2024-03-12
Vertice tra pm e Fiamme gialle sulla cassaforte degli Agnelli
Possibili nuove contestazioni sui passaggi delle quote della Dicembre da Marella a John Elkann e fratelli. Si dovrà capire se la donna aveva tenuto la nuda proprietà o l’usufrutto. Ballano nuove tasse di successione.Un breve vertice in procura ieri tra i pm titolari dell’inchiesta sull’eredità Agnelli e gli uomini della Guardia di finanza guidati dal colonnello Alessandro Langella, a capo del nucleo di polizia economica e finanziaria di Torino, per fare il punto sulle indagini. Mentre continua l’analisi del materiale sequestrato durante le perquisizioni del 7 febbraio scorso, che potrebbe portare a nuove contestazioni. In particolare, sulle ricadute fiscali del passaggio delle quote della Dicembre da Marella ai nipoti John, Lapo e Ginevra Elkann. Una parte importante dell’esame degli inquirenti passa proprio dalla ricostruzione puntuale dei passaggi di quote della Dicembre. Si tratta della cassaforte della famiglia, quella che a cascata controlla tutto il gruppo e le partecipazioni finanziarie. La Dicembre, una società semplice con 103 milioni di euro di capitale, ha infatti il 40% della Giovanni Agnelli & c. Nv, di diritto olandese. Qui, in questa società, sono rappresentati gli altri rami della famiglia: gli eredi di Umberto e di Susanna Agnelli, i Nasi, i Camerana. Alla Giovanni Agnelli fa capo il 52% della holding Exor, che ha in pancia 34,2 miliardi di asset. Si tratta delle partecipazioni in Ferrari, Stellantis, Cnh, Iveco, Juventus, Philips più una serie di investimenti minori. La difesa degli Elkann sostiene che l’assetto della Dicembre non è in discussione. Ma un fatto che una parte importante del materiale cercato dagli inquirenti e di quello trovato durante le perquisizioni sia relativo proprio ai vari passaggi di quote che hanno interessato questa società. Come una lettera non firmata del 24 febbraio del 2003. Il testo della lettera recita più o meno così: «Ti ringrazio per la donazione effettuata in data odierna a mio nome relativa alla quota della Dicembre e mi obbligo a corrisponderti per tutto il resto della tua vita una somma equivalente ai redditi che mi perverranno».Quello stesso giorno, un mese dopo la morte di Gianni Agnelli, Marella Caracciolo dona al nipote John Elkann gran parte della sua partecipazione nella Dicembre: 1,9 milioni nominali su 2,5 milioni che possedeva in totale. Con quel passaggio, John Elkann diventa primo azionista della Dicembre (4,5 milioni nominali di capitale) superando la madre Margherita (2,5 milioni). L’atto è registrato all’agenzia delle Entrate, scrive nel suo verbale il notaio Ettore Morone, uno dei professionisti di fiducia della famiglia il cui studio è stato perquisito il mese scorso dalla Fiamme gialle.Lettera che quindi gli inquirenti sospettano sia di John Elkann, perché fa riferimento alla donazione delle quote avvenuta lo stesso giorno. Questa donazione è anche l’ultimo atto della Dicembre di cui ci sia traccia certa fino al 30 giugno del 2021. Dopo quella data i vari passaggi societari, cessioni di quote e compreso un aumento di capitale che porterà la dotazione della società da 7,5 milioni a 103 milioni, saranno regolati con scritture private. E «sanati» con il deposito in camera di commercio con un unico atto che li ricomprende tutti nel giugno di tre anni fa.A essere d’interesse per l’inchiesta sono appunto gli atti successivi, perché da questi potrebbero arrivare nuove contestazioni. Il 19 maggio del 2004, secondo i documenti depositati nel 2021, Marella Caracciolo dona la nuda proprietà a John, Lapo e Ginevra, con questi ultimi due che diventano azionisti. Marella, secondo questo documento, mantiene l’usufrutto. Ma nel 2010, riporta il decreto di sequestro dello scorso 7 marzo, la stessa Marella, nel corso di un accertamento dell’Agenzia delle entrate, dichiara l’esatto contrario: ha ceduto l’usufrutto e mantenuto la nuda proprietà. Nel verbale dell’Agenzia si legge che «la signora Marella Caracciolo ha fornito varia documentazione, dalla quale si può presumere (…) che il centro dei suoi interessi economici non fosse in Italia, in quanto il principale asset del suo patrimonio personale situato in Italia - la partecipazione nella Dicembre s.s. - era posseduto soltanto a titolo di nuda proprietà».Dal titolo di possesso di Marella - usufrutto o nuda proprietà - deriva, annotano i pm, «un diverso obbligo dichiarativo ai fini delle imposte». Questione non marginale per gli eredi, ovvero i tre fratelli Elkann. Perché questo implica il pagamento o meno di altre tasse di successione sul patrimonio di Marella, oltre a quelle già contestate sul «tesoretto» di 734 milioni di euro offshore che hanno fatto scattare per John, Lapo e Ginevra l’ipotesi di reato di truffa ai danni dello Stato.Nello stesso caveau sono state trovate anche altre lettere che gli inquirenti ritengono rilevanti per la loro indagine. Come una lettera di Margherita Agnelli del 20 marzo 2003 che «verte su argomenti di interesse quali la successione nelle quote della Dicembre e in generale sulla spartizione del patrimonio del padre». Un’altra lettera sempre di Margherita a Marella che fa riferimento alla donazione della quota della Dicembre fatta dalla nonna a John. E altre due lettere, sulla cui provenienza ci sono però dei dubbi, una di tale Mimma indirizzata a John e l’altra di una signora che si presenta come «ex compagna» di Gianluigi Gabetti. Tutti comunque documenti rilevanti, scrivono i pm perché «afferenti all’origine della decisione presa dalla famiglia Agnelli di far transitare l’eredità di Giovanni Agnelli direttamente in capo a John Elkann, escludendo la figlia Margherita».
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