2025-10-01
Rowling e Venezi: due donne scomode che vengono odiate anche dalle donne
J.K. Rowling e Beatrice Venezi (Ansa)
Emma Watson attacca ancora la creatrice di Harry Potter colpevole di avere posizioni contro woke e transgender.Per Enrico Stinchelli le accuse di incompetenza alla Venezi sono un pretesto per attaccarla.Lo speciale contiene due articoli. Suzanne Moore, commentatrice femminista tra le più celebri del Regno Unito, ha definito Emma Watson una «ipocrita illusa», e non ha per nulla torto. È per lo meno da tre anni che la attrice, esplosa grazie alla saga di Harry Potter, punzecchia e attacca l’autrice. E la ragione è nota: J.K. Rowling ha da tempo preso posizione contro i deliri dell’attivismo transgender, e questa sua postura certo non può piacere al mainstream hollywoodiano e al wokismo da battaglia che impera nella mecca del cinema. Per questo motivo, gli attori che hanno interpretato i personaggi creati dalla scrittrice si sono affrettati a prendere le distanze da lei, alcuni con parole piuttosto ruvide. Tra questi, oltre a Daniel Radcliffe, c’è la Watson.Nel marzo del 2022, la giovane attrice salì sul palco dei Bafta Awards e dedicò il premio ricevuto «a tutte le streghe», peritandosi di pubblicare sui social il video di quel momento corredato da una bandiera arcobaleno. Nel corso degli anni, la situazione non è affatto migliorata. Tanto che qualche mese fa Chris Columbus, regista dei primi due film di Harry Potter, ha dichiarato che non sarà mai possibile una reunion del cast originale, ovviamente a causa della questione trans: «Ogni membro del cast ha la propria opinione, che è diversa da quella della Rowling, il che rende tutto impossibile. Non so che cosa le sia successo». Ovviamente, la colpa del dissidio viene fatta ricadere sulla «transfobica» J.K.L’ultimo capitolo della saga è in corso in queste ore. La Watson ha concesso una intervista al podcaster Jay Shetty e ha voluto esibire toni appena più concilianti. Ha detto di non voler cancellare la sua ex amica. Ma sul punto dei (presunti) diritti non cambia idea: «Il mio desiderio più profondo è che chi non è d’accordo con me possa comunque amarmi, e io spero di poter continuare ad amare persone con cui non condivido la stessa opinione», ha detto. Quanto alla Rowling, ha aggiunto: «Posso amarla, e so che anche lei mia ama. Posso esserle grata, posso essere d’accordo con alcune cose che ha detto e non con altre. Ma non posso dimenticare cosa ha fatto, nessuno potrà mai togliermelo».La risposta di J.K. non è stata delle più dolci. L’autrice ha colto la palla al balzo per levarsi qualche sassolino dalla scarpa. I giornali di mezzo mondo la stanno avvisando di avere «attaccato» la Watson, ma le cose stanno in maniera opposta. Quando l’attrice fece la sua dichiarazione ai Bafta, ha spiegato la Rowling sui social, «le minacce di morte, stupro e tortura contro di me erano al culmine». Subito dopo l’evento, «Emma ha chiesto a qualcuno di consegnarmi un biglietto scritto a mano da lei, che conteneva la frase “Mi dispiace tanto per quello che stai passando (hai il mio numero di telefono)”. Aveva appena gettato pubblicamente altra benzina sul fuoco, eppure ha pensato che una sola riga di preoccupazione da parte sua mi avrebbe rassicurato della sua fondamentale simpatia e gentilezza». Già: da un lato la Watson prendeva le distanze dalla donna che le aveva regalato il successo, dall’altro fingeva ancora di esserle amica. La Rowling non gliel’ha perdonata.«Come altre persone che non hanno mai sperimentato la vita adulta senza ricchezza e fama, Emma ha così poca esperienza della vita reale che ignora quanto sia ignorante», ha scritto la Rowling. «Non ero multimilionaria a quattordici anni. Ho vissuto in povertà mentre scrivevo il libro che ha reso famosa Emma. Quindi capisco per esperienza personale cosa significhi per le donne e le ragazze prive dei suoi privilegi la violazione dei diritti delle donne, a cui Emma ha partecipato con tanto entusiasmo. La più grande ironia qui è che, se Emma non avesse deciso nella sua ultima intervista di dichiarare che mi ama e mi apprezza - un cambio di rotta che sospetto abbia adottato perché ha notato che condannarmi a gran voce non è più così di moda come una volta - forse non sarei mai stata così onesta. Gli adulti non possono aspettarsi di ingraziarsi un movimento di attivisti che chiede regolarmente l’assassinio di un amico, per poi rivendicare il loro diritto all’amore dell’ex amico, come se l’amico fosse in realtà la loro madre. Emma è giustamente libera di non essere d’accordo con me e di esprimere pubblicamente i suoi sentimenti nei miei confronti, ma io ho lo stesso diritto e ho finalmente deciso di esercitarlo». Risultato: in poche righe, la Rowling ha demolito la Watson e le sue pose da paladina trans: «Non avrà mai bisogno di un rifugio per senzatetto, non finirà in un reparto ospedaliero misto del servizio sanitario pubblico, non avrà mai bisogno di un centro antistupro che rifiuta di garantire un servizio esclusivamente femminile». Fine della disputa.Da questa vicenda, al di là del gossip, c’è molto da imparare. Per prima cosa, si comprende a fondo il funzionamento dello show business e dei circoli culturali alla moda. Per convenienza, questi ambienti si sono fatti sostenitori del politicamente corretto a oltranza e del wokismo sfrenato. Ora che il vento è leggermente cambiato e il pubblico si è stufato delle scempiaggini delle minoranze risentite, ecco che anche i vip cercano di riposizionarsi o comunque di tenere il piede in due staffe.L’altra lezione riguarda i diritti delle donne. Anni fa, durante l’esplosione del movimento me too e della psicosi sulle molestie sessuali, non passava giorno senza che qualche celebrità - anche in Italia - dichiarasse il suo rispetto per il genere femminile. Lo slogan era «believe women», credete alle donne sempre e comunque (anche quando le molestie non c’erano). Poi, passata la buriana e emerse altre cause nobili da difendere, abbiamo appreso che attaccare le donne furiosamente è possibile eccome. È successo alla Rowling con una violenza inaudita, e continua a succedere, a dispetto delle moine pelose della Watson. Succede anche da noi in queste ore con la vicenda che vede suo malgrado protagonista Beatrice Venezi. Da giorni, dopo che è stata indicata per dirigere La Fenice di Venezia, nei suoi confronti piovono accuse feroci. Dicono che sia inadeguata, incompetente, non abbastanza brava. Non la attaccano perché è donna, ma perché non fa parte del circolo giusto. A parità di curriculum, una più inserita negli ambienti che contano avrebbe avuto la strada spianata. Ma la Venezi ha il torto di avere espresso idee sgradite, proprio come ha fatto la Rowling. Per cui il massacro è concesso, l’ingiuria è approvata. Magari da parte degli stessi media ipocriti che un tempo la incensavano proprio perché femmina. Questo è il modello progressista: si difendono i diritti, veri o falsi che siano, solo se portano soldi e consensi. In tutti gli altri casi, all’ordine del giorno è l’odio.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/venezi-rowling-odio-sinistra-2674142839.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="vogliono-fare-fuori-la-direttrice-solamente-perche-e-di-destra" data-post-id="2674142839" data-published-at="1759315854" data-use-pagination="False"> «Vogliono fare fuori la direttrice solamente perché è di destra» «Se dovessi stilare la lista degli incapaci che hanno occupato posti di maggiore importanza della Fenice cominceremmo adesso e finiremmo dopodomani». Con l’ironia che lo contraddistingue, Enrico Stinchelli apre la sua intervista a Francesco Borgonovo su Radio Cusano Campus, durante Il commento di oggi. Regista, conduttore radiofonico, storico volto de La Barcaccia, Stinchelli prende posizione senza esitazioni a difesa di Beatrice Venezi, la nuova direttrice musicale della Fenice finita al centro di una contestazione clamorosa.Non gli interessano le coreografie di protesta, i volantini piovuti sui palchi, gli orchestrali in rivolta: «La nomina spetta al sovrintendente. I sindacati possono anche inscenare sfilate in gondola, con tanto di striscioni, ma non hanno titolo per mettere becco sulle questioni artistiche». E aggiunge: «Mi sembra evidente che la Venezi subisca da anni una gogna mediatica. Fino a quando non ha dichiarato la sua simpatia politica, tutto filava liscio. Da quel momento è iniziata la guerra». Durante la trasmissione, Borgonovo ha portato in studio le parole di Anna Fratta, direttrice d’orchestra pluripremiata, che ha preso posizione con toni molto netti: «Non interessa a nessuno che quella di Beatrice Venezi sia una nomina politica. Agli orchestrali che hanno protestato importa solo una cosa: essere diretti da qualcuno capace di ottenere il miglior risultato possibile». Per Fratta: «Se a opporsi sono stati tutti gli enti lirici e sinfonici del Paese, un motivo ci sarà». La replica di Stinchelli è immediata: «Trovo di pessimo gusto che una collega si scagli così contro un’altra collega. Ma ormai, nel nostro Paese, il gusto è stato superato da tempo. Andiamo al dunque: non è un esercito compatto di orchestrali o di professori del coro che si uniscono in blocco giudicandola un’incapace. Qui c’è un gruppo che guida la protesta, e di conseguenza gli iscritti ai vari sindacati si accodano. È tipico: parte uno, si uniscono gli altri. Ma se li vai a prendere uno a uno, non c’è questo astio. Anzi: se guardiamo il suo curriculum, Venezi ha diretto in tanti teatri e ha un repertorio vasto, nonostante la giovane età». Alle accuse di inesperienza, Stinchelli risponde ancora con i fatti: «Il flauto magico, La Favorita, la Turandot di Busoni, Le nozze di Figaro, fino ai concerti con Plácido Domingo. Ma davvero si pensa che Domingo rischi la sua immagine con una direttrice incapace? È assurdo». E insiste: «È evidente che c’è stata una manipolazione a tavolino. Vogliono farla fuori perché la vedono come l’alter ego di Giorgia Meloni sul podio».Per spiegare la durezza degli attacchi, Stinchelli allarga lo sguardo al mondo della lirica: «Qui contano invidie, antipatie, salotti che decidono. Maria Callas fu insultata per tutta la vita, Daniel Harding ricevette critiche ferocissime. È un ambiente piccolo, dove certe logiche pesano più del giudizio tecnico». E ricorda anche la storia politica della cultura italiana: «Dopo la guerra, la spartizione fu chiara: la cultura alla sinistra, i lavori pesanti alla destra. È stata una lottizzazione, e chi lo nega è ipocrita». Alla Fenice, intanto, gli orchestrali parlano di «fiducia irrimediabilmente compromessa» con il sovrintendente Nicola Colabianchi, che però difende la scelta definendola «un investimento sul futuro». Tra accuse di inesperienza e sospetti di condizionamento politico, resta la voce di Stinchelli: «Se fosse davvero così inadeguata, le proteste sarebbero esplose da tempo. Invece no, sono arrivate solo dopo il suo outing politico. Questo dovrebbe far riflettere».
I vertici militari Usa riuniti a Quantico, Virginia (Getty Images)
Donald Trump (Getty Images)
(Totaleu)
Lo ha detto l'eurodeputato di Fratelli d'Italia Pietro Fiocchi, a margine dell'evento al Parlamento europeo «Cacciatori e pescatori contro il divieto di piombo in Europa: i pericoli dietro l'ideologia».
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)