2022-04-07
Vendite e consumi record, lo Champagne diventa nuovo asset per investimenti
Le bottiglie delle grandi maison francesi tornano al centro del mercato e spingono i vini pregiati al primo posto tra i beni di passione, superando le borse di Hermès.Per gentile concessione dell’editore, pubblichiamo integralmente l’articolo «Analisi economica», di Paola Jadeluca, pubblicato sul numero di aprile di Arbiter (10 euro, in edicola). Si tratta di un approfondimento che indaga il mondo delle bollicine francesi, sia per quanto riguarda i volumi di vendita e quelli di consumo, tornati a registrare numeri record, sia per quanto concerne le quotazioni, alle stelle, delle bottiglie più antiche e pregiate.Champagne, nuova frontiera degli investimenti. I banchieri di Wall street stappano bottiglie da 2.000 euro per il ritorno dei bonus, relativi al 2021, di importi che non si vedevano dal 2000 e in questo scenario le bollicine francesi sono tornate al centro del mercato, sia in termini di consumi, sia sul versante delle quotazioni delle bottiglie vintage più pregiate, che hanno raggiunto livelli record. Il Comité Champagne, l’organizzazione interprofessionale con sede a Épernay e che riunisce tutti i viticoltori e tutte le maison di Champagne, ha registrato lo scorso anno spedizioni totali pari a 322 milioni di bottiglie, in aumento del 32% rispetto a un 2020 che però era stato in grande flessione. Dati certi, non stime: il Comité conta le bottiglie in uscita dalle cantine verso il mercato francese e l’export. La domanda, stavolta, ha superato l’offerta. Durante la pandemia, infatti, i produttori di Champagne hanno ridotto il raccolto e a questo si sono aggiunte le gelate: i prezzi sono schizzati in alto. La bollicina francese è un bene di lusso che va male durante le crisi e recupera ai primi segnali di ripresa. La grande novità è che oltre all’impennata dei brindisi, gli Champagne festeggiano il primato tra i passion investment, gli investimenti di passione, sul Liv-ex, il mercato secondario dei fine wine con sede a Londra, movimentato da intenditori e collezionisti. Da gennaio a dicembre dello scorso anno The Champagne 50, l’indice che traccia i vintage fisici delle 12 maison più prestigiose, è stato il best performing del Liv-ex, con un incremento del 40% ha persino superato i Bordeaux e i Borgogna top. E ha surclassato anche gli indici di Borsa. «Un fatto notevole», è il giudizio di Justin Gibbs, co-fondatore del Liv-ex. Una rivoluzione, considerato l’andamento storico del mercato. I fine wine hanno recentemente conquistato il top in un’altra classifica, il Knight Frank luxury investment index (Kflii), che confronta l’andamento nei ricchi portafogli di macchine d’epoca, orologi e gioielli vintage e tutti gli asset di passione: i vini pregiati hanno così scalzato le borse Hermès dal primo posto, ma questo asset è stato tradizionalmente trainato dai grandi rossi francesi, che invecchiano a lungo e si tengono per anni in cantina. Gli Champagne, legati a feste e festeggiamenti, sono sempre stati giudicati un investimento conservativo: sul Liv-ex una rendita sicura ma più bassa della media. Ora tutto è cambiato. Prodotti innovativi e nuove tendenze hanno ribaltato lo scenario, molte maison hanno inaugurato persino gli Champagne che si bevono con il ghiaccio, un tempo considerati un’eresia. «In linea generale si assiste a una crescita di interesse verso i rosé e i pas dosé, che contengono una quantità di zucchero inferiore a tre grammi per litro, ma il trend principale è la ricerca di specificità, è diventato ancora più importante ritrovare all’interno della bottiglia l’identità del prodotto, quello che si chiama l’impronta della maison», spiega Corrado Mapelli, direttore generale di Meregalli, gruppo leader della distribuzione in Italia che quest’anno ha chiuso un bilancio record con incrementi del 22% rispetto al 2019, ovvero l’anno prima della pandemia. Incremento dovuto in particolare proprio a Champagne e spumante. Nel portafoglio di Gruppo Meregalli c’è in prima fila Bollinger, una delle poche grandi maison di famiglia, ancora di proprietà degli eredi dei fondatori. Bollinger è tra le etichette di punta del Liv-ex 50 e, in particolare, Bollinger 2005 grande année è tra i millesimati che hanno trainato le quotazioni dell’indice. Nel portafoglio di Gruppo Meregalli ci sono anche Ayala, Pierre Gimonnet, Bonnaire, Paul Clouet e Apollonis. «Sono cantine di nicchia, di nicchia allargata», commenta Mapelli, «ciascuna con un proprio carattere. Gimonnet, grande interprete dello Chardonnay e mente storica tra i récoltant-manipulant; Paul Clouet, fortemente identificata con il Pinot noir, e Apollonis, sette ettari coltivati principalmente a Pinot Meunier, vitigno d’elezione a Festigny, nella Vallée de la Marne». Il Pinot Meunier, considerato un tempo la cenerentola nel blend storico degli Champagne, sta conquistando terreno. «Si sta affermando con la sua identità in questa fase di grande cambiamento. In questi due anni il consumo è tornato anche dentro le mura domestiche e rispetto al consumo fuori casa sono meno forti i condizionamenti, le indicazioni su cosa e come bere, il consumatore è più libero di scegliere e con solida consapevolezza sui propri gusti». E la voglia di esplorare nuove etichette amplia i confini del mercato, dicono gli esperti del Liv-ex. Il quotidiano finanziario Financial Times si è soffermato proprio sul fenomeno dei cosiddetti grower Champagnes, più artigianali, creati dalle stesse persone che coltivano le uve, i récoltant-manipulateur, appunto, che si sono fatti largo sul mercato grazie ad annate top, come la 2008 e l’eccezionale 2012. Secondo quanto dichiarato da Tom Gearing, ceo della società di investimenti Cult wines, che ha asset in gestione per 300 milioni di sterline (circa 360 milioni di euro), lo Champagne è diventato un asset controcorrente, di copertura, per diversificare il portafoglio, una «regione che si comporta in modo differente dalle altre regioni vitivinicole». Senza contare che è anche più accessibile: molte annate si comprano a una frazione del prezzo dei Borgogna e Bordeaux più costosi. Un fattore che li rende molto attraenti anche per investitori più giovani. Le blue chips restano le grandi maison. Hanno dominato nel 2021 il Liv-ex Champagne 50, oltre a Bollinger, Salon 2002, con quotazioni in crescita dell’80%, arrivate a circa 10.000 sterline per dodici bottiglie; Louis Roederer cristal rosé 2008, schizzato in alto del 60%; Dom Pérignon 2008, su del 46%; Krug 2000, con un incremento di valore del 62%. Un trend che prosegue anche quest’anno. La prima settimana di febbraio, per esempio, Louis Roederer cristal 2014, appena lanciato sul mercato, veniva già scambiato sul Liv-ex a 2.456 sterline (circa 3.000 euro) per 12 bottiglie, mentre l’annata 2008 viaggiava sopra le 5.226 sterline (circa 6.200 euro) per 12 bottiglie. Ma le annate più vecchie restano le più care. A gennaio, Taittinger comte de Champagne blanc de blancs 2008 è stato il top performer della regione, con un incremento del 19,2% e un prezzo di scambio che a gennaio viaggiava sulle 2.360 sterline (circa 2.800 euro) per 12 bottiglie.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)