: a ben vedere, il fatto che il nuovo governo guidato da Giorgia Meloni abbia incaricato una figura politica stimata come Castelli, già sindaco di Ascoli Piceno, e poi assessore regionale nelle Marche, tra le cui deleghe (oltre a quelle a Bilancio, Finanze e Aree industriali) c’era proprio quella alla ricostruzione, avrebbe dovuto rappresentare per tutti - e anche per un autorevole esponente ecclesiastico - una garanzia e un motivo di fiducia. La scelta è infatti ricaduta su una persona notoriamente onesta, competente, informata sui fatti. E invece? E invece il 3 gennaio scorso, con una singolarissima dichiarazione all’Ansa, il vescovo della diocesi Spoleto-Norcia, monsignor Renato Boccardo, ha urlato il suo dissenso: «La non riconferma di Giovanni Legnini alla guida della struttura commissariale per la ricostruzione post sisma è uno schiaffo alle popolazioni terremotate». Avete letto bene: nientemeno che uno «schiaffo» ai terremotati. E ancora: «Non ho nulla contro il nuovo commissario, che per altro non conosco, ma credo che l’operazione sia figlia di una politica scellerata e di basso livello che passa sopra le teste della gente». Evidentemente, più di due anni prima, la nomina di Legnini, a febbraio del 2020 (un anno dopo essere stato trombato come candidato governatore del Pd in Abruzzo, nonché dopo essere stato vicepresidente del Csm per scelta della sinistra, e ancor prima sottosegretario nei governi di Enrico Letta e Matteo Renzi), non aveva avuto alcuna genesi o parentela politica, ad avviso del vescovo. E così monsignor Boccardo, ai microfoni dell’Ansa, è un fiume in piena, e non contiene la sua indignazione: «Il governo ci spieghi il senso di questo avvicendamento, visti i risultati ottenuti in questi anni dal commissario Legnini. Legnini ha dimostrato di essere persona seria e capace. La sua sostituzione offende le differenze dei cittadini». L’ultima frase è un po’ involuta, ma si capisce che, dopo lo «schiaffo», i cittadini avrebbero ricevuto pure un’«offesa». Ora, lungi da noi confondere il post hoc con il propter hoc, una correlazione logica e cronologica con uno stringente nesso di causalità, ma, esaminando le ultime decisioni assunte da Legnini, ci si può per lo meno fare un’idea di cosa abbia potuto forse contribuire alla reazione nervosa del vescovo di Spoleto-Norcia. Dunque, quando già Legnini sapeva di essere in articulo mortis come capo della struttura commissariale, si è affrettato a varare, il 30 dicembre scorso (per capirci: quattro giorni prima della sparata di monsignor Boccardo), un’ordinanza relativa agli edifici di culto. Giova qui precisare quanto è ovvio: anche gli edifici di culto sono stati danneggiati dal sisma, ed è sacrosanto il contributo della mano pubblica alla relativa ricostruzione e messa in sicurezza. Di più: l’ordinanza, come accade in questi casi, è stata adottata dopo aver acquisito, in apposita cabina di coordinamento, anche il consenso delle Regioni interessate (Abruzzo, Lazio, Marche, Umbria). Non solo: per evidenti ragioni (inflazione, rincaro dei prezzi delle materie prime, eccetera), era giusto rifinanziare a fine 2022 gli stanziamenti effettuati nel 2020. E in più, oltre al rifinanziamento degli interventi già approvati, era anche ragionevole prevedere il finanziamento di nuovi interventi. Fin qui, diciamo, tutto bene. Magari molto si potrebbe eccepire - complessivamente -sulla tempistica dell’attività di ricostruzione: i cantieri sono fermi, e il grosso degli sforzi della struttura commissariale, in questi anni, si è concentrato su un’opera di scrittura di norme e allineamento amministrativo. Dicono i critici: altrettanto sforzo è stato dedicato da Legnini alla parte mediatica, alla costruzione di una «narrazione legninicentrica», e anche - rispetto allo specifico capitolo degli interventi sugli edifici di culto - alla costruzione di relazioni politiche dirette e privilegiate tra Legnini stesso e i vertici ecclesiastici. Anzi, uno degli obiettivi normativi di Legnini, in prospettiva, sarebbe stato proprio quello di una sempre più accentuata centralizzazione in capo alla sua struttura, riducendo i rapporti tra le diocesi e i vari uffici regionali. Ma passiamo alle nude cifre, ai numeri, da cui emerge che - oggettivamente - la diocesi di Spoleto, rispetto a tutte le altre, ha beneficiato di erogazioni assai consistenti. La diocesi attualmente guidata da monsignor Boccardo, nel 2020, si era già vista assegnare 55.829.200 euro, somma che il 30 dicembre scorso (ordinanza 132 del 2022) è salita a 80.925.200 euro. Insomma, un aumento complessivo di 25.096.000 (+31%). Il numero di interventi previsti a Spoleto è 101. La media di importo per ogni intervento con integrazione è 801.239 euro. Non solo: sempre a fine dicembre sono stati finanziati 27 nuovi interventi per un importo ulteriore pari a 17.582.000 euro. Insomma, viene fuori che l’ultimo atto della struttura guidata da Legnini ha complessivamente assegnato al territorio della diocesi di monsignor Boccardo ben 25 milioni aggiuntivi più altri 17, cioè la bellezza di 42 milioni in più! Andiamo a vedere se altre diocesi sono state destinatarie di un trattamento analogo. Sempre in base alle nude cifre (di volta in volta, numeri assoluti o percentuali), parrebbe di no, esaminando tre casi assai significativi.Ecco Ascoli Piceno. Vecchi stanziamenti del 2020 pari a 37.539.200, con integrazione del 30 dicembre solo a 42.419.200. Un incremento di soli 4.880.000 euro (contro i 25 milioni di Spoleto…), e anche in termini percentuali appena un 12% in più rispetto al 2020. Il numero di interventi previsti a Ascoli Piceno è 95. La media di importo per ogni intervento con integrazione è 446.517 euro. Sono infine stati finanziati 37 nuovi interventi per un importo ulteriore pari a 10.010.000. Come si vede, voce per voce, siamo lontanissimi da quanto stanziato per Spoleto. Trasferiamoci a Camerino, la diocesi più devastata. Vecchi stanziamenti del 2020 pari a 109.771.000 euro, con integrazione del 30 dicembre a 130.640.207,46. Come si vede, un aumento di 20.869.207,46, pari, in termini percentuali, ad appena un 16% in più rispetto al 2020. Il numero di interventi previsti a Camerino è 189. La media di importo per ogni intervento con integrazione è 691.218 euro. Sono infine stati finanziati 42 nuovi interventi per un importo ulteriore pari a 16.580.000 euro. E spostiamoci infine a Teramo. Vecchi stanziamenti del 2020 pari a 23.185.500 euro, con integrazione del 30 dicembre a 23.185.500. Non un euro di aumento: 0%, zero spaccato. Il numero di interventi previsti a Teramo è 56. La media di importo per ogni intervento con integrazione è 414.026 euro. Sono infine stati finanziati 35 nuovi interventi per un importo ulteriore pari a 22.008.800 euro.Ora può darsi che vi siano ragioni tecniche a giustificare queste asimmetrie. Certo, però, non potrà essere invocata - sconsiglieremmo questo argomento, diciamo - una differenza tra i diversi territori relativa a inflazione e rincaro dei prezzi delle materie prime: pare difficile immaginare che l’impennata inflazionistica abbia colpito Spoleto in modo così diverso rispetto ad altre città.E allora? Ferma restando la buona fede e la correttezza di tutti (di cui qui non si dubita), rimane lo spiacevolissimo dubbio che un pastore di anime la cui diocesi è stata destinataria di un trattamento oggettivamente vantaggioso da parte della vecchia struttura commissariale possa essersi abbandonato a una dichiarazione politica sgradevole, partigiana, simile alla sortita - per dire - di un qualsiasi esponente politico. Spettacolo poco edificante, in tutti i sensi. Una ragione di più per approvare la scelta del governo di voltare pagina.