2022-11-01
Venerdì i primi passi su bollette e manovra
Nel cdm del 4 novembre verrà aggiornata la Nadef, la pietra su cui costruire la legge di bilancio. Giorgia Meloni: «Tempi tiratissimi, spero che potremo aprire il dossier su gas ed elettricità». Sono allo studio circa 8 miliardi da usare subito contro i rincari.La Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza (Nadef) potrebbe essere presentata nel prossimo cdm che dovrebbe tenersi venerdì. «Stiamo facendo una corsa contro il tempo sulla legge di bilancio perché i tempi sono molto ristretti», ha dichiarato Giorgia Meloni durante la conferenza stampa seguita al Consiglio dei ministri di ieri. Una riunione del governo in cui si è parlato di altro (giustizia, ordine pubblico e salute), dunque vi è stato solo un rapido accenno all’economia da parte del premier: «Nel prossimo Consiglio dei ministri si parlerà di economia, spero anche di energia con alcuni primi provvedimenti, al netto di quello che deve essere previsto con la legge di bilancio», ha detto la Meloni. Dunque, ancora poche certezze su quanto il governo riuscirà a trovare nelle pieghe del bilancio dello Stato per aiutare famiglie e imprese a contrastare il caro energia. Il cdm di venerdì sarà decisivo per stabilire l’impianto entro cui la legge di bilancio 2023 dovrà essere costruita. Giorgia Meloni è stata chiara nei giorni scorsi, quando ha affermato che gli oneri per le bollette sono insostenibili e dunque la priorità della manovra sarà proprio sui costi energetici. Il compito, davvero non facile, per il titolare del Mef Giancarlo Giorgetti è quello di conciliare le scelte politiche con l’esigenza di far quadrare i conti. Le voci raccolte sin qui attorno ai nuovi decreti Aiuti parlano di 7-8 miliardi provenienti dall’extragettito Iva che potrebbero essere immediatamente impiegati allo scopo, ma per i quali serve un passaggio parlamentare. Rispetto a un intervento minimo atteso di 20 miliardi solo per il sostegno rispetto al caro energia siamo in alto mare.Una flebile speranza di raccogliere qualcosa in più arriva dall’inatteso risultato positivo del Pil nel terzo trimestre, che secondo il dato diffuso ieri dall’Istat ha fatto registrare un +0,5% rispetto al secondo trimestre, portando al 2,6% il risultato tendenziale. Ci si aspettava un -0,1% o un -0,2% rispetto al trimestre precedente, per cui il risultato preliminare ampiamente positivo rispetto alle attese potrebbe generare qualche nuovo, piccolo spazio che andrebbe a modificare il quadro per il 2022 e, in proiezione, per il 2023. Tanto da trovare cifre significative da destinare ai sostegni per il caro bollette? Difficile a dirsi, ma sono ore frenetiche in Via XX Settembre, anche perché l’Unione europea non sembra intenzionata a particolari sconti nei confronti dell’Italia. A Bruxelles, infatti, l’esame dei conti nazionali sarà più attento del solito, considerato che, al di là delle congratulazioni ufficiali e dei sorrisi di circostanza, il nuovo governo italiano è stato presentato in Europa come un rigurgito dell’estrema destra e ogni sua mossa è sotto la lente di ingrandimento. Nei giorni scorsi ha provveduto a mettere le mani avanti il ministro delle finanze tedesco, il liberale Christian Lindner, che in merito a una delle riforme proposte sul Patto di stabilità europeo, cioè la possibilità di rinegoziare il rientro del debito su base bilaterale con la Commissione, ha opposto un secco diniego: «Le regole devono essere applicate da tutti allo stesso modo».Il risultato del Pil migliore delle attese potrebbe portare maggiore solidità all’ipotesi, circolata sin qui, di un deficit italiano posto per il 2023 al 4,5%. Un numero che entrerebbe quindi nella Nadef, delineando il quadro di finanza pubblica per i prossimi anni sulla base di quanto conseguito sin qui dal governo uscente di Mario Draghi. Entro la fine del 2023 l’Unione europea si appresta a ripristinare il quadro integrale del Patto di stabilità e a chiudere definitivamente il cosiddetto temporary framework sugli aiuti di Stato (che è stato rivisto diverse volte dall’inizio della pandemia), per cui la finanziaria del 2023 rappresenta uno snodo cruciale per l’azione del nuovo governo, stretto tra le esigenze di sostegno all’economia, martoriata da tre anni terribili, e alle famiglie, molte delle quali si avvicinano sempre più alla soglia della povertà. Con questi vincoli immediati e futuri, la manovra finanziaria per il 2024 sarebbe di fatto già segnata dalla necessità di un rientro nei parametri che al momento appare pressoché impossibile, o comunque molto, molto dolorosa. Il dato dell’inflazione annuale europea, diffuso ieri, è altrettanto preoccupante: un clamoroso 10,7% a ottobre, in crescita dal 9,9% di settembre. A fare la parte del leone nei rincari, ovviamente, l’energia (+41,9%), ma anche la voce cibo, alcool e tabacco (+13,1%) è molto significativa. Domani, negli Usa, la Fed agirà di nuovo sui tassi di interesse, alzandoli ancora, secondo le anticipazioni, di 0,75% e molto probabilmente darà il via a una operazione di riacquisto di titoli a lunga scadenza con emissione di titoli a più breve scadenza. Una operazione non nuova per la Fed, chiamata «twist» che in questo modo agisce sulla curva dei tassi appiattendola, abbassando quelli più a lunga scadenza.Giorgia Meloni è attesa giovedì a Bruxelles, dove si recherà in visita ufficiale per incontrare i vertici dell’Unione nella sua nuova veste di presidente del Consiglio.